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Santa Sede: urgente una maggiore cooperazione internazionale sugli sfollati interni

Vatican News – Lisa Zengarini

La Santa Sede ritiene urgente una “genuina cooperazione” nella comunità internazionale sul problema degli sfollati interni. A questo scopo, incoraggia l’elaborazione di una cornice giuridica chiara sulle responsabilità degli Stati che “assicuri la loro effettiva protezione, ottenga soluzioni durevoli e in ultima istanza salvi vite umane”. Questo il senso dell’intervento di monsignor Ivan Jurkovič, osservatore vaticano presso le Nazioni Unite e le altre organizzazioni internazionali con sede a Ginevra, che ha parlato alla 44.ma sessione del Consiglio per i diritti umani in corso fino al 17 luglio nella città svizzera. Al centro dell’intervento, il rapporto del relatore speciale sugli sfollati interni (Internally Displaced Persons, in inglese -Idp), dedicato, in particolare, ai più vulnerabili tra questi: le persone con disabilità. 

Come i migranti e i rifugiati, anche le persone costrette a fuggire dalle proprie terre ma che rimangono nei loro Paesi di origine – ha ricordato l’osservatore permanente – sono vittime di quella “globalizzazione dell’indifferenza” tante volte denunciata da Papa Francesco. Essi sono oggi protagonisti di una “tragedia invisibile” che la pandemia del Covid-19 ha solo esacerbato, come evidenzia il Papa nel Messaggio per la 106ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2020. Ma proprio come i migranti e i rifugiati, gli sfollati – ha ribadito monsignor Jurkovič – “non sono semplici numeri o statistiche: sono persone umane, con storie, sofferenze e aspirazioni personali”. Sofferenze aggravate per chi, tra essi, ha un handicap che incontra difficoltà ancora maggiori nell’accesso alle informazioni e all’assistenza umanitaria “con conseguenti disuguaglianze e maggiori rischi per la loro protezione”.

Per questi motivi, negli aiuti agli sfollati interni, la Santa Sede ritiene fondamentale considerare anche i bisogni di quelli disabili, perché sia garantita loro sicurezza e promossa la loro piena partecipazione alla vita delle società ospitanti, come raccomandato dagli “Orientamenti pastorali sugli sfollati interni” preparati dal Dicastero vaticano per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. A tale fine – ha sottolineato monsignor Jurkovič – è necessario un maggior impegno degli Stati, più meccanismi di coordinamento e mandati più chiari “basati sui principi secondo cui tutte le persone, indipendentemente dal loro status migratorio, dovrebbero poter rimanere nelle loro terre in pace e sicurezza senza minaccia di essere sfollati”. Tali meccanismi e cornici giuridiche, peraltro, da soli non bastano: essi potranno essere efficaci solo se saranno superati “i pregiudizi di una cultura che – ha affermato infine l’osservatore permanente – continua a produrre disuguaglianze e lascia indietro tante persone”.