DIOCESI – Pubblichiamo la riflessione di Don Vincenzo Catani

Ormai la mascherina fa parte del nostro vestire, come la camicia, le scarpe o i pantaloni. Nessuno uscirebbe di casa senza i pantaloni. Idem ormai per la mascherina, per quel piccolo pezzo di stoffa che copre mezza faccia, ideati solo gli occhi. E in giro si vedono solo mezze facce, come se per incanto un mago avesse rubato una metà di faccia ad ogni persona. Un mondo di “mezzefacce”!
Per non parlare poi del grosso fastidio: non si respira a pieni polmoni, non senti il ​​profumo che aleggia, si appannano gli occhiali, gli elastici tirano e certe mascherine lasciano i segni sul volto. Non vedo l’ora di bruciare l’ultima mascherina, per riprovare la stessa gioia come quando bruciai l’odiato libretto dei logaritmi subito dopo l’esame di liceo (mi perdonino i matematici!).
Eppure, in mezzo a tanti fastidi, una cosa fa riflettere: si copre la bocca, ma si evidenzia gli occhi.
È come se si sconvolge una consolidata gerarchia, perché di solito negli incontri e nelle relazioni interpersonali è la bocca la protagonista principale, quella che crea subito il contatto, che fa da protagonista con la ricerca del linguaggio, che genera rapporti di amicizia o di odio con le sole parole. E spesso si parla senza neppure guardare l’altro negli occhi.
E se invece la mascherina ci aiutasse a guardare sopra di essa e a cercare gli occhi degli altri ea conoscere con più profondità le persone che incontriamo, ma che mai conosciamo in profondità? Gli occhi parlano molto di più delle parole: gli occhi allegri dei bimbi, gli occhi pieni di vita degli adolescenti, gli occhi sfuggenti dei giovani, gli occhi delusi di alcuni adulti, gli occhi pensierosi di chi cerca lavoro, gli occhi tristi di alcuni anziani lasciati soli … Se siamo sinceri dobbiamo dire che “gli altri” non li conosciamo mai abbastanza e che c’è sempre qualcosa da scoprire.
La mascherina ci obbliga a chiudere un po ‘più la bocca e a far sorridere maggiormente gli occhi, vero specchio dell’anima, a tuffarli con rispetto negli occhi degli altri. In poche parole siamo invitati ad un maggiore esercizio di umanità: riconoscerci in uno sguardo, in silenzio, dentro, più vicini.
Anche questo è un invito a vivere in pienezza questo tempo che il Signore ci fa vivere e che non dobbiamo sciupare.

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1 commento

  • Fanini Domenico
    04/11/2020 alle 09:09

    Don Vincenzo hai celebrato tanti anni fa il mio matrimonio con tua nipote, la figlia di Dino Catani, purtroppo defunto. Mi riconosco appieno nelle tue parole. È vero gli occhi sono l'espressione dell'anima!!! In questo particolare momento siamo tutti chiamati a leggere il pensiero degli altri proprio negli occhi, anziché nelle parole. È un esercizio che speriamo finisca presto!!!

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