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P. Bamonte: “L’esorcista non è un superuomo o un mago, c’è bisogno di formazione”

Riccardo Benotti

“Anche in quelle diocesi dove un solo esorcista potrebbe bastare, l’ideale sarebbe averne comunque almeno due. E questo non solo per una migliore distribuzione del ‘lavoro’, visto che al presente è difficile che un esorcista non abbia anche altri incarichi pastorali, ma soprattutto perché l’avere vicino altri confratelli esorcisti con cui potersi confrontare, ragionare e consigliare gioverebbe moltissimo a tutti quanti e contribuirebbe a togliere al ministero dell’esorcista quell’aura di mistero per cui molti lo vedono più come un superuomo o un mago invece che un semplice sacerdote, ministro di Cristo e della Chiesa”. È l’auspicio di padre Francesco Bamonte, presidente dell’Associazione internazionale esorcisti (Aie) che in questi giorni ha dato alle stampe le “Linee guida per il ministero dell’esorcismo” (Edizioni Messaggero Padova), vademecum di dottrina e prassi alla luce del nuovo Rituale.

Perché le Linee guida? C’è un problema di formazione dei sacerdoti esorcisti?

Purtroppo non mancano gli Ordinari che affidano il ministero esorcistico a sacerdoti i quali, pur dotati di pietà, scienza, prudenza e integrità di vita, non hanno ricevuto una preparazione specifica ad esercitare questo impegnativo compito. Ed è questa la ragione principale per cui abbiamo voluto approntare le Linee guida. Il loro obiettivo primario è infatti quello di

fornire ai sacerdoti esorcisti della nostra Associazione uno strumento idoneo ad esercitare il loro servizio in modo corrispondente alle norme con le quali la Chiesa regola il ministero dell’esorcistato, ovviando così ad eventuali lacune nella loro formazione.

Riteniamo, inoltre, che le Linee guida potranno contribuire alla formazione iniziale dei candidati al ministero di esorcista tutte le volte che i loro Ordinari riterranno utile servirsi della nostra Associazione per assicurare loro principi ben fondati e indirizzi sicuri di comportamento nell’attuazione di questo delicato e difficile servizio ecclesiale.

La preghiera è sufficiente per difendersi dagli attacchi del demonio?

La vita di grazia è la vera e imprescindibile difesa dagli attacchi ordinari e straordinari del demonio. Ora, la vita di grazia non si mantiene con la sola preghiera. C’è bisogno della Parola di Dio, dei Sacramenti, dell’impegno a crescere nella virtù, specialmente nell’umiltà e nella carità. E tutto questo non come delle entità isolate, ma nel contesto della Chiesa, che è la famiglia di Dio.

Un capitolo delle Linee guida è dedicato all’efficacia dell’esorcismo. Perché si parla di “apparente non efficacia”?

L’esorcismo pubblico, ossia l’esorcismo che ha valore di sacramentale, se viene celebrato secondo le norme della Chiesa è sempre efficace in sé stesso, in quanto azione di Cristo e della Chiesa. L’esorcista, specialmente quando proferisce un esorcismo liturgico, non opera mai in nome proprio o in virtù di suoi particolari poteri, ma solo come strumento di Dio, la cui potenza è infinita. Tuttavia, al giorno d’oggi,

raramente una persona realmente vittima di un’azione straordinaria del demonio resta liberata al primo esorcismo, specie se si tratta di possessione diabolica.

Ciò può far nascere molte perplessità e interrogativi, per cui è necessario capire bene il perché di questi ritardi nella liberazione, in modo da evitare soluzioni sbagliate a questa apparente non efficacia dell’esorcismo, quando cioè la liberazione dal maligno non è subito ottenuta.

Nell’immaginario collettivo, l’esorcista è quello visto nei tanti film di Hollywood. Quanto c’è di vero in questa rappresentazione?

Praticamente niente, cominciando dall’atmosfera da horror, che è esattamente il contrario di ciò che si sperimenta quando si celebra un vero esorcismo secondo le indicazioni della Chiesa.

L’esorcismo è infatti un’esperienza di fede molto intensa, in cui si tocca quasi con mano la presenza viva di Gesù, della Madonna, degli Angeli e dei Santi.

Il tutto in un clima di serenità e di gioia intensa, che non hanno niente a che vedere con ciò che cinema e tv, stravolgendo la realtà, mostrano agli spettatori.