DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

Non c’è nulla da fare…il nostro è un Dio di festa, un Dio che desidera far festa, un Dio che desidera che ciascuno di noi partecipi alla festa. D’altro canto, il Regno di Dio non è solo lavoro, impegno, è anche gioia, convivialità, godimento.

Scrive l’evangelista Matteo: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze…». Noi, invitati, non siamo un di più, ma siamo indispensabili, senza di noi Dio non vuole festeggiare! Dio organizza un banchetto sontuoso e, a quel banchetto, ci invita personalmente!

Ma cosa accade? Accade che gli invitati non hanno alcuna intenzione di partecipare alle nozze.

Accade che prendiamo le distanze da Dio, da un Dio che, con il suo invito, ci sta solo chiedendo di lasciarci amare, che ci sta proponendo pienezza di vita, pienezza di gioia, pienezza di amore!

Ma Dio non demorde, non ha alcuna intenzione di annullare il banchetto: «Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”».

Dio ci propone abbondanza, noi ripieghiamo sul poco, sul collaudato, sull’abituale, sul conosciuto. Infatti, continuiamo a leggere nel Vangelo: «Ma quelli – gli invitati – non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero».

Siamo ancorati sulle nostre cose, sulle nostre certezze, crediamo in Dio, siamo anche bravi fedeli ma non osiamo fare quel salto che da bravi fedeli, da devoti cristiani ci porterebbe a scoprirci amati e amanti. Perché Dio non è un dovere, Dio è desiderio!

Ma Dio non recede ancora dalla festa, ha una idea fissa, che la sala, alle nozze del figlio, sia stracolma; e dice ai servi: «La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze». Cosa fa Dio? Innanzitutto, invece di abbattersi, allarga ancora di più il suo sogno. Dio apre, allarga, trova vie nuove, continua a sognare! E chiama tutti quelli che non se lo aspettano Allora la sala si riempie non degli invitati ma di coloro che non erano mai sembrati degni a nessuno di partecipare ad una festa, a un banchetto nuziale. Entrano nella sala giusti ed ingiusti, buoni e cattivi, tutti resi degni dalla misericordia del Signore e non da meriti ed etichette personali. Un pranzo dove si trovano insieme grano e zizzania, pesci buoni e pesci cattivi…perché Dio non si merita, si accoglie!

Ma succede che tra questi invitati ce n’era uno «che non indossava l’abito nuziale…il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

Ma come? Tutto questo insistere per chiamare gente alla festa ed ora viene cacciata via una persona solo perché non aveva l’abito giusto? Eh sì, perché il vestito della festa non è un qualcosa che solo alcuni si possono permettere, non è il simbolo di una vita e di un comportamento immacolati, senza macchie, senza errori, ma un qualcosa che tutti portiamo nel cuore. Non è l’essere bravi, docili, devoti ma il portare nel cuore il desiderio autentico di Dio, della sua casa, della sua festa.

E’, come dicevamo prima, sentirci amati, scoprirci amanti di un Dio che vuole abitare la sala della nostra vita come vera promessa di felicità.

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