DIOCESI – Pubblichiamo la riflessione di Don Vincenzo Catani, pubblicata nell’ultimo numero del Notiziario S.O.S. MISSIONARIO

Perché vulnerabili? La risposta à nella “smemoratezza” dell’esperienza passata.
Nei giorni della crisi e dell’isolamento abbiamo avuto tutti la netta percezione di uno scatto di umanità nel comune dolore impensabile. Lo abbiamo riconosciuto nello strazio delle morti senza parenti, nelle bare caricate sui camion militari, negli ospedali trasformati in terapie intensive, nei volti dei medici e infermieri, negli operatori e volontari, nelle vicinanze dai balconi e nel dipingere arcobaleni di speranza, nella vita ecclesiale delle nostre parrocchie vissute solo in streaming. Ci siamo sentiti tutti vulnerabili al massimo, ma anche bisognosi gli uni degli altri.
E ora ecco il pericolo della smemoratezza! Daremo continuità alla nostra speranza? E quando dico “nostra” mi rivolgo soprattutto a noi che ci diciamo cristiani.
Il nostro compito è cogliere i segni della presenza di Dio nelle pieghe dell’umanità sofferente, ma anche nei comportamenti responsabili a cui ciascuno di noi è stato ed è chiamato.
Oggi, alla luce del dramma vissuto e non ancora scongiurato, risuona ancor più profetico il sogno di una Chiesa «ospedale da campo» descritta da papa Francesco all’inizio del suo pontificato. Abbiamo però bisogno di scelte concrete: apriamolo davvero questo ospedale.
A noi il compito di essere segno e strumento dell’amore di Dio. In un contesto di crisi della pratica religiosa tradizionale, mentre diminuiscono i cristiani cosiddetti “residenti” (legati cioè ad una religiosità tradizionale) e aumentano gli “indifferenti”, crescono però anche i “cercatori”, rintracciabili sia tra i credenti sia tra i non-credenti.
Ai cercatori di ogni tipo si rivolge Cristo, il buon pastore che conosce le proprie pecore e le chiama per nome. E il suo tono è inconfondibile, penetrante: «Ora – ci dice – puoi fare del bene, ora puoi esercitare la creatività dell’amore, ora puoi dare concretezza alla tua speranza dentro di te e attorno a te, ora puoi far brillare l’arcobaleno».
Non dimenticare il passato e migliora il futuro.

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