DIOCESI – Ieri, domenica 1 novembre, il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la Santa Messa in occasione della Solennità di Tutti i Santi.

Durante l’omelia ha affermato: “La vita umana ha un senso solo se il suo orizzonte finale è Dio. Noi ci curiamo molto della vita in questo mondo, dell’economia, della salute(soprattutto in questi giorni di pandemia) e giustamente. Cerchiamo l’eterna giovinezza. Ma la vita su questo mondo ha comunque una fine, inevitabile. Domani lo mediteremo facendo memoria dei nostri cari defunti. La solennità di tutti i santi che oggi celebriamo ci parla non tanto della fine della vita, ma del suo fine che può essere raggiunto soltanto se viviamo come loro hanno vissuto e che solo Dio può donare. I santi ci parlano della vita oltre la morte.

La vita oltre la morte, ben lo sappiamo, non è nelle nostre mani, ma solo in quelle di Dio. Nulla noi possiamo non solo di fronte alla morte, ma soprattutto dopo la morte. Sappiamo, però, che quella vita che è oltre la morte, e che Dio ha promesso a coloro che seguono la strada insegnata da Gesù, ci può essere donata dal suo amore infinito. Si tratta di una vita che noi nella fede speriamo, e per la quale viviamo fidando nella promessa della vita eterna che Gesù ha fatto per coloro che credono in lui.

I santi hanno creduto in questa promessa e la loro fede ha cambiato non solo la loro vita, ma anche quella di coloro per i quali si sono donati senza riserve, affrontando fatiche, incomprensioni e anche persecuzioni fisiche e morali. Noi ci preoccupiamo molto delle condizioni materiali e psicologiche nelle quali ci troviamo a vivere, facciamo di tutto per migliorale. In sé nulla di male. I santi ci ricordano, però, che questo non è tutto, non può essere tutto. Si fossero preoccupati solo di se stessi, non avrebbero nulla da dirci e da darci. Sarebbero nientemeno come la moltitudine degli egoisti di questo mondo. Ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno, e saranno sempre un peso per se stessi e per tutti.

I santi al contrario, sapendo che la vita di ciascuno di noi non avrà mai il suo compimento in questa terra (mancherà sempre qualcosa, non avremo mai il tutto che vorremmo, ci sarà sempre qualche sofferenza da portare, l’amore donato non sarà mai ricambiato come vorremmo…), hanno indicato da chi dobbiamo aspettarci il compimento, la pienezza, la vita che non avrà fine e che il mondo non potrà mai dare: essa può venire solo da Dio e potranno averla solo coloro che lo amano e, amandolo, lo imitano nell’amore aspettandosi solo da lui la ricompensa. I santi non solo ci indicano che la vita piena sta oltre la morte, ma ci indicano anche la strada per raggiungerla.

Carissimi, in un mondo in cui si tenta di farci credere che non c’è alcun bisogno di Dio, che bastiamo a noi stessi, in un mondo in cui sembra trionfare l’indifferenza nei confronti di Dio, i santi non solo ci parlano di Dio, ma ci mostrano che solo a partire da un amore, capace di donarsi come lui si è donato in Gesù, può nascere il mondo nuovo che desideriamo: solo su questa strada noi possiamo giungere a quella vita oltre la morte che Lui ci ha promesso.

Se non c’è una vita oltre la morte, e se questa vita eterna, benché donata da Dio, non è anche frutto di un nostro amore che sa resistere alle avversità, alla fatica e alla sofferenza, allora hanno ragione gli egoisti di questo mondo che dicono “pensa solo a te stesso”, ma il risultato è che su questa strada questo mondo diventa invivibile per tutti (anche per gli egoisti), mentre si spendiamo invano tutte le energie che ci sono e che potrebbero essere usate molto meglio.

I santi ci parlano di Dio. Noi ammiriamo quello che hanno compiuto, le loro grandi opere di carità e di bene, ma non li comprendiamo affatto se non ascoltiamo quello che ci dicono di Dio e del loro amore per lui che li ha motivati e sostenuti. Senza quell’amore e senza la speranza della vita eterna non sarebbero stati capaci di portare il peso, a volte davvero enorme, di quello che hanno vissuto.

Il santo non ci parla solo delle opere che lui ha compiuto, e sono grandi e meravigliose, ci parla innanzitutto di Dio per amore del quale hanno vissuto e fatto quello che hanno fatto. Ci dicono che solo in Dio tutto è stato possibile e senza di lui sarebbero stati capaci di nulla di ciò che hanno operato.

Non fermiamoci, quindi, ad ammirare le loro opere, e ne hanno compiute di ammirevoli, ma andiamo alla fonte che le ha generate e da cui esse sono scaturite. Sappiamo che, se si inaridisce la sorgente, invano si cerca di attingere acqua. Se si inaridisce il nostro amore per Dio, sorgente di ogni vero amore, invano desideriamo le opere dei santi. Il nostro mondo pretende di poter spegnere l’amore per Dio, pretende di eliminare Dio dall’orizzonte della vita umana, quasi fosse un soprammobile di altri tempi, ma nello stesso tempo pretende di continuare a godere delle opere che vengono da Dio. Tanto più farà così, tanto più ne resterà inevitabilmente deluso, con danno di tutti.

Le beatitudini che Gesù ha proclamato, e che abbiamo sentito nel brano del Vangelo che abbiamo letto poco fa, sono quelle che i santi hanno goduto, pur nelle asprezze della vita che hanno dovuto affrontare. Beati e perseveranti nelle avversità, perché si sono abbeverati all’amore di Dio. Di essi è il regno dei cieli, perché hanno creduto. Essi ora vivono in eterno la beatitudine nella comunione di Dio. Quella beatitudine che anche noi speriamo di godere cercando di imitarli nella nostra vita e invocando la loro protezione.

Santi e sante di Dio pregate per noi!”

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