L’America Centrale ha assistito tra martedì e ieri al passaggio della seconda tempesta tropicale in due settimane. Dopo Eta, la tempesta Iota si è abbattuta sulle coste del Nicaragua, ha attraversato l’intero Honduras e, perdendo via via intensità rispetto all’iniziale “livello 5” (il più alto), ha infine interessato l’El Salvador. Al momento gli effetti della tempesta sono pesanti, ma non devastanti come si temeva: in tutto 14 morti, 10 dei quali in Nicaragua, due nell’arcipelago colombiano di San Andrés e Providencia (le isole si trovano all’altezza della costa del Nicaragua e qui il ciclone si è abbattuto con tutta la sua forza), uno in El Salvador e uno a Panama.
In Honduras non si registrano al momento vittime, ma la tempesta si è aggiunta agli effetti del ciclone Eta, che ha colpito ben 2 milioni e 900mila persone, che hanno subito forti danni alle loro case o alle loro attività produttive, come informa la Caritas. Soprattutto nella valle di Sula i fiumi sono nuovamente straripati, in particolare il rio Ulúa. È tornata sott’acqua la città di Lima, ma anche vari settori del capoluogo, San Pedro Sula, seconda città del Paese.
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Altra città particolarmente colpita è El Progreso, nel dipartimento di Yoro, rimasta isolata.
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Caritas Honduras, come informa il direttore esecutivo Wilfredo Cervantes, in contatto con il Sir, ha attivato tutti i protocolli di risposta ed è in contatto con le équipe diocesane e con i vari attori istituzionali, per quantificare le persone colpite e i danni subiti e poter così intervenire, come del resto è stato fatto pochi giorni fa.
Intanto, dall’arcipelago colombiano di San Andrés, Providencia e Santa Catalina, il vicario apostolico, mons. Jaime Uriel Sanabria Arias, ha lanciato un appello urgente attraverso un video chiedendo aiuto solidale per le famiglie che hanno perso tutto, spiegando che dal Banco Alimentare del vicariato vengono forniti aiuti, ma che sarà necessario un maggiore sostegno.

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