DIOCESI – Sabato 15 agosto presso la Cattedrale Santa Maria della Marina il Vescovo Carlo Bresciani ha celebrato la Santa Messa nella Solennità di Maria Assunta in Cielo. Riportiamo di seguito il testo della sua omelia.

«Maria Assunta in corpo e anima in cielo apre uno squarcio di sicura speranza sul nostro futuro umano e sull’eterna dignità dei figli di Dio. Ella ci invita a guardare al futuro non con disperazione o con l’ansia di chi prevede solo negatività, ma con la serena fiducia di chi confida nelle promesse di Dio, che sono promesse di vita e non di morte per coloro che seguono la via del Vangelo.

C’è, se noi guardiamo, una sorprendente e sottile forse, ma vera, vena di tristezza che attraversa il nostro contesto storico. È una vena così profonda che neppure il frastuono delle modalità del divertimento riesce a nascondere. L’epoca contemporanea infatti, nonostante tutto, è triste e lo è soprattutto perché ha la vista corta che non sa andare oltre il presente, non sa guardare in alto, non sa guardare al futuro e pensa solo che la felicità e la gioia stiano nel consumare con sempre maggiore accanimento il presente.

Si pensa così di trovare la felicità, ma si toglie alla vita l’orizzonte futuro carico di speranza, quel futuro che dà respiro. È una società che aumenta i consumi, aumenta le occasioni di divertimento, ma non sa dare alcuna risposta al futuro di una vita, quella umana e non solo, che su questa terra è solo pellegrina.

Noi ci affatichiamo ad aumentare la produzione dei beni dalla cui disponibilità pensiamo dipenda tutto il benessere, poi invece ci accorgiamo che non siamo mai contenti e che questi beni non saziano il nostro desiderio, soprattutto non danno la luce che speriamo per il nostro futuro. Non solo perché temiamo di perderli, temiamo che qualcuno ce li possa portar via, ma perché non danno alcuna risposta al fatto che la vita è inevitabilmente destinata a finire.

Il covid 19, per esempio, ci ha fatto toccare con mano quanto sia fragile il possesso di questi beni e quanto sia facile la nostra possibilità che un qualsiasi evento inaspettato ce ne privi improvvisamente, mettendo a nudo la nostra impotenza di fronte alla morte. Questa debolezza e questa impotenza di una civiltà che pure ha fatto conquiste che sembravano poterci garantire di tutto. Scriveva Paolo VI: “La società tecnologica ha potuto moltiplicare le occasioni di piacere, ma essa difficilmente riesce a procurare la gioia, perché la gioia viene d’altronde: è spirituale”. Finché non avremo trovato questa, non avremo la gioia in noi.

Di fronte a questa profonda e diffusa tristezza che permea dei suoi umori un’epoca intera, la Chiesa presenta anzitutto dinnanzi ai nostri occhi, ma anche in faccia al mondo, un segno di sicura speranza e questa è Maria assunta in cielo in corpo e anima. Diceva ancora Paolo VI nella esortazione sul culto mariano: “La solennità del 15 agosto celebra la gloriosa Assunzione di Maria al cielo: è, questa, la festa del suo destino di pienezza e di beatitudine, della glorificazione della sua anima immacolata e del suo corpo verginale, della sua perfetta configurazione a Cristo Risorto; una festa che propone alla Chiesa e all’umanità l’immagine e il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: ché tale piena glorificazione è il destino di quanti Cristo ha fatto fratelli”.

Quindi Maria è una donna che ci parla del futuro, del nostro futuro e che lo illumina di una luce che infonde gioia e speranza. Lei non è solo una donna del passato, una donna da ricordare nella sua eccezionalità. È donna del futuro che ci attende nella gloria e che vive nell’eternità di Dio, realizza una misteriosa ma reale presenza nella comunità dei fedeli. Lei ci parla di un futuro della vita umana che non infonde tristezza o disperazione, di un futuro a cui possiamo guardare con grande fiducia, perché è un futuro di vita e non di morte.

Lei ci ricorda che siamo un popolo di pellegrini su questa terra, ma che questo pellegrinaggio ha una meta: non è un vagare senza senso e senza meta o, peggio ancora, verso il nulla della morte. Un orizzonte che si chiude sul presente toglie fiato alla vita anche se dà una provvisoria sensazione di sazietà. Ma non ci può essere felicità duratura, quella che ogni essere umano desidera, in ciò che inevitabilmente è destinato a passare, in ciò che, una volta consumato, finisce. Si tratta questa di una felicità che ha il fiato corto, di un fiato che viene a mancare di fronte ai piccoli passi.

La vita umana ha bisogno di un orizzonte che abbracci un futuro che va oltre le perdite, oltre gli stati del presente, oltre quella morte che sembra essere la vanificazione di tutto. Maria assunta in cielo in corpo ed anima quindi entra nella vita perché va oltre la morte e apre un sicuro spiraglio di vita. È lo spiraglio che dà fondamento alla nostra speranza di vita e che ci libera dalla tristezza che proviene da tutto ciò che è destinato a finire.

Carissimi, nel nostro futuro c’è una vita senza fine, che è dono di Dio e che egli, in Gesù ha riservato a coloro che sono suoi, come ci ricordava la seconda lettura tratta dalla Prima Lettera ai Corinti di San Paolo. Ecco il motivo fondante della gioia: davanti ai nostri occhi c’è Maria segno di sicura speranza. Mentre godiamo per lei ci sentiamo rinfrancati nel nostro pellegrinaggio, ci sentiamo rinfrancati nelle fatiche che questo pellegrinaggio comporta.

Con la sua assunzione, Maria ci presenta il cristianesimo come religione del futuro, non del passato. Maria ci parla del popolo contemporaneo, ammonendolo perché questo consuma la sua esistenza nel quotidiano che pone le sue scelte nell’alveo dell’oggi, dimenticando che noi veniamo da lontano e che le nostre scelte portano lontano e devono portare lontano. Quando ci chiudiamo al presente, esso resta irretito, le nostre scelte restano striminzite e mancano di respiro, restano nel pantano del presente e delle contraddizioni che il presente comporta. Per questo non riesce a superare quella profonda tristezza che lo rende sempre insoddisfatto. Perché questa insoddisfazione continua di tutto? È un’insoddisfazione spirituale, non di beni materiali.

Un futuro che non risposa in Dio non può che essere triste, privo di gioia. L’assunzione al cielo di Maria porta quindi un grande messaggio per l’umanità: invita a vivere la nostra vita nel corpo alla luce della resurrezione promessa a coloro che hanno creduto. È luce che dà vita questa. È luce che dà speranza al di là di ogni speranza umana. Con questa speranza, accompagnati da Maria al Padre nostro che è in cielo, affrontiamo anche noi nella fede il nostro pellegrinaggio terreno, sapendo che Dio è fedele alle sue promesse di vita a quelle promesse che vanno oltre ogni morte, come lo è stato con Maria».

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