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San Benedetto, in piazza per la libertà di opinione: il ritorno di #restiamoliberi

Foto di repertorio

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Torna nella Città di San Benedetto del Tronro la manifestazione #restiamoliberi che intende fare luce sugli effetti liberticidi del decreto legge Zan, una legge che – secondo gli organizzatori – è del tutto ingannevole «poiché si presenta come necessaria per punire le violenze nei confronti di persone con attrazione per lo stesso sesso, ma chiunque sa già che ogni violenza è già punita dal nostro ordinamento giuridico».

La manifestazione ha avuto luogo in contemporanea in numerose piazze di Italia e ha avuto carattere apartitico e aconfessionale. È infatti importante sottolineare che la possibilità di manifestare le proprie opinioni è un diritto che i manifestanti rivendicano come cittadini, prima ancora che come credenti. Ii manifestanti che si sono dati appuntamento alle 17.00 di sabato 17 ottobre nella centralissima Piazza Giorgini, da evidenziare il coraggio di chi oggi ci mette la faccia e va controcorrente, cosciente di avere contro buona parte del circuito massmediatico e una buona fetta dell’opinione pubblica. Chi ha aderito all’iniziativa lo ha fatto in silenzio, rispettando il distanziamento e tenendo un bavaglio rosso. Il tutto si è svolto sotto lo sguardo vigile e discreto delle forze dell’ordine, visto che purtroppo nel passato tali manifestazione sono state ostacolate con delle contromanifestazioni dai sostenitori del decreto legge Zan (i quali probabilmente pensano che la libertà di opinione riguardi solo loro).

Il decreto legge «mira a istituire un nuovo reato, quello di omotransfobia appunto, che non viene definito dal legislatore, lasciando così enormi spazi a interpretazioni e derive liberticide che colpiranno chiunque esprimerà un pensiero non allineato al mainstream». Fermo restando che qualsiasi atto persecutorio nei confronti degli omosessuali è già punibile dalla legge ordinaria, proprio come avverrebbe per qualsiasi altro cittadino, è da osservare la pressione che i media stanno esercitando sull’opinione pubblica al fine di una approvazione del decreto legge Zan: non sono pochi i casi di episodi presentati da tv e giornali come atti omofobi e poi rivelatesi del tutto infondati, come pure è accaduto quest’estate nella nostra città (si veda QUI).

Qual è allora il vero fine del decreto legge Zan? Gli organizzatori rispondono che, in caso di approvazione del decreto legge Zan, si potranno verificare casi di limitazione alla libertà di pensiero come già accaduto in altre parti d’Europa. A titolo di esempio vengono portati alcuni casi: «Kelvin Cochran, cristiano evangelico, pompiere che si è distinto per le sue capacita di gestione per l’uragano Katrina, nominato da Obama capo della sezione Vigili del fuoco all’interno del Dipartimento di sicurezza nazionale e successivamente capo dipartimento della città di Atlanta, è stato licenziato per aver scritto un libro nel quale menzionava l’insegnamento della chiesa sulla sessualità». Oppure «in Germania due genitori sono stati arrestati per essersi rifiutati di mandare la figlia alle lezioni di educazione sessuale a scuola e sempre in Germania a Brema è stato incriminato un pastore evangelico per ‘incitamento all’odio’ per aver espresso giudizi negativi sul matrimonio omosessuale, secondo la dottrina della sua chiesa». E ancora: «in Polonia un dipendente Ikea è stato licenziato per essersi rifiutato di partecipare alla giornata sull’omofobia in virtù del suo credo religioso».

«In caso di approvazione del testo – si domandano con preoccupazione gli organizzatori – sarà possibile per chi gestisce una palestra vietare l’accesso agli spogliatoi femminili ai maschi cosiddetti transgender che “si sentono donne”? Sarà possibile, in una gara sportiva per donne, escludere un cosiddetto transgender maschio? Sarà possibile per un genitore fare in modo che il figlio non partecipi ad attività scolastiche organizzati da realtà lgbt? Sarà ancora possibile per un sacerdote citare pubblicamente la dottrina cristiana sul matrimonio e sulla sessualità e insegnarlo? Sarà possibile dire pubblicamente che la pratica dell’utero in affitto è un abominio o dirsi contrari alle adozioni cosiddette omogenitoriali? Sarà ancora possibile contestare una legge, come quella sulle unioni civili, senza rischiare di essere denunciati?»