La vecchia chiesa della Marina, demolita a fine Ottocento

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Duecento anni tondi tondi. Oggi è un “compleanno” importante per la parrocchia Santa Maria della Marina, arrivata a toccare il traguardo dei due secoli. Peccato, che questa ricorrenza casa in un momento molto difficile per l’intera umanità, con la pandemia che costringe ad annullare eventi su eventi, anche di carattere religioso. Le celebrazioni pensate per celebrare questo bicentenario, purtroppo, non fanno eccezione. «Preferiamo rimandare tutto alla prossima Festa della Madonna della Marina», ha detto il parroco, Don Patrizio Spina, dando così appuntamento a luglio 2021.

Ma il Coronavirus non potrà cancellare la storia. Per ripercorrerla, ci siamo fatti aiutare da Giuseppe Merlini. L’archivista municipale ci guida alle origini della parrocchia: «Con Breve Pontificio – particolare documento del Sommo Pontefice, ndr – di Papa Pio VII del 27 novembre 1820, dato in Roma dalla Basilica di Santa Maria Maggiore, la seicentesca chiesa della Madonna della Marina veniva elevata a parrocchia. All’epoca, la chiesetta di patronato comunale, sorgeva in piazza della Madonna o Piazza del Mercato, oggi Piazza Cesare Battisti, pressappoco all’altezza dell’imbocco di via Crispi ma venne demolita a seguito dello straripamento dell’Albula del 1898».

Lo storico Merlini chiarisce subito che la nascita di questa nuova comunità è dovuta, in particolare, ad una persona: «Finalmente le insistenze di Gioacchino Pizzi, proto-parroco della Marina, scongiurarono definitivamente la possibilità di elevare a collegiata la chiesa di San Benedetto martire al “Paese Alto”. Era importante per padre Pizzi che la popolazione al di sotto della strada Lauretana (cioè l’attuale Statale 16), vertiginosamente aumentata tra il XVIII e XIX sec., avesse finalmente una parrocchia indipendente dalla Chiesa matrice del vecchio incasato».

Ma chi era Padre Pizzi? «Gioacchino Maria Timoteo – risponde Merlini – figlio del notaio ripano Girolamo Pizzi e di Elisabetta Polidori originaria di Massignano nasce a Ripatransone (battezzato al Duomo) il 24 gennaio 1772. Seminarista dapprima a Ripatransone poi a Roma, apparteneva all’ordine dei Chierici regolari minori. Resse più parrocchie: Anagni, Albano, Roma, San Ginesio, Camerino, Urbania per arrivare, infine, al “Paese Alto” di San Benedetto coadiuvando, assieme ad altri sacerdoti, Don Carlo Gregorio Vallorani. Prende ufficialmente possesso della parrocchia della Marina il 23 aprile del 1821 anche se la separazione formale dei due territori parrocchiali risaliva al 7 dicembre precedente infatti aveva già iniziato ad annotare nei libri parrocchiali gli esiti della somministrazione dei sacramenti: l’unzione degli Infermi a Maria moglie di Tommaso Castelli del Porto di Fermo passata a miglior vita il 10 febbraio e a Taddeo Merlini morto il 16; il matrimonio tra Giuseppe Massetti e Anna Rosa Palestini il 6 aprile, quindi i battesimi di Pasquale Zazzetta, Pasquale Sciarra e Clementina Spina. Appena parroco iniziarono subito i dissapori con l’Amministrazione comunale proprietaria dell’edificio per via dei lavori che egli stesso voleva effettuare alla vecchia chiesa in attesa della costruzione di un nuovo e più ampio tempio come stabilito nel breve Pontificio di elevazione della parrocchia».

L’archivista municipale evidenzia poi come l’opera meritoria di Padre Pizzi non si sia fermata alla sola parrocchia: «Pensò anche al trasferimento dell’ospedale de’ poveri che da sempre esisteva dentro il Castello: lasciò infatti tutti i suoi averi per l’erezione dell’ospedale “Madonna del Soccorso” come da testamento del notaio Luigi Maria Neroni di Acquaviva anche se non poté vederlo realizzato perché morì il 26 novembre del 1837. Dovrebbe risalire a questo periodo il detto sambenedettese “L’uspedale revèste la cchisce!”: i materiali necessari per l’erezione dell’ospedale anziché raggiungere quel cantiere si fermavano un po’ prima perché frequentemente presi ed utilizzati a favore dell’erigenda chiesa nuova e così né l’uno né l’altro edificio si videro compiuti in breve tempo».

Dopo la morte di Padre Pizzi prese le redini della parrocchia dapprima, quale parroco-economo, Don Gaetano dei conti Fedeli di Ripatransone e poi Padre Vincenzo Maria Michettoni, dell’ordine dei Filippini. «Quest’ultimo – ci svela ancora l’esperto di storia locale – era un erudito studioso di Benedetto, il nostro patrono e del suo martirio. Sarà proprio Padre Michettoni, pure lui ripano, che da un paio di cimiteri romani fece arrivare in parrocchia le reliquie dei santi Illuminato ed Urbica ed è indicativo come da quell’anno molti nascituri sambenedettesi iniziassero ad essere battezzati con questi nomi».

Il busto di Don Gioacchino Pizzi

Le vicende storiche della Marina si legano poi indissolubilmente al nome di un altro parroco: «Si deve alla tenacia di Don Francesco Sciocchetti se molto tempo dopo le prime ed espresse volontà il 5 aprile 1908 veniva inaugurata la nuova chiesa della Marina. Nel 1911 in occasione della revisione della toponomastica cittadina per i 50 anni dall’Unità d’Italia il nome di Gioacchino Pizzi è stato dato a quella strada che fino ad allora veniva chiamata “via della Chiesa nuova”. Di padre Pizzi conosciamo il volto grazie ad un busto che, oggi rinnovato, si trova nell’atrio di ingresso dell’ospedale Madonna del Soccorso, ma risulta irreperibile la lapide che almeno fino ad una trentina di anni fa era stata avvistata tra le scuole Sacconi e l’ospedale vecchio. Le sue ossa, che fino al 1898 erano conservate nella vecchia chiesa della Marina, oggi sono in uno spoglio, alquanto ignorato ai più, loculo del civico cimitero sperando che prima o poi possano trovare ospitalità presso la nuova chiesa della Madonna della marina come auspicato già negli anni ‘70 dallo storico Liburdi e poi, più volte, dal prof. Ugo Marinangeli».

 La lapide commemorativa (attualmente irreperibile) di Padre Pizzi

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