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Sorelle Clarisse: “’C’è una Parola che vuole parlare attraverso la nostra esistenza!”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

«In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, a Cafarnao, insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi».

Comincia così il vangelo di questa domenica e l’evangelista Marco, in soli due versetti utilizza ben tre volte i termini “insegnava” e “insegnamento”.

…che cosa sta insegnando Gesù? Cosa dice di così particolare, nuovo, interessante da suscitare lo stupore di tutti i presenti?

Purtroppo Marco non soddisfa la nostra curiosità. Egli, infatti, non si sofferma sui contenuti del suo insegnamento ma sul “come” Gesù insegnava.

«…insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi»: questa autorità stupiva!!

Le persone che attorniano Gesù percepiscono qualcosa che non corrisponde al potere, al sapere abituale degli scribi. Una novità che non riguarda semplicemente qualcosa di nuovo che viene detto, qualcosa ascoltato per la prima volta e mai sentito altrove.

Gesù, poi, non ha studiato in una scuola teologica del tempo, non è figlio di sacerdoti, non ha incarichi, ruoli ufficiali, non ha alcuna consacrazione religiosa…eppure stupisce tutti perché parla con autorità, cioè con autorevolezza, che è la capacità di essere ascoltati perché credibili. Una autorevolezza che fa dire a noi che ascoltiamo: credo in ciò che questa persona mi sta dicendo perché lui stesso ci crede, perché lui stesso vive ciò che proclama, perché non sta interpretando una parte, non sta incarnando un mestiere.

Non basta dire delle cose giuste per essere autorevoli. Sicuramente gli scribi sono ben istruiti e non sbagliano una parola nelle loro dissertazioni sulla Torah, sulla Legge di Dio.

Ma l’autorevolezza viene dal fatto che ciò che Gesù sta dicendo, non lo dice solo a parole ma con gli occhi, con il cuore, con le mani, con la mente…con tutta la sua vita.

E’ questa forza, questa energia, questa potenza, questo slancio che impressiona la gente.

Nella Parola di Gesù si avverte la presenza della novità di Dio, una novità che senti che ti rigenera, ti rinnova, una Parola sorprendente, inaspettata, che ha in sé la sua forza, una Parola chiara e trasparente che non ha bisogno di altri argomenti che la rafforzino dall’esterno.

Una Parola ed un insegnamento che non ti lasciano come e dove sei… per questo, leggiamo nel Vangelo, un uomo presente nella sinagoga e posseduto da uno spirito impuro «cominciò a gridare dicendo: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? io so chi tu sei: il Santo di Dio”». La Parola e l’insegnamento di Gesù ci fanno gridare perché mettono a nudo quello che veramente siamo, nel bene e nel male, nel buono e nel meno buono. Una Parola che riconosciamo per quel che veramente è, proprio perché autorevole, ma che, a volte, ci troviamo a sfidare, a mettere alla prova, a respingere nel tentativo di preservare il nostro piccolo spazio in cui ci sentiamo apparentemente liberi e realizzati.

Lasciamoci interrogare dalla Parola e dalla autorevolezza con cui Gesù la testimonia, perché anche noi siamo chiamati a darle voce, a farla vibrare nei cuori, negli animi, a far sì che porti vita, verità, consolazione, speranza. Non vogliamo insegnare niente a nessuno, non vogliamo condurre alcuna crociata in difesa della fede, non cerchiamo pulpiti da cui proclamare formule imparate a memoria: c’è una Parola che vuole parlare attraverso la nostra esistenza…è questa l’autorevolezza che il Signore chiede a ciascuno di noi!