Due iniziative a sostegno delle comunità cristiane di Siria e Nigeria afflitte da povertà, Covid-19 e terrorismo islamico: a metterle in campo, in vista del Natale 2020 è Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). Siria e Nigeria, si legge in un comunicato diffuso oggi, “due nazioni-simbolo delle gravi difficoltà fronteggiate dalle comunità cristiane quando persecuzione e conflitti armati ostacolano la fede”. A lanciare l’appello ad Acs due presuli, mons. Joseph Tobji, arcivescovo maronita di Aleppo, e mons. Oliver Dashe Doeme, vescovo di Maiduguri. “La Siria – commenta mons. Tobji – ha riempito per anni i titoli dei telegiornali internazionali. Ora che il conflitto armato si è ridotto restano solo le macerie, umane e materiali”, mentre “si è fortificata la guerra economica per mezzo delle sanzioni che opprimono la popolazione intera, mentre l’attenzione dei media inesorabilmente si riduce. Ciò tuttavia aumenta la sofferenza della stessa popolazione, anzitutto quella della piccola minoranza cristiana. Ad Aleppo, in particolare, migliaia di famiglie sono allo stremo e la Chiesa locale ha deciso di lanciare il proprio grido di aiuto”. Acs ha varato una raccolta fondi per finanziare un progetto attraverso il quale 6.190 famiglie cristiane aleppine riceveranno aiuti di emergenza, anzitutto cibo e farmaci.
Dalla Nigeria mons. Dashe Doeme ricorda che, “accanto alle violenze ai danni dei cristiani perpetrate dalla formazione terroristica Boko Haram, si intensificano quelle degli estremisti islamici presenti tra i mandriani di etnia fulani. Le istituzioni non garantiscono la pubblica sicurezza e chi ne fa le spese sono i membri delle comunità più pacifiche e vulnerabili, anzitutto le donne e i bambini”. Il vescovo, consapevole del dolore individuale e sociale causato dalla diffusa violenza, ha disposto una adeguata formazione dei sacerdoti per il sostegno dei fedeli traumatizzati, soprattutto delle circa 8.000 vedove e degli oltre 17.000 orfani. Acs, con la raccolta fondi natalizia, intende finanziare la costruzione di un Centro che consenta alle tante donne vittime di ignobili soprusi e violenze e alle innumerevoli vedove di essere adeguatamente assistite da un team di esperti. Il Centro, con sede a Maiduguri, consentirà di seguire 150 donne l’anno.

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