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Ines Frassinetti, la mamma ci racconta la sua straordinaria testimonianza di vita

“Ringrazio Dio per avercela data, perché grande è l’eredità che ci ha lasciato. La sua vita, infatti, seppur molto breve, è stata vissuta pienamente, sempre all’insegna della gioia, dell’entusiasmo e dell’altruismo. Ricca di passione e talenti, ha sempre pensato di metterli a disposizione di tutti, ragione per la quale era conosciuta da molte persone. Chiunque l’abbia incontrata almeno una volta è rimasto sorpreso dalla sua immensa gioia di vivere, dalla sua instancabile voglia di fare e dalla forte volontà di fare sempre qualcosa che rendesse felici gli altri.” Inizia così il racconto di Juliette Romeo, mamma di Ines Frassinetti, la giovane quattordicenne di Massignano, venuta a mancare nella mattina di Giovedì 29 Ottobre presso l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, dopo una lunga e travagliata malattia.

“È per questo motivo – continua la madre – che i funerali si sono svolti Venerdì scorso all’aperto, presso il Parco delle Rimembranze di Massignano, dove risiediamo, perché, tante sono le persone che hanno avuto l’opportunità di conoscere Ines e che hanno voluto salutarla, rispettando rigorosamente il distanziamento sociale imposto dalle attuali norme anti-covid. Oltre ai nostri compaesani, si sono stretti intorno a noi le comunità di Cupramarittima, Grottammare e San Benedetto del Tronto che ringraziamo per la vicinanza e l’affetto mostrato.”

La storia di Ines è straordinaria: prima dei tre gemelli avuti da Juliette e Raimondo Frassinetti, fin dalla nascita ha dovuto combattere con una serie di infermità fisiche che l’hanno costretta a subire ben 40 interventi chirurgici. Affetta prima dalla Sindrome di Vacterl e poi da qualche anno anche da ipertensione polmonare, ha trascorso tutta la sua vita alternando momenti di autonomia a momenti in cui necessitava di essere attaccata ai macchinari per poter sopravvivere. Tuttavia nulla le ha impedito di vivere intensamente ogni aspetto della sua vita, prima fra tutti l’istruzione. Ha terminato con successo il corso di studi sia della Primaria che della Secondaria di Primo Grado a Massignano: seppur non in maniera continuativa, ha frequentato la scuola con impegno e dedizione, affrontando oltre ai limiti fisici anche quelli relazionali. Lo scorso Giugno ha conseguito il diploma di 3° Media con il voto di 10 e lode e da poco aveva iniziato l’anno scolastico presso l’Istituto Turistico Fazzini di Grottammare. Purtroppo, a causa delle sue molte infermità, era ricoverata in ospedale a Roma dallo scorso Gennaio, in attesa di un trapianto al cuore e ai polmoni. Così racconta la signora Juliette: “Anche se non era presente fisicamente in classe e non ha quindi potuto conoscere personalmente i suoi nuovi compagni, mia figlia ha partecipato attivamente alla didattica a distanza e alle conversazioni sui social, lasciando il suo contributo di vita. Spesso molti genitori mi hanno ringraziato, dicendomi che Ines aveva fatto riflettere i propri figli su quanto, a volte, diano per scontati alcuni gesti quotidiani che invece mia figlia doveva conquistare con fatica e grande forza di volontà.”

Oltre alla scuola, Ines dedicava molto tempo anche alle sue passioni. “Prima di tutto la scrittura – ci racconta la signora Juliette – Nostra figlia ci ha lasciato un diario con i suoi pensieri: al suo interno ci sono considerazioni su quello che viveva durante la giornata, ma anche riflessioni sulla gioia, sulla speranza, sulla forza di lottare, sulla vita che a volte è ingiusta ma che va sempre affrontata con coraggio. Poi l’altra grande passione era l’arte. La sua stanza era una sorta di laboratorio: ogni mattina si metteva a disegnare e colorare, a volte anche dipingere, e poi nel pomeriggio donava le sue piccole opere artistiche ai bambini degenti nelle altre stanze dell’ospedale. Il suo sorriso ed il suo entusiasmo erano accolti con gratitudine dagli altri genitori. Spesso i bambini malati, infatti, si fanno prendere dallo scoraggiamento e della pigrizia: lei, invece, era sempre operativa e solerte e veniva quindi presa ad esempio per convincere gli altri bambini ad essere più attivi e dinamici. Quante volte mi hanno chiesto come facesse mia figlia ad avere quell’energia e quella voglia di fare. Io ho sempre risposto che il suo segreto era la preghiera. Quando a Roma veniva a visitarla il cappellano dell’Ospedale, Ines si intratteneva a parlare con lui di uguaglianza, giustizia sociale, solidarietà, senso della vita e speranza. Ogni sabato chiedeva il foglietto della Messa, così poteva prepararsi a leggere la parola di Dio e a riceverlo attraverso la Comunione.”

Raggiunto telefonicamente, il cappellano dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma, don Vistremundo Nkogo, conferma le parole della mamma di Ines: “La perdita di questa ragazza è stata grande per la famiglia e per tutte le persone che l’hanno conosciuta. Ma grande è l’eredità che ha lasciato. In questo ospedale ci sono molti casi di bambini e ragazzi protagonisti di storie toccanti, quindi il personale medico e paramedico è preparato a gestire certe situazioni. Nel caso di Ines, invece, ho visto molte persone commosse, disorientate, quasi disperate. Questo è successo perché, come ho detto durante la benedizione fatta a Roma, prima che la salma tornasse a Massignano, Ines è stata una ragazza che ha speso la propria vita, seppur nella malattia, a servizio degli altri, testimoniando concretamente la sua fede incrollabile. Spesso pensiamo alla santità come a qualcosa di impraticabile ed irraggiungibile. Invece alcune persone ci testimoniano il contrario. Avendo frequentato Ines in questi nove mesi di degenza a Roma, mi permetto di accostare la sua testimonianza di vita a quella del giovane Carlo Acutis, da poco nominato beato. Entrambi hanno vissuto la malattia con quella luce negli occhi che solo la Grazia di Dio può donare. Ricordo che Ines aveva creato un gruppo WhatsApp con le persone a lei più care, tra le quali alcuni cugini, qualche amica, alcuni parenti, un fisioterapista ed un’infermiera. Ogni Domenica si collegava in videochiamata per fare la Messa con loro. Iniziava il Sabato pomeriggio a prepararsi, leggendo e commentando la Parola di Dio che poi la Domenica proclamava ai suoi cari. Annunciare la Parola era la sua missione e ci teneva a farlo bene. Ines possedeva tanti talenti, tra cui anche la scrittura ed il canto. In particolare aveva scritto una canzone su come ci si sente a stare in ospedale e sull’attesa snervante di chi aspetta un trapianto. Il video realizzato e poi pubblicato sui social è diventato subito virale. Nella canzone – cito testualmente – lei era in attesa di un cuore nuovo, come una regina aspetta il suo re. Forse il cuore che stava aspettando non era un cuore di carne, ma il cuore di Gesù.”