DIOCESI – Negli ultimi giorni di ottobre padre Gabriele Lupi, Vicario Foraneo della Vicaria “Beata Maria Assunta Pallotta” è stato contagiato dsl covid. Padre Gabriele ha gentilmente accettato di raccontare alla nostra testata la sua disavventura:  «Mi sono sentito male e ho avvertito i sintomi influenzali e poi sono seguite altre avvisaglie. Dopo tre giorni ho effettuato il tampone e sono risultato positivo. In seguito il due novembre ho fatto anche il tampone molecolare che ha confermato la positività». 

Come è noto, l’infezione da coronavirus ha conseguenze diverse da persona a persona. Molti soggetti, pur risultando positivi non manifestano sintomi evidenti. Ma non è questo il caso di Padre Gabriele per il quale imbattersi nel coronavirus non è stato una passeggiata: 

«È iniziato un momento piuttosto difficile perché la febbre non si abbassava e sono peggiorato. Pertanto ho dovuto fare ricorso alle cure del Pronto Soccorso di Ascoli Piceno dove mi sono sottoposto ad alcuni accertamenti. Il personale medico ha deciso di farmi proseguire la terapia a casa. L’antibiotico che mi è stato prescritto è stato molto efficace e ho superato il momento più brutto: rimangono i postumi della malattia, ovvero molta debolezza e un po’ di tosse».

Ma padre Gabriele non è stato l’unico della sua comunità a fare i conti col temuto virus: «In questi giorni tutta la nostra comunità è stata toccata dal covid: su 12 frati presenti nel nostro convento in 10 siamo risultati positivi, alcuni in modo asintomatico, altri in forma lieve. Due confratelli sono avanti con gli anni, non hanno avuto febbre, ma spossatezza».

Analoga sorte è toccata alla cuoca: «Anche la nostra cuoca è risultata positiva e così ci ha aiutato un ristorante che ci ha portato da mangiare in questi giorni». Padre Gabriele sta uscendo gradualmente da questa esperienza, ma non sono mancati momento di paura e di difficoltà come ammette il religioso: «Questa malattia mette in crisi, viene tanta paura e si sperimenta l’impotenza nella consapevolezza che la cosa può peggiorare, anche in modo irreversibile».

Come si può immaginare, il covid ha portato scompiglio non solo nel convento, ma in tutta la comunità che vive intorno: da due settimane non hanno rapporti col mondo esterno come normalmente avviene e si sono sottoposti a una clausura di carattere non religioso, ma sanitario. Misura rigorosa, ma necessaria per affrontare questo momento. A Padre Gabriele, alla comunità dei frati e a tutti coloro che gravitano attorno al convento di San Tommaso l’augurio di tornare quanto prima alla normalità!

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