Di Don Gianni Croci

DIOCESI – Anche la nostra Chiesa vuole vivere il cammino verso la Pasqua, in questo tempo ancora segnato dalla pandemia, sollecitata dalle parole del vescovo, Mons Carlo Bresciani, che così scrive nella lettera pastorale dal titolo “Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese”: “Abbiamo bisogno di discernimento ed è lo Spirito che ci guida a discernere come vivere e cosa dobbiamo fare adesso, qual è la strada giusta e quale è quella sbagliata, quali piccole e grandi decisioni nella nostra vita personali e di comunità dobbiamo prendere. Se noi chiediamo luce allo Spirito Santo, Lui ci aiuterà a discernere le vere decisioni, quelle piccole di ogni giorno e quelle più grandi, quelle personali e quelle di Chiesa”.

In ascolto dei segni dei tempi e delle proposte della Chiesa, ci è sembrato che l’esperienza pandemica abbia evidenziato innanzitutto l’importanza del prendersi cura gli uni degli altri e ciò richiede un cammino comune, a livello ecclesiale e sociale, come ci è stato ricordato nell’enciclica “Fratelli tutti”, in quanto siamo sulla stessa barca e “nessuno si salva da solo”. Inoltre l’impossibilità, per tanto tempo e in tanti casi, di incontrarsi in presenza, ha evidenziato  la necessità di rendere più protagoniste le nostre famiglie, così come sono, con le tante risorse, ma anche con le molte fatiche. Come da tanto tempo si dice, devono passare dall’essere oggetto all’essere soggetto di pastorale. Un’esigenza sempre più avvertita dai parroci e dagli educatori, impossibilitati a portare avanti il cammino di iniziazione cristiana, ad incontrarsi in gruppo in presenza. 

L’attenzione alla famiglia nasce anche dal fatto che il prossimo 19 marzo 2021, a cinque anni dalla pubblicazione dell’esortazione apostolica sulla bellezza e la gioia dell’amore familiare, Papa Francesco ha voluto l’Anno della “Famiglia Amoris Laetitia”, che si concluderà il 26 giugno 2022. Infine ci è sembrato bello accogliere la proposta, fatta sempre da papa Francesco, con  la lettera “Con cuore di Padre”, di uno speciale “Anno di San Giuseppe”, per non dimenticare,  “in mezzo alla crisi che ci sta colpendo, che «le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni – solitamente dimenticate – che non compaiono nei titoli dei giornali e delle riviste né nelle grandi passerelle dell’ultimo show ma, senza dubbio, stanno scrivendo oggi gli avvenimenti decisivi della nostra storia” (Patris Corde).

Mentre nella società e, purtroppo a volte anche nella Chiesa, si va ancora alla ricerca di protagonismo, di occupare i primi posti, di mettersi in mostra,  la figura di San Giuseppe ripropone uno stile di vita umile e  discreto, quello che dovrebbe caratterizzare ogni cristiano, che porta semplicemente ad alzarsi e “prendere con sé l’altro”, specie chi è piccolo e indifeso come il bambino, la donna, l’immigrato, lo ‘scartato’ di turno: “Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera. Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti». Tutti possono trovare in San Giuseppe, l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta, un intercessore, un sostegno e una guida nei momenti di difficoltà. San Giuseppe ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza” (Patris Corde).

Partendo da questi presupposti ci è sembrato opportuno mettere al centro del cammino quaresimale la cultura della cura, mettendo da parte la psedo-cultura dello scontro, dell’indifferenza e dello scarto. Da qui la scelta dello slogan “Alzati, prendi con te…”, parole che il Signore dice a Giuseppe, lo sposo di Maria, ma in fondo dette anche a noi, figli dell’unico Padre chiamati ad una fraternità universale, che implica il mettere in atto gesti concreti di attenzione e di carità, senza escludere o allontanare nessuno. A tal proposito ci è sembrato opportuno riprendere, per ogni settimana di quaresima, parole che ben si collegano alle letture bibliche proposte nella liturgia domenicale e che hanno caratterizzato la vita di quest’uomo giusto: la tenerezza, l’obbedienza, il coraggio creativo, l’accoglienza, il dono di sé.

Non potendo sempre fare gli incontri in presenza, ci è sembrato opportuno valorizzare anche gli strumenti digitali che, in questo periodo di distanziamento, sono stati molto di aiuto, specie per quanto riguarda il contatto con i ragazzi che frequentavano gli incontri di catechesi ed i loro genitori. Per questo motivo sono state preparate dai diversi uffici pastorali delle schede che possono essere utilizzate personalmente, in famiglia o in gruppo. Sono state pensate per le famiglie (pastorale familiare); per i ragazzi (6/11 anni, da utilizzare in famiglia con i genitori e in parrocchia con gli educatori) e per gli adolescenti (12/14nni) (ufficio annuncio e catechesi); per il mondo della scuola (pastorale scolastica e IRC); per l’animazione della liturgia domenicale (ufficio liturgico); per l’impegno nel mondo (pastorale della fragilità). In modo particolare per la catechesi dei più piccoli sono state pensate per un momento vissuto  con i papà e le mamme e poi in presenza oppure on line con gli educatori. Nel preparare le schede si è avuto un’attenzione particolare a due situazioni che caratterizzano il tempo che stiamo vivendo, quella della mancanza del lavoro e delle conseguenti difficoltà economiche che vivono tante persone e quella dell’accoglienza degli immigrati, in modo particolare  di tutta la gente bloccata sulla rotta balcanica.

Chiaramente, come ogni sussidio, contiene delle proposte che ogni comunità è chiamata a vagliare con il proprio consiglio pastorale, utilizzando tutta la creatività necessaria. Ad esempio sarebbe interessante, non potendo vedere gli adulti (anche i singol!), che solitamente sono liberi dopo cena, proporre un incontro on line, potrebbe essere “il tempo della tisana”, per un momento di  riflessione attorno alla parola di Dio, a partire dalle cinque tematiche proposte, per poi condividere le proprie esperienze.

I tempi che viviamo richiedono nuovi stili. Quanto è stato fatto finora non è certamente da buttare via, ma forse è necessaria, in questo mondo che cambia, una particolare attenzione alla  realtà e all’uomo contemporaneo, ai suoi linguaggi e alle sue domande. Per questo motivo l’obiettivo che gli uffici pastorali si sono proposti è quello di proporre una riflessione, più che fermarsi sulla dimensione dottrinale o morale, al fine di sviluppare un dibattito pedagogico, empatico, magari a partire da un particolare generale letterario, che può essere il racconto, la storia, la parabola, oppure da un’immagine visiva, per poi mettere in comune la propria riflessione senza controbattere o giudicare l’altro. Nel redigere il materiale poi si è cercato di tener conto della leggerezza, della semplicità e della profondità e l’uso di linguaggi diversi come quello della pittura, della fotografia, della poesia, della musica. Circa l’importanza dell’uso di vari linguaggi si è pensato per l’anno della “Famiglia Amoris laetitia” di mettere in ogni Chiesa un ‘totem’ che riporta il quadro della Sacra Famiglia che si trova nella Chiesa di San Giuseppe a S. Benedetto, opera di Armando Marchegiani  (San Benedetto del Tronto 1902 – Roma 1987), pittore di maggiore spicco al quale San Benedetto abbia dato i natali, non soltanto per la sua biografia ricca di mostre, opere e riconoscimenti importanti, quanto per aver saputo interpretare, della città e del suo mondo, la struggente malìa del paesaggio, specie delle marine, l’antica bellezza della gente di mare.

Il vescovo Carlo nell’introdurre il sussidio ha scritto: “Il tempo di pandemia, che stiamo attraversando e che ci impone molte privazioni e tante preoccupazioni, ci sollecita a verificare in chi poniamo la nostra fiducia e la nostra speranza. Siamo costretti a fare digiuno di molte cose e ci costa non poco. Esperimentiamo quanto siamo fragili se poniamo la nostra fiducia solo in noi stessi e non in quella vita che il Risorto ha promesso a coloro che accettano di seguirlo. Solo in lui la nostra speranza trova sicuro fondamento e ci permette di superare ogni scoraggiamento in cui potremmo cadere nelle situazioni difficili e dolorose che incontriamo nella vita e che oggi la pandemia sta provocando in tutti noi”.

Quanto è stato pensato e proposto ha come obiettivo proprio quello di riporre la fiducia e la speranza nel Signore, mettendoci in ascolto della sua Parola, ma anche di vivere, con le modalità che ci sono possibile, non ultime quelle che permettono i social, di vivere la dimensione comunitaria dell’essere Chiesa, limitando il distanziamento a quello fisico, non quello sociale, perché senza relazioni non si vive!

Possono aiutarci, anche a livello pastorale, ad avviare dei processi le parole che papa Francesco scrive al numero 4 della lettera Patris Corde: “Come Dio ha detto al nostro Santo: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere» (Mt 1,20), sembra ripetere anche a noi: “Non abbiate paura!”. Occorre deporre la rabbia e la delusione e fare spazio, senza alcuna rassegnazione mondana ma con fortezza piena di speranza, a ciò che non abbiamo scelto eppure esiste. Accogliere così la vita ci introduce a un significato nascosto. La vita di ciascuno di noi può ripartire miracolosamente, se troviamo il coraggio di viverla secondo ciò che ci indica il Vangelo. E non importa se ormai tutto sembra aver preso una piega sbagliata e se alcune cose ormai sono irreversibili. Dio può far germogliare fiori tra le rocce. Anche se il nostro cuore ci rimprovera qualcosa, Egli «è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa» (1 Gv 3,20)”.

Scarica il materiale

INTRODUZIONE AL SUSSIDIO IN WORD

Schede per i ragazzi (8-11 anni) in word

Schede adolescenti 12-14 anni in word

Schede per i giovanissimi e giovani in word

Schede per il mondo della scuola in word

Schede per le famiglie in word

Schede per la testimonianza in word

Schede per l’animazione della liturgia domenicale

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