Andrea Casavecchia

Iniziano ad apparire dei segnali di insofferenza tra i giovani. Alcuni sono emersi con le “civili” manifestazioni degli studenti delle scuole superiori per protestare nei confronti della decisione di proseguire le lezioni con la didattica a distanza. Gli alunni hanno protestato per la mancata riapertura – promessa dal Governo – al termine delle festività natalizie.
Altri segnali, ben più gravi, si colgono negli episodi violenti che iniziano ad affacciarsi in questi ultimi mesi. L’ultimo della serie ha visto protagonista un gruppo di adolescenti del varesotto che si sono dati appuntamento in una piazza per poi scontrarsi tra loro.
I due momenti, entrambi organizzati sui social, sono evidentemente molto diversi: il primo cerca un’interlocuzione e un dialogo con il mondo adulto per trovare una soluzione condivisa sulla frequenza scolastica in sicurezza. Il secondo, invece, esprime la ricerca di uno sfogo, di un confronto rabbioso tra pari, fornisce la misura di una profonda inquietudine.
C’è però un filo trasparente che lega entrambi i fatti: è il bisogno di ritrovare l’incontro con gli altri. In modo più evidente nel primo che chiede di riaprire le scuole per tornare a vivere insieme un ambiente e in modo nascosto nel secondo che esplode nell’aggressività non canalizzata.
Mancano i dialoghi nei corridoi della scuola, le chiacchiere davanti all’entrata, le pause in comune ai cambi dell’ora, e la ricerca di nuove amicizie nei momenti della ricreazione. I giovani sono stati privati anche della palestra e dello sport – se non quello agonistico – momenti per tenersi in forma, per imparare la sana competizione, ma anche per sfogarsi. Il coprifuoco limita le passeggiate di gruppo nei centri commerciali, gli appuntamenti davanti a un locale. Il divieto di assembramenti è un forte limite per un adolescente. Tutte queste privazioni lasciano i ragazzi senza spazi e tempi, dai quali prendeva forza il gruppo dei pari.
In questo periodo di distanziamento che rende difficile la prossimità, ci accorgiamo di quanto siano importanti alcuni non luoghi per gli adolescenti. Lì dove gli adulti non ci sono, hanno la possibilità di sperimentare il loro mondo, di applicare regole senza controlli, di provare le novità e anche di trasgredire per capire i loro limiti.
Occorre comprendere e considerare che in questo momento i nostri ragazzi stanno vivendo senza quelle relazioni simmetriche che alimentano la loro crescita nella socialità. Speriamo si riuscirà a rimarginare questa ferita.

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