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FOTO Processione dell’Addolorata e del Cristo Morto ad Acquaviva Picena

ACQUAVIVA PICENA – Ad Acquaviva Picena domenica 20 settembre, si è snodata per le vie del paese la tradizionale processione in onore della Madonna Addolorata, quest’anno nello stesso giorno in via straordinaria si è svolta anche la processione del Cristo Morto. La Congregazione per il Culto Divino ha dato la facoltà di poter svolgere la processione del Cristo Morto insieme a quella dell’Addolorata perché non si è potuta svolgere come da tradizione il Venerdì Santo, per via della pandemia Coronavirus. A presiedere la santa Messa è stato invitato il vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto delle Marche, Sua Eccellenza Monsignor Carlo Bresciani, che ha poi accettato anche l’invito ad unirsi nella processione. La santa Messa è stata concelebrata dal vescovo emerito della diocesi Sua Eccellenza Monsignor Gervasio Gestori, dal parroco don Pierluigi, da padre Emil del convento degli Agostiniani di Acquaviva, con l’assistenza dei diaconi Walter Gandolfi e Giovanni Bettoni.

Nell’omelia il vescovo Carlo ha detto: “Gesù attraverso una parabola, ci porta a riflettere: da un parte su come Dio agisce nei nostri confronti, dall’altra come noi dobbiamo comportarci tra di noi. Su come Dio agisce nei nostri confronti: chiama tutti, chiama tutti a partecipare al suo amore, chiama in tempi diversi a collaborare nella Sua vigna. Questa chiamata è l’Amore di Dio. Questa chiamata ci raggiunge anche quando noi non ci pensiamo a questa chiamata.

Nella Prima Lettura, il profeta Isaia ci dice: “Le Mie vie non sono le vostre vie”. Il Signore non agisce come noi vorremmo, come noi pensiamo. Ma il Suo modo di agire è sempre per amore nostro. Noi molte volte non lo comprendiamo, siamo come i bambini che non capiscono come agiscono i genitori, quando mamma e papà fanno una scelta i bambini non sempre vedono in questa scelta il loro bene.

Quando noi diciamo di “sì” a questa chiamata, la risposta è totale. L’amore di cui ci parla Gesù non è parziale, quell’amore di cui san Paolo ci parla nella Seconda Lettura: dice che perfino morire è un guadagno. Quest’espressione di san Paolo ci può lasciare stupiti perché forse non siamo ancora pronti a capire un’espressione di questo tipo. Ci possiamo collegare alla festa del Cristo Morto che vogliamo onorare questa sera. Mi chiedevo che cosa significa mettere davanti a noi il Cristo Morto? Cosa ha portato a tanta venerazione e alla nascita anche delle Confraternite, in particolare quella del Cristo Morto? Certo non è esaltare la morte, perché la morte è sempre un grande prova e ci immerge in un grande mistero, però ci dice che tutte le prove della vita noi possiamo affrontarle insieme con Gesù perché Lui ben conosce il patire, la sofferenza e sa comprendere il nostro patire, le nostre sofferenze. San Paolo ci dice pure che il portare la croce insieme a Gesù per il bene di tutti i fratelli è una gioia. Il Cristo Morto ci insegna ad affrontare le nostre giornate, perché insieme a Lui sapremo andare avanti anche nella sofferenza. Noi siamo invitati a comportarci diversamente da questi vignaioli, che si sono lasciati presi dall’invidia e dal mormorare gli uni contri gli altri.

Il cristiano è colui che è pronto ad accogliere come Gesù accoglie, come Dio accoglie. Dio ci dice di non essere invidiosi gli uni degli altri, dobbiamo imparare a gioire del bene degli altri, dobbiamo imparare ad imitare il bene ed essere felici se siamo chiamati a fare il bene. Essere operai nella vigna del Signore, chi prima chi dopo, chi in un modo chi nell’altro, ognuno come può, ma tutti uniti nel bene, è così che la Chiesa diventa veramente la Chiesa di Dio. Affidiamo al Signore chi ci ha preceduto, i nostri defunti e affidiamo al Signore il nostro operato perché sappiamo che senza di lui non possiamo fare niente. Un altro aspetto che mi piace è quello dell’attesa, in questa parabola vediamo come gli operai aspettano la chiamata del Signore, non perdono la Speranza. Se questi operari non avessero aspettato e fossero andati via, non sarebbero stati ricompensati dalla chiamata del Signore. Conserviamo sempre la Speranza anche quando le risposte non le abbiamo subito. La Speranza che va oltre la morte, la Speranza che non si limita all’orizzonte di questo mondo. la ricompensa sarà la nostra salvezza, perseveriamo quindi nell’amore di Dio anche di fronte alle difficoltà”.