Di Pietro Pompei

MARCHE – In questo cammino verso le elezioni regionali e referendarie facciamo una prima riflessione sull’importanza della comunicazione oggi e come vengono veicolate tutte le notizie che alla fine determinano il nostro voto. A tale proposito mi torna in mente una bella riflessione di Giovanni Paolo II che nell’enciclica Redemptoris Missio così si esprime rifacendosi alla missione di S.Paolo in Atene: “Il primo areopago del tempo moderno è il mondo delle comunicazioni, che sta unificando l’umanità rendendola – come si suol dire – «un villaggio globale». I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali”. (RM. 37/c). Se tanto può la comunicazione nel mondo ancor più sulla famiglia influenzandone il modo di pensare, il linguaggio, i comportamenti.  Sui giovani in particolare, il Papa G.P.II aggiunge: “ Le nuove generazioni soprattutto crescono in modo condizionato da essi” (RM.37/c). E in altro documento così si esprime: essa agisce sulla formazione della personalità e della coscienza, l’interpretazione e la strutturazione dei legami affettivi, l’articolazione delle fasi educative e formative, l’elaborazione e la diffusione di fenomeni culturali, lo sviluppo della vita sociale, politica ed economica.
Non è un caso che Papa Francesco in un incontro con i giornalisti sia partito dai concetti di verità e giustizia, senza i quali viene meno, o dovrebbe venire meno, lo stesso ruolo sociale della professione:  “Vi esorto a operare secondo verità e giustizia, affinché la comunicazione sia davvero strumento per costruire, non per distruggere; per incontrarsi, non per scontrarsi; per dialogare, non per monologare; per orientare, non per disorientare; per capirsi, non per fraintendersi; per camminare in pace, non per seminare odio; per dare voce a chi non ha voce, non per fare da megafono a chi urla più forte”
Se tanto può la comunicazione, vediamo come ci viene elargita in questi giorni, specie nell’ambito politico. Se un qualche effetto ha portato il bipolarismo nella nostra cultura, esso va cercato nel metodo della denigrazione condita di pettegolezzi ed insulti, frutto  di una politica inaridita di muro contro muro che sembra essersi rigenerata in questi ultimi mesi, nonostante il Coronavirus e l’invito costante del Presidente della Repubblica alla collaborazione per il bene di tutti.. Non c’è una politica costruttiva che in un serio confronto educhi l’elettore. Non porta ad una cittadinanza attiva e alla ricerca di un bene comune, ma a sterili odi e rancori. L’uso dei nostri mezzi di comunicazione viene esercitato spesso contro le direttive dell’UNESCO, le quali così si esprimono: “Essi devono diventare mezzi di espressione della società, che li usa e li tiene in vita. Essi devono venir incontro ai bisogni reali della società. Essi devono tenere in grande considerazione la cultura e la storia di una nazione”.
Da noi, dopo tanti sacrifici, accettati dal popolo anche se ob torto collo, lo si disprezza come inutile, con un linguaggio immaginario che lo si vuol passare come reale. Se non si hanno certe cose, se non si può vivere in un certo modo, ci si illude di poterlo fare un giorno. La cultura dell’immaginario tipica dei mass-media in cui spesso i politici sguazzano allegramente. In parte la comunicazione non ci ha aiutato ad uscire dai vari suggerimenti del gruppo scientifico. Alcune indicazioni sono state presentate come limitative della libertà, suscitando un senso di ribellione specie tra i giovani che si è manifestata in disubbidienza e varie sregolatezze, anche in città come le nostre. I più di 35.000 morti che la pandemia ha prodotto nella nostra nazione non hanno fatto più notizia, lasciando pagine intere alle offese che nel linguaggio politico sono quotidiane. Non aggiungo nulla sulle “movide” che in ogni parte stanno  esasperando alcuni cittadini col rischio anche del ritorno del “coronavirus”.
Nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa al n. 415 si legge: “I mezzi di comunicazione sociale si devono utilizzare per edificare e sostenere la comunità umana, nei vari settori, economico, politico, culturale, educativo, religioso. “L’informazione attraverso i mass- media è al servizio del bene comune..La società ha diritto ad un’informazione fondata sulla verità, la libertà, la giustizia e la solidarietà”. Ci si chiede un particolare discernimento anche nell’individuare, attraverso l’uso dei mezzi di comunicazione, le persone verso le quali indirizzare il nostro voto.

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