Tutto distrutto. Un’apocalisse. “Mio marito ha vissuto qui 30 anni di guerra e mi ha detto: ‘Anna, ci vuole un mese di bombardamenti per ridurre Beirut così’. Pensi quindi la distruzione che in tre secondi questa deflagrazione ha causato. Tutta Beirut oggi ha i vetri esplosi. Tutta. Abbiamo di fronte ai nostri occhi un paesaggio apocalittico”. È la testimonianza da Beirut di Anna Maria Ward, italiana, moglie dello stilista Tony Ward, da 25 anni in Libano. Sebbene abiti nella zona cristiana di Ashrasieh, distante dal porto 5/6 chilometri, per fortuna ieri al momento della esplosione non era in casa ma in una zona più lontana, verso l’aeroporto. “Abbiamo sentito come un terremoto”, racconta.

“L’edificio dove stavo ha cominciato a tremare. Anche se lontani dal punto dell’esplosione, l’onda d’urto è stata fortissima e ha fatto esplodere tutti i vetri. Ci siamo tutti guardati. Per fortuna a causa del caldo, nell’ufficio in cui mi trovavo avevamo chiuso le tapparelle ma altrove le schegge hanno colpito le persone. C’è stato il panico, gente che gridava, correva per strada. Era evidente il riflesso di un popolo che ha vissuto la guerra. Gridavano: ‘State lontani dai vetri’. E soprattutto quando non si sa cosa esattamente è successo, ci si aspetta che ci sia un’altra esplosione ma non si sa come, non si sa da dove, se più vicina o più lontana. È il panico”.

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