Un appello ai fedeli cattolici e, più in generale, ai cittadini britannici perché scrivano ai loro parlamentari per chiedere che si oppongano a un cambiamento nella legge che aprirebbe all’aborto su richiesta, per qualunque motivo, fino a 28 settimane. A lanciarlo è mons. John Sherrington, responsabile del settore vita per la conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. In un comunicato, il vescovo avverte del rischio che “alcuni emendamenti alla legislazione sugli abusi domestici, che verrà discussa dal parlamento di Westminster lunedì 6 luglio, possano portare, nel Regno Unito, alla legislazione in materia di aborto più liberale in Europa”. “Questi emendamenti vengono presentati come una depenalizzazione dell’aborto”, scrive il vescovo Sherrington, “ma, se approvati, produrrebbero un effetto molto più ampio. Esiste un tentativo, da parte di alcuni parlamentari, di eliminare le sezioni 58 e 59 della legislazione sulle offese contro le persone del 1861. Questo lascerebbe il Regno Unito con la legislazione in materia di aborto più estrema in Europa, dove, in quasi tutti i Paesi, il limite per terminare una gravidanza è di 12 settimane. La maggior parte dei nostri connazionali vorrebbe vedere il limite esistente di 24 settimane ridotto e non aumentato”. Il vescovo Sherrington nota anche che, se la legge verrà modificata, “diventerà impossibile, per i medici, esercitare l’obiezione di coscienza”.

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