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Terrorismo: II Rapporto ReaCT2021, i numeri del terrorismo in Europa

Daniele Rocchi

“436 attacchi terroristici, compresi quelli falliti e sventati, sono stati registrati nell’Ue dal 2017 al 2019 (erano 895 nel periodo 2014-2017): il 63% sono attribuiti a gruppi separatisti ed etno-nazionalisti, il 16% a movimenti della sinistra radicale (in aumento), il 2,8% a gruppi di estrema destra (in diminuzione nel 2019; in aumento nel 2020), il 18% sono azioni di matrice jihadista”. Sono alcuni dei numeri che emergono  dal secondo rapporto dell’Osservatorio sul radicalismo e il contrasto al terrorismo (React2021), presentato oggi on line – con il patrocinio del ministero della Difesa – sul sito e sulle pagine social della rivista “Formiche”.  L’Osservatorio ReaCT, tramite il database di Start InSight (Strategic Analysts and Research Team), ha registrato e analizzato tutti gli eventi riconducibili alla violenza jihadista in Europa, dal 2004 a oggi; un lavoro di ricerca e analisi che ha prodotto la seconda edizione del Rapporto, composto da 13 contributi d’analisi che spaziano dalla presentazione dei numeri e profili dei terroristi jihadisti in Europa, alla propaganda online durante l’emergenza del Covid-19, dai temi della radicalizzazione ai foreign fighters, dall’estremismo di destra e i rapporti che intrattiene con quello islamista fino ai legami tra terrorismo e immigrazione e a fenomeni come QAnon.

Terrorismo jihadista europeo all’alba del 2021. “Sebbene gli atti riconducibili al jihadismo siano una parte marginale – spiega nel Rapporto Claudio Bertolotti, Direttore esecutivo – Osservatorio ReaCT – sono però causa di tutte le morti per terrorismo nel 2019 e di 16 uccisioni nel 2020. L’onda lunga del terrorismo in Europa, emerso con il fenomeno Stato islamico a partire dal 2014, ha fatto registrare 146 azioni in nome del jihad dal 2014 al 2020: 188 i terroristi che vi hanno preso parte (59 morti in azione), 406 i deceduti e 2.421 i feriti”. Nel 2020, si legge nel Rapporto, gli eventi sono stati 25, contro i 19 dell’anno precedente e con un raddoppio di azioni di tipo “emulativo”, ossia ispirate da altri precedenti attacchi nei giorni precedenti: “sono il 48% del totale le azioni emulative nel 2020 (erano il 21% l’anno precedente). Il 2020 ha inoltre registrato una progressiva diminuzione di azioni strutturate e coordinate che, con il tempo, hanno ceduto il ‘campo di battaglia’ urbano europeo alle prevalenti azioni individuali, non organizzate, spesso improvvisate e fallimentari”.

Anagrafica dei terroristi. Il 96% dei terroristi sono maschi di età media 26 anni ma nel 2020 si sono registrate anche 3 azioni condotte da donne (12% del totale nel 2020). Nel 2020 sono aumentati i terroristi recidivi: quasi tre terroristi su dieci. “Così come – aggiunge Bertolotti – sono aumentati i terroristi già noti all’intelligence (54% del totale nel 2020) e quelli con precedenti penali. Questi ultimi sono saliti gradualmente: nel 2017 erano il 12%, nel 2018 il 28%, nel 2019 il 23% e nel 2020 il 33%. Si tratta di un’evidenza che rafforza l’ipotesi delle carceri come luogo di potenziale radicalizzazione e adesione al terrorismo”. Il Rapporto conferma, inoltre,

“la pericolosità sociale di soggetti che, a fronte di una condanna detentiva, non abbandonano l’intento violento ma lo posticipano; ciò suggerisce l’aumento della probabilità di azioni terroristiche nei prossimi anni, in concomitanza con la fine della pena dei molti terroristi attualmente detenuti”.

Successo degli attentati. Valutando il successo degli attentati il più importante dei risultati ottenuti dai terroristi, secondo il Rapporto, è il cosiddetto “blocco funzionale” (o stop operativo) spiegato da Bertolotti, come “la capacità di impegnare le forze armate e di sicurezza distraendole dalle normali attività, interrompere o sovraccaricare il servizio sanitario, influire sulla mobilità limitando l’accesso ad aree urbane, rallentando o deviando il traffico urbano, quello aereo e navale, limitare il regolare svolgimento delle attività a danno delle comunità colpite e, più in generale, infliggere danni, diretti e indiretti, indipendentemente dalla presenza di vittime”. A fronte di un successo tattico registrato nel 34% degli attacchi avvenuti dal 2014 a oggi, il terrorismo ha dimostrato di essere efficace ottenendo il “blocco funzionale” in media nell’82% dei casi, per attestarsi al 92% nel 2020: un risultato “impressionante” considerando le scarse risorse dei terroristi.

Propaganda online e emergenza Covid-19.

Il Coronavirus come un “soldato di Allah”:

è la “narrazione aggressiva” della propaganda dello Stato Islamico durante l’emergenza sanitaria legata al Covid-19. L’attività di propaganda in Internet, già mostrata negli attentati di Parigi, Nizza e Vienna, afferma Bertolotti, ha mostrato il virus come “un alleato capace di offrire un’opportunità per colpire gli infedeli, in particolar modo i militari e le Forze di polizia a supporto dell’emergenza sanitaria”.

Altri terrorismi: estrema destra, sinistra radicale e il fenomeno QAnon. Il Rapporto si sofferma anche sulle strategie degli ambienti di estrema destra ed estrema sinistra. “L’estremismo violento di destra – sottolinea il direttore Esecutivo dell’Osservatorio ReaCT – si sta evolvendo verso una dimensione transnazionale, mentre sviluppa una preoccupante relazione simbiotica e una stretta interdipendenza con l’estremismo di matrice islamista. La relazione tra i due fenomeni, che si rafforzano vicendevolmente, rappresenta una nuova minaccia per la sicurezza europea”. Altra minaccia emergente per la democrazia è rappresentata, inoltre, dal fenomeno denominato QAnon, “il movimento cospirazionista, diffuso in più di 70 paesi, che presenta un elevato rischio di radicalizzazione in Europa e che, per questo, necessita di un attento monitoraggio al fine di prevenire il rischio potenziale di azioni violente di stampo terroristico”.