DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

Oggi il Vangelo ci narra un miracolo, anche se, a dir la verità, questa volta si tratta di un miracolo un po’ particolare, il miracolo che può essere un incontro.
L’incontro è tra Gesù e una donna cananea, pagana, un incontro che avviene «verso la zona di Tiro e Sidone», in terra straniera, fuori dai confini di Israele.
Una donna che grida pietà per se stessa e per sua figlia che è tormentata da un demonio.
La donna grida…Gesù, leggiamo nella Scrittura, «non le rivolse neppure una parola».
La reazione del Signore ci lascia interdetti: ma come? Il Dio fatto uomo, venuto ad annunciare la salvezza per tutti non solo non risponde ma nemmeno prende in considerazione il dolore e lo strazio di una povera donna?
Non è possibile! Non è questo il Gesù che conosciamo!
E la sua successiva risposta all’insistenza della donna sembra confermare tutte le nostre perplessità: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele!» ed ancora, «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini».

Gesù afferma una cosa: nessuna madre toglie il pane dalla bocca dei figli per darlo ai cani. Ma quel che ci sembra assurdo è che, in questo caso, i figli sono il popolo ebreo e, i cagnolini, i pagani.

Gesù fa distinzione di persone?

«E’ vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Ricapitoliamo: Gesù ha lasciato la propria terra per attraversare un territorio straniero, quindi pagano e impuro, una donna pagana ha lasciato le proprie credenze per cercare guarigione altrove, in questo Gesù, diverso, che viene da lontano.

Gesù e la donna si incontrano oltre la paura, che è anche una delle nostre maggiori paure, che è la paura dell’altro, si incontrano oltre la presunzione di essere ciascuno nel giusto. Si incontrano…ed ecco allora che avviene il miracolo e l’artefice non è Gesù ma la donna cananea che, con la sua risposta spiazzante, costringe Gesù a guardare in se stesso.
Gesù si lascia interrogare, cambiare dalle parole della donna, parole che gli permettono di comprendere che il Dio che Egli annuncia, il Padre, libera dalla paura dell’altro, si interessa e ama tutti gli esseri umani, anche quelli che non sono dello stesso clan, della stessa famiglia, della stessa razza, dello stesso paese, delle stesse posizioni e convinzioni.
La donna conduce Gesù ad un altro punto di vista, poiché non esiste una lettura assoluta della realtà, bensì una lettura in dialogo con lo sguardo dell’altro.
E Gesù ha saputo forgiare la sua immagine di Dio proprio a partire dagli incontri che hanno segnato la sua vita.
Vorrei concludere con le parole di una canzone di Niccolò Fabi, che vi invito ad ascoltare. Dicono così: “Io sono l’altro, sono quello che spaventa, sono quello che ti dorme nella stanza accanto. Io sono l’altro, puoi trovarmi nello specchio, la tua immagine riflessa, il contrario di te stesso. Io sono l’altro, sono l’ombra del tuo corpo…quello che il tuo stesso mare lo vede dalla riva opposta…io sono tuo fratello…quelli che vedi sono solo i miei vestiti, adesso facci un giro e poi mi dici…”.

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