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Sorelle Clarisse: “La condivisione è la migliore preghiera che possiamo rivolgere al Padre”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

«Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci»: sono le parole di sconforto dei discepoli di fronte a circa cinquemila uomini che hanno seguito Gesù, lo hanno ascoltato, lo hanno visto compiere miracoli e guarigioni e ora, in quel luogo deserto, non hanno nulla da mangiare!

Pochi pani e pochi pesci: un nulla, ma proprio in quel nulla Gesù, come leggiamo nella pagina di Vangelo di questa domenica, scorge lo spazio necessario del dono, la condizione in cui Dio può mostrare la sua misericordia e la sua benedizione. Infatti, alla fine, «Tutti mangiarono a sazietà»!

Ma non è Gesù, oggi, a compiere miracoli! Non fa comparire all’istante e magicamente quanto necessario a sfamare quella gente. Gesù vuole farci fare un salto di qualità facendoci comprendere che siamo noi i protagonisti della nostra storia, della storia di questa umanità; che egli non può compiere alcun miracolo senza il nostro aiuto, senza il nostro intervento, senza che mettiamo in gioco la nostra responsabilità, le nostre capacità, le nostre risorse.

Gesù prende il poco che siamo, che abbiamo e lo avvicina al Padre: «…prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla». Ed è proprio quel poco che permette a Gesù di affrontare la situazione grande che ha davanti. Gesù tira fuori quello che consideriamo “il nostro niente” per sfamare la tanta fame degli altri.

E’ quel poco di pane e di pesce condivisi che danno a Gesù la possibilità di compiere il miracolo: il prodigio non è tanto quello della moltiplicazione quanto la condivisione, il dono, il non possedere per sé, il dare quello che abbiamo e siamo anche se, apparentemente, ci sembra inadeguato, inadatto, insufficiente, inappropriato.

«Voi stessi date loro da mangiare»: senza le mani dei discepoli che donano ciò che hanno ricevuto dalle mani di Gesù, non sarà possibile sfamare la folla. E’ la povertà che sfama la povertà…per condivisione.

«…e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene». La condivisione genera abbondanza senza limiti, essa è il contributo necessario ed essenziale alla porzione di vita, di storia, di umanità che il Signore ci chiama a vivere. E’ la condivisione la migliore preghiera che possiamo rivolgere al Padre e con la quale, come il salmista, chiediamo a Lui: «Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente».