La crisi umanitaria in Yemen potrebbe aggravarsi nelle prossime settimane, mettendo migliaia di bambini a ulteriore rischio di fame e malattie, dopo che il governo degli Stati Uniti ha annunciato la sua decisione di designare nella lista delle organizzazioni terroristiche i gruppi che fanno capo ad Ansar Allah, che sono anche le autorità de facto nello Yemen settentrionale. “Questa decisione potrebbe minacciare direttamente la fornitura di cibo, carburante e medicinali salvavita in Yemen, aggiungendo ostacoli alla risposta umanitaria e ostacolando gli sforzi per porre fine al conflitto, in un momento in cui – secondo i dati – milioni di persone nel Paese sono sempre più vicine alla carestia”. Questa la posizione espressa da Save the Children. “Gli attori umanitari da settimane avvertono che le conseguenze di questa decisione potrebbero essere catastrofiche per moltissimi bambini e per le loro famiglie che in Yemen sopravvivono a malapena”, spiega Janti Soeripto, presidente e Ceo di Save the Children. “Se da un lato accogliamo con favore la decisione degli Stati Uniti di escludere dalle sanzioni alcune azioni umanitarie e alcuni beni commerciali critici come cibo e medicine – afferma -, deve immediatamente essere chiarito come funzioneranno nella pratica queste esenzioni. E nonostante queste esenzioni, è necessario sottolineare che queste sanzioni potrebbero ancora creare gravi interruzioni per l’economia dello Yemen, che è già prossima al collasso, mettendo in pericolo molte famiglie vulnerabili”. Molti temono che le imprese, come le banche e chi si occupa di spedizioni, eviteranno di lavorare in Yemen per paura di violare la legge degli Stati Uniti, con conseguente carenza diffusa di cibo, carburante e medicinali essenziali. Questa designazione arriva in un momento particolarmente allarmante della crisi in Yemen. Recenti dati pubblicati il mese scorso hanno mostrato che quasi 50.000 persone potrebbero presto trovarsi in “condizioni di carestia” in tutto lo Yemen. I dati mostrano anche che più di 20.000 bambini sono già a rischio fame all’inizio del 2021, anche senza la designazione da parte degli Usa.

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