DIOCESI – Tre giorni e tre tappe: riconoscere quello che i sacerdoti vivono, quello che attraversa la storia; interpretarlo utilizzando alcuni criteri; fare possibili scelte dopo aver individuato dove passa la vita.

Padre Loris nella terza giornata a partire dall’episodio di Pietro e Giovanni al tempio (Atti 3) ha indicato dei criteri per individuare possibili proposte. Pietro e Giovanni tornano alla quotidianità, alla preghiera come era prima, ma dopo l’esperienza della resurrezione, qualcosa è cambiato: c’è un incontro con chi mendica che avviene, non nel dare e ricevere qualcosa, ma nell’incrocio di sguardi. L’esperienza della mendicanza fatta in modo particolare nella pandemia chiede il ridare spazio alle relazioni che ci sono state tolte.

In questo tempo così particolare non manca l’incontro con chi, come lo storpio davanti alla porta del Tempio, chiede aiuto, vicinanza, comprensione. Ci accompagna la coscienza della propria povertà ma anche la possibilità di donare ciò che abbiamo ricevuto e ha cambiato la nostra vita: nel nome di Gesù alzati e cammina!

Pietro non ha né oro né argento ma il ‘nome’ di Gesù, può annunciare il Regno di Dio, può dire una Parola. Con ciò che ci è stato donato possiamo “prendere per mano e rialzare chi cerca la vita”. La situazione che stiamo vivendo forse ci chiama semplicemente all’annuncio di Cristo, morto e risorto per noi. In fondo questo è il compito della Chiesa: annunciare che c’è il Signore, mettersi in campo con la gente, cercando il meglio, non fermandosi all’emergenza ma avendo prospettive a lungo termine! Il ‘cosa fare’ viene sempre dopo il ‘per chi’ e il ‘come’.

Nella riflessione personale e nel momento assembleare si è cercato di individuare i frutti di questi tre giorni. Qualche cenno: riscoprire la vita come dono, al di là della fragilità, valorizzando i talenti di ognuno; ricentrare la propria vita e quella della comunità innanzitutto sulla Parola di Dio, dando spazio alla preghiera, alla meditazione, allo studio personale e comunitario; ‘saper stare’, abitare i tempi e gli spazi, essere più attenti alle persone, vivendo uno stile di ascolto gratuito e senza fretta, con un’attenzione particolare alla carità; fermarsi a pensare e ripensare la pastorale puntando sull’essenziale, innovando con pazienza e soprattutto coinvolgendo i laici in un cammino sinodale. La prospettiva è una chiesa in uscita che mette al centro l’incontro con le persone in spazi dove vivere insieme.

Sono state giornate belle e liberanti, vissute nella fraternità e nella ricerca di un metodo per trovare un cammino comune. I sacerdoti sono ripartiti col cuore grato verso P. Loris che ha guidato il ritiro e per la condivisione di questa esperienze, ma anche con l’impegno di ‘entrare in punta di piedi’, non in maniera invasiva ed invadente o frettolosa nella propria storia, dei fratelli, della propria comunità e del mondo, per vivere, nonostante tutto, la gioia del Vangelo.

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