DIOCESI
– Dai media sentiamo in questi giorni notizie preoccupanti che riguardano le grandi città italiane come Roma, Milano e Napoli alle prese con il contrasto al covid. Non se la passa tuttavia bene neppure la nostra provincia nella quale si registra di giorno in giorno un aumento di contagi. Tramite don Luca Rammella, parroco di San Paolo Apostolo in Force, Santa Caterina d’Alessandria in Comunanza e San Benedetto Abate in Montemonaco, abbiamo voluto dare voce alle persone che vivono nei piccoli centri abitati che insistono sulla nostra diocesi.

Come sta vivendo la gente la nuova ondata covid?
Si può dire che in questa zona ci sono stati pochi casi di covid, legati sempre a giovani o giovanissimi che si sono messi in isolamento e fortunatamente non ci sono state conseguenze gravi per loro. Le persone che vivono in queste zone si sentono isolate e questo può dare una sorta di sensazione di protezione, ma quelle con le quali ho avuto modo di parlare generalmente mi hanno fatto presente le loro preoccupazioni e le loro ansie.

A livello sociale qual è la situazione? È cresciuta la povertà? Ci sono persone che hanno perso il posto di lavoro?
Al momento non ho sentito di casi riguardanti persone che hanno perso il lavoro, ma purtroppo penso che questo sarà inevitabile nei prossimi mesi. È sicuramente cresciuta la povertà come ha potuto constatare dal vivo il diacono Natalino che attraverso la Caritas cerca di rispondere ai bisogni sempre più crescenti in questo territorio.

Dalla tua esperienza di parroco, dai colloqui che hai con i fedeli, quale sentimento prevale nelle persone? Si sentono abbandonate dalle istituzioni o c’è speranza?
C’è un misto di speranza e paura. Da quello che la gente mi racconta non mi sembra che si senta abbandonata dalle istituzioni. Il problema è che tutti notano la presenza di persone che non sono prudenti, anche nella propria famiglia, e a volta è difficile ragionare con i propri familiari. Tutte le persone, ma proprio tutte, hanno la forte sensazione che i prossimi mesi saranno particolarmente duri. Ci si aspetta un periodo molto difficile per Natale.

Come è organizzata l’attività pastorale in queste settimane?
L’idea che ho avuto insieme al viceparroco don Lukasz era quella di rivedere tutti i ragazzi del catechismo in chiesa, l’unico posto veramente sicuro in cui avremmo potuti accoglierli. Sono passati davvero tanti mesi da quando abbiamo visto l’ultima volta questi ragazzi tutti insieme. Abbiamo fatto una riunione con i catechisti che hanno proposto di incontrare anche i genitori e di fare il punto della situazione classe per classe. I catechisti si sono anche resi disponibili a fare delle catechesi in streaming attraverso le piattaforme social. Avremmo dovuto incontrarci sabato 24 ottobre, ma quando ho appreso dal Corriere della Sera che siamo arrivati alla soglia dei 20.000 contagi giornalieri in Italia, ho preferito bloccare tutto e rimandare a data da definire. Mi dispiace perché perché si tratta di un gran numero di ragazzi: tra le classi di Comunanza, Force e Montemonaco si arriva quasi a 30 classi di catechismo. Ma la situazione è quella che è e ho percepito anche preoccupazione da parte dei genitori, quindi attendiamo lo sviluppo della situazione.

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