di Paolo Zucca

Se la pandemia rialza la testa in Europa, rischiano di svanire quei segnali di ottimismo che erano emersi dalle imprese e che avevano favorito il ritorno al lavoro di una parte dei cassaintegrati. È l’emergenza occupazione, fra le principali preoccupazioni per il prossimo autunno. Diventa ancora più urgente avviare il flusso di 750 miliardi che la Commissione Ue ha previsto con il Recovery Fund.

Maggior beneficiario è l’Italia con 209 miliardi e per tanti motivi il Governo ha interesse a stringere i tempi. Solo presentando progetti credibili di rilancio entro l’autunno è possibile accedere a un prefinanziamento pari al 10% del totale, quindi una ventina di miliardi da utilizzare subito.

Vale per tutti i Paesi europei,per l’Italia è il carburante indispensabile per riavviare un motore che girava al minimo prima del Covid.Intere filiere (turismo, fiere, cultura solo per citarne alcune) sono in ginocchio e le chiusure temporanee rischiano di diventare definitive. I cassaintegrati, a lungo andare, passerebbero nelle fila dei disoccupati. Allo stipendio subentra, nel casi più garantiti, il sussidio. Si disperdono professionalità, sbiadiscono le competenze e le capacità di lavorare in team.

Il Recovery Fund non è beneficenza neppure nella componente a fondo perduto che deve essere indirizzata a finalità economiche ben precise. I compiti delle vacanze estive prevedono una tabella di marcia di vari ministeri che con task force interne e consulenti esterni metteranno a punto progetti coerenti con l’economia italiana e con le le linee guida di Bruxelles.

La Commissione si attende che siano in linea con la svolta green e la transizione digitale che era stata impostata prima dell’esplosione del virus. Dovranno essere indicati tempi e priorità.

I progetti da ufficializzare entro metà settembre ruotano intorno al miglioramento delle infrastrutture, procedure burocratiche e giudiziarie più rapide, digitalizzazione, riduzione della distanza Nord-Sud, riconversione delle produzioni a vantaggio dell’ambiente, sanità, crescita complessiva dell’economia e creazione di nuovi posti di lavoro. Meglio se condivise con le forze di opposizione e non sarà facile in vista dell’appuntamento elettorale del 21 settembre, con importanti regioni al voto e un referendum sulla rappresentanza parlamentare. Il Parlamento italiano, così come gli altri in Europa, è chiamato ad accompagnare il faticoso accordo raggiunto dai capi di Stato e di Governo europei.

L’esecutivo italiano ha l’interesse a presentare per primo in Europa l’elenco delle riforme da supportare con i soldi pubblici europei.

Prima arrivano e più si allontana l’utilizzo del Mes (il fondo Salvastati inviso ai 5Stelle perché ritenuto invasivo nelle scelte interne) che ha una potenzialità di 36 miliardi. Più la progettualità italiana risulterà credibile e puntuale, meno blocchi arriveranno dai Paesi frugali (Olanda, Danimarca e altri) che tengono d’occhio le eventuali inefficienze e le furbizie mediterranee.

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