“Influenzare gli Stati membri in settori di loro esclusiva competenza nazionale”. È questo, secondo il Centro studi Rosario Livatino l’obiettivo, illegittimo, delle raccomandazioni della Commissione europea in materia di omofobia, che mirano ad introdurre il reato di omofobia a livello europeo, al riconoscimento reciproco tra gli Stati membri della omogenitorialità e dei matrimoni omosessuali e all’assegnazione di finanziamenti specifici per le iniziative LGBTQI, introdotte anche nel Recovery Fund per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Tali obiettivi, si spiega in un comunicato, “esulano radicalmente dalle competenze degli organi dell’Unione europea e costituiscono una illegittima intrusione nelle sfere di esclusiva sovranità degli Stati membri”. L’introduzione a livello europeo di un reato di omofobia, secondo il Centro studi Livatino, non rientra “in alcun modo” tra i poteri della Commissione, ma è “riservata alla competenza (e al potere di veto) di ciascuno Stato membro”. Stessa cosa per la politica scolastica, che “esula completamente dalle competenze tassativamente attribuite all’Unione in materia di istruzione”. Quanto, infine, alla “grave subordinazione dei finanziamenti europei all’adeguamento degli ordinamenti degli Stati membri alle azioni contenute nel piano, si tratta di una potestà che esula dai poteri conferiti all’Unione”, in quanto i Trattati stabiliscono che “la leva finanziaria non può essere utilizzata come strumento surrettizio per forzare la sovranità degli Stati membri in materie che esulano dalle competenze dell’Unione europea”.

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