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Sorelle Clarisse: proviamo a mettere i nostri passi dietro a quelli di Gesù

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà».

A dir il vero, non è molto allettante l’invito che Gesù ci fa questa domenica. Diciamoci la verità…qualcuno di noi pensa anche solo un attimo di voler rinnegare se stesso? O qualcuno di noi desidera seguire Gesù portandosi una croce sopra le spalle? O desidera addirittura perdere la propria vita?

Ma cerchiamo di capire meglio le parole del Signore, parole che apparentemente sono molto nette e dure.

Innanzitutto, Gesù lascia ancora una volta noi, suoi discepoli, nella piena libertà: «Se qualcuno vuole venire dietro a me…» dice; nessuna costrizione, il Signore ci lascia in una condizione di totale libertà senza imporci dall’alto alcuna scelta.

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso…»: rinnegarsi non vuol dire mortificarsi, annullarsi, annientarsi ma significa dirsi: il Signore ti precede, non perderlo mai di vista e tieniti stretto a Lui.

Leggiamo nel Vangelo che quando «Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto…venire ucciso e poi risorgere», Pietro si mise a rimproverarlo. L’avrebbe difeso lui Gesù, nessuno lo avrebbe toccato e gli avrebbe fatto del male. Ma Gesù stesso gli risponde: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini».

Va’ dietro a me, torna a camminare dietro di me, torna a camminare con me da discepolo, senza pretendere che io sia come tu mi vuoi, senza pretendere di insegnarmi la strada, ma provando a mettere i tuoi passi dietro ai miei.

«Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce…». Lo abbiamo detto tante volte: la croce non è un destino avverso che il Signore ci tira addosso. Dio non ci manda le croci, Dio non ci mette alla prova per vedere se la nostra è una fede salda. Ma neanche Dio ci spiana davanti la strada con la bacchetta magica.

Ognuno di noi ha la sua croce cioè ha la sua quotidianità di vita e, dentro di essa, il continuo essere chiamato a scegliere tra bene e male, benedizione e maledizione, vita e morte. Ognuno ha il suo cammino, ognuno ha la sua lotta, ma non siamo soli; lo abbiamo appena letto: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua».

Non siamo chiamati ad affrontare la vita da soli, da eroi, lo facciamo dietro a Lui e con Lui, perché il cammino è già aperto e le tracce fissate!

«Perché chi vuole salvare la propria vita la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà».

Seguire Cristo significa porre la nostra vita nella Sua vita per amore, perché innamorati di Cristo, perché appassionati di Lui.

E ciò che, per amore, si consegna in realtà non è perso, ma donato. E quanto viene donato per amore, è ritrovato nella relazione, la relazione con Dio e con gli altri!

Affidiamoci perché gli occhi del nostro cuore davvero non perdano mai di vista tutta questa speranza alla quale il Signore ci ha chiamati!