DIOCESI –Sono tante le forme di disagio presenti sul nostro territorio. Una di queste che purtroppo trova generalmente scarso interesse sui media è quella che riguarda i padri separati che, al termine della loro esperienza matrimoniale, si sono trovati in situazioni di difficoltà. Fortunatamente la Caritas Diocesana ha preso in carico questi drammi e ha cercati di affiancare le persone in difficoltà, con un significativo contributo reso possibile grazie all’8xmille alla Chiesa Cattolica.

Spiega infatti Nedo Tiburtini, amministratore economico della Caritas Diocesana: «La Caritas Diocesana in collaborazione con l’ente Santa Gemma, ha ristrutturato la storica sede dell’opera di carità fondata da don Vittorio Massetti, ubicata al Paese Alto, vicino all’episcopio, rendendola una casa d’accoglienza per padri separati. Attualmente sono 7 le persone ospitate, tre italiane e quattro straniere, le quali, dopo un colloquio col direttore della Caritas e con la psicologa, hanno iniziato questa esperienza».

Tiburtini ci spiega come sono stati utilizzati i fondi dell’8×1000: «Questo progetto è stato chiamato “Una casa per te 2” in quanto fa seguito a un analogo progetto biennale che si è concluso nel 2019. Questa esperienza si è resa possibile grazie allo stanziamento da parte del’8×1000 di una somma pari a 120.000 euro, alla quale si sono aggiunti due contributi: quello della Caritas Diocesana per un importo di 10.000 euro e quello di Casa Lella con 9.000 euro».

Il progetto messo in atto costituisce anche un luogo di ricostruzione degli affetti, dopo esperienze che a volte si sono rivelate drammatiche: «La struttura di Santa Gemma serve come punto di appoggio, dove le persone accolte possono trovare una sorta di rifugio sicuro. Questi padri vivono insieme, sostenendosi anche a vicenda, e hanno dei momenti di vita in comune, specialmente a cena, quando condividono la mensa. Questo non può avvenire a pranzo perché molti di loro sono impegnati a lavoro, però la sera, in autonomia, si cucinano e hanno modo di stare insieme e condividere le proprie esperienze».

Assistenza e assistenzialismo non sono però la stessa cosa, come precisa Tiburtini: «Non si tratta di un opera di assistenzialismo, ma di un percorso di reinserimento nel tessuto sociale. Settimanalmente gli ospiti hanno un incontro con una pedagogista che li segue ai quali possono esporre i loro problemi e le loro preoccupazioni. Ma soprattutto la finalità di questi incontri è quella di creare i presupposti perché gli ospiti possano riacquistare la propria autonomia: pochi giorni fa un ospite che da tre anni era inserito in questo percorso ci ha comunicato la bella notizia che ha trovato un’abitazione nella quale poter vivere. Siamo dunque contenti per lui e per il fatto che il percorso intrapreso abbia dato l’esito sperato».

Il progetto “Una casa per te 2” non è l’unica azione di sostegno all’emergenza abitativa. Infatti questa forma di assistenza all’abitazione si va a integrare con altri progetti finanziati grazie all’8×1000: attualmente nella sede della Caritas sono ospitate 13 uomini e 2 donne mentre altre 8 persone trovano appoggio presso la Casa d’Accoglienza a Centobuchi.

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