SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La notizia di alcuni bengalesi affetti da covid giunti in Italia dal loro Paese di origine ha scatenato la reazione degli haters sui social con commenti davvero poco edificanti. È paradossale che noi italiani, secondo popolo colpito dal covid dopo i cinesi, siamo stati considerati all’inizio della pandemia come degli appestati da alcuni Paesi, e ora ci rivolgiamo allo stesso modo verso gli stranieri, quando ormai è palese che il coronavirus non ha frontiere. Ne abbiamo parlato col dott. Carlo Di Biagio, che da anni mette a disposizione le sue competenze mediche in favore di tante persone che si rivolgono alla Caritas.

Può fare una considerazione in merito ai recenti fatti che hanno coinvolto i bengalesi?
Da un punto di vista umano è sempre brutto accusare delle persone, anche perché secondo il mio parere, molte cose noi non le conosciamo. Veniamo informati attraverso la stampa e i media, ma molte volte non riusciamo a conoscere quella che è la situazione reale. Non sappiamo se questi bengalesi sono venuti non sapendo niente, oppure se hanno fatto certificati falsi, oppure hanno cercato di nascondere, però ognuno getta benzina sul fuoco e dice la propria. Ci dovrebbe essere un’oggettività che purtroppo non viene detta per tanti motivi e invece ognuno cerca di trarre il proprio interesse da questa situazione contingente

Alla luce di quello che è accaduto negli ultimi giorni, come si possono coniugare rispetto dei diritti umani e sicurezza pubblica?
Bisogna stare molto attenti, specialmente con chi viene da certi paesi dove i controlli non ci sono e dove la corruzione è oltremodo elevata. È vero che questi bengalesi avevano certificati falsi? È vero che avevano fatto degli esami e che non rispondevano alla realtà. Io oggi non so rispondere a questa domanda. Sono le autorità che devono rispondere su questi problemi.

In effetti la libera circolazione potrebbe costituire un problema…
Il virus non ha barriere e quindi per fermare il virus bisogna cercare di fare in modo che venga controllato. È necessario che chi ha infezioni venga sottoposto a determinati controlli. Noi abbiamo delle persone che sono a rischio per la professione che svolgono: queste persone non sono degli untori, ma persone che vanno controllate e che quindi non siano fonte di infezione per altre persone.

Sono molti i suoi colleghi che hanno perso la vita per svolgere il loro dovere di medici. Li abbiamo giustamente chiamati eroi. Ma non sono anche vittime di un sistema che li ha mandati al macello?
Sono eroi e allo stesso tempo delle vittime. Noi medici facciamo un certo tipo di scelta ovvero quella di stare vicino alle persone che stanno male. Questo ovviamente va fatto in sicurezza per noi, per i cari che ci stanno vicino e per gli altri pazienti. Non si può prescindere da questo fatto: non possiamo pensare solo a noi, ma anche a chi ci circonda. Sono tanti i medici che nella prima fase (che è stata sottovalutata) sono morti e hanno trasmesso questa patologia ad altre persone: un medico di base che va a visitare una persona infetta a sua volta si contagia e diventa mezzo di trasmissione del virus. Bisogna quindi fare in modo che i medici abbiano le necessarie protezioni per non trasmettere la malattia ad altri. Oltre al danno personale si è creato un danno pubblico. All’inizio siamo stati molto superficiali e abbiamo sottovalutato il virus e abbiamo mancato nell’adozione dei giusti criteri per salvagurdarci.

Nel frattempo la situazione non sembra migliorare a livello mondiale…
La situazione nel mondo non va migliorando, proprio perché, come dicevo, non si adottano le giuste misure, come il blocco di alcune attività: alcuni Paesi proprio non vogliono metterlo in atto. Nei paesi in via di sviluppo la situazione è ancora più complicata anche perché la popolazione non accetta la situazione. Ci troviamo in un a situazione particolare e con un’epidemia gravissima, che ancora non si riesce a circoscrivere. Basta pensare a Paesi come il Brasile o gli Stati Uniti, che sono lontani solo apparentemente, perché con i mezzi di trasporto sono praticamente dietro l’angolo: basta un aereo con una persona infetta per portare il virus in Italia e creare nuovi focolai: non possiamo abbassare la guardia.

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