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Vescovo Bresciani: Le Ceneri ci ricordano di avere uno sguardo verso l’eternità

DIOCESI – Si è svolta ieri pomeriggio, alle ore 18:00, presso la Cattedrale di Santa Maria della Marina, la celebrazione del Mercoledì delle Ceneri con la quale il nostro Vescovo Carlo Bresciani ha dato inizio alla Quaresima.

Queste le parole del Vescovo durante l’omelia: “In questa Quaresima lasciamoci guidare dall’esortazione che il Signore ci ha rivolto nella Parola che abbiamo appena ascoltato: Ritornate a me! ‘Ritornare’ significa ripensare, modificare, almeno un po’, il nostro cammino, perché non siamo ancora così vicino a Dio come pensiamo. Per fare questo bisogna mettersi davanti a Dio, non davanti al giudizio dell’uomo. Il Vangelo di oggi, infatti, ci dice che non dobbiamo preoccuparci del giudizio degli uomini, bensì del giudizio di Dio, perché è l’unico che conta per noi, è un giudizio che ci libera da tante schiavitù, da tutte le preoccupazioni inutili che rischiano di opprimere la nostra vita, che ci tolgono il respiro e che ci fanno intraprendere strade che non sono quelle di Dio.

Quale strada dunque possiamo percorrere? Possiamo rispondere positivamente a questo a questa domanda che ci accompagnerà durante la Quaresima se prendiamo spunto dal messaggio del Papa che ci dice che il nostro cammino è quello di ravvivare la Fede, la Speranza e la Carità, le tre virtù teologali che alimentano in noi questa vicinanza a Dio. Ma come si fa a ravvivare la fede? La ravviviamo attraverso tutte quelle forme di preghiera che possiamo fare, una preghiera che significa innanzitutto mettersi in ascolto di Dio, ma che significa anche poi invocare lo Spirito Santo per capire cosa Dio sta dicendo a ciascuno di noi. Perché allora non ascoltare di più la Parola di Dio anche in questo momento di restrizioni dovute alla pandemia? In questo periodo, proprio per ravvivare la Fede, non potremo forse ascoltare la Parola di Dio ogni giorno? Ovviamente possiamo farlo sia tramite le letture della liturgia sia prendendo in mano un Vangelo – che sicuramente sarà in tutte le nostre famiglie – e magari leggerne un pezzo e domandarsi che cosa questa parola dice alla mia vita. Questo significa ravvivare la Fede, significa mettersi davanti a Dio e lasciare che Dio parli a noi, liberare il nostro cuore da tutte le paturnie che ci sono dentro. Questo modo di ravvivare la Fede è nella possibilità di tutti perché Dio parla a tutti e parla al cuore. Per questo motivo ci viene detto di lacerare il nostro cuore, non nel senso di distruggerlo, ma di lacerare la corazza che ci siamo messi intorno pensando di difenderlo e con cui, invece, invece lo soffochiamo.

Per comprendere come ravvivare la speranza, pensiamo al rito dell’imposizione delle ceneri. La frase che diciamo durante l’imposizione (‘Ricordati che sei polvere e polvere tornerai), io non la collego a qualcosa di cupo, bensì ad un discorso di speranza, perché ci riporta ad una domanda fondamentale: In cosa noi riponiamo speranza? Nelle ceneri, cioè in cose che sono destinate a perire, quindi tutta la realtà materiale di cui certamente noi siamo fruitori? Se la nostra speranza venisse riposta solo in ciò che è destinato a perire, essa avrebbe un respiro troppo corto e non avrebbe un respiro di eternità. Quando, infatti, riponiamo la speranza in queste cose materiali, ci ritroviamo sempre poveri e non abbiamo più tempo per Dio. Gesù ce lo ricorda anche nel Vangelo: siamo sempre occupati, abbiamo sempre qualcosa da fare e non abbiamo tempo per Gesù e per nessuno. Quindi il gesto che facciamo non è un gesto cupo o depressivo, bensì è un rito di speranza che significa: Ricorda che la tua speranza non va riposta nelle ceneri, ma in Dio che è vita. Se noi lo vediamo così, allora ci rendiamo conto che questo gesto è importantissimo, perché ci rimanda a quel Dio che viene incontro a noi, a quel Dio che dà vita a ciascuno di noi. Ricordati che non puoi mettere la tua speranza nella polvere, puoi mettere la tua speranza soltanto in Dio, quel Dio che dà vita alla polvere, una vita che non avrà mai fine.

Infine dobbiamo ravvivare la carità, come ci viene detto anche nel Vangelo, in cui si parla dell’elemosina. Per quanto riguarda la carità, non deve essere vista soltanto come quella attenzione verso chi è nel bisogno, non è quindi dare solo qualche spicciolo. Ravvivare la carità significa uscire da quel pensare solo a noi, da quella chiusura su noi stessi, dall’essere ripiegati su se stessi, dal fare le cose solo per i propri interessi dal pensare che prima ci sono sempre io e poi vengono gli altri. Questa carità ha un’estensione grande in famiglia, nei nostri rapporti umani ed investe lo stile di quello che facciamo e anche di quello che diciamo, ha quindi un’estensione nei nostri rapporti umani. L’elemosina è dare qualcosa di mio per il bene dell’altro ed è quello che fa Dio. È la carità di Dio che dona se stesso per il nostro bene Quindi ritornare a lui significa esattamente imparare da lui quale sia il luogo bello e buono per costruire la nostra vita insieme. Questo, dunque, è un tornare al Signore che cambia la nostra vita, rendendola bella.

È vero quindi che la Quaresima è un cammino penitenziale, ma in realtà è un cammino di rinascita. Il cristiano non fa penitenza solo per il gusto di farla: sarebbe la cosa più sciocca di questo mondo! Il cristiano fa penitenza perché rinasca a vita nuova, non per mortificare la vita. È chiaro quindi che, per rinascere, è necessaria una potatura, ma non con la finalità di distruggere la pianta, bensì con l’intento di rivitalizzare la pianta e ridarle vigore affinché porti frutto. È questo il cammino che Gesù suggerisce a noi, se è possibile a tutti noi, a chiunque di noi. Iniziamo, quindi, questo cammino per giungere a quella esplosione di vita della Pasqua perché il Signore ci conceda di arrivarci con un cuore rinnovato.”

Subito dopo l’omelia, il Vescovo Carlo ha proceduto alla consueta imposizione delle ceneri sul capo dei fedeli che, per rispetto delle norme anticovid, è avvenuta dal posto, senza effettuare la processione.