DIOCESI – Una delle insidie più frequenti per un credente è quella si separare lo “spazio sacro” e lo “spazio profano”, ovvero di disgiungere la vita di fede dalla vita di tutti i giorni. Per fortuna all’interno della Chiesa ci sono varie realtà che quotidianamente sono impegnate a colmare questo divario e fra esse c’è sicuramente il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica (MLAC), nato all’interno dell’Azione Cattolica. La segretaria diocesana Antonella Simeni, affiancata dall’altra segretaria Teresa Di Buò, ci ha raccontato come vive e come opera il MLAC nel nostro territorio.

Se lei dovesse spiegare ai nostri lettori che cos’è il MLAC che cosa direbbe?
Il Movimento Lavoratori di Azione Cattolica è una scelta specifica che alcuni aderenti di Azione Cattolica fanno perché vogliono fare un approfondimento sul mondo del lavoro e quindi si occupano maggiormente di conoscere e formarsi su questo tema. E’ un po’ la parte missionaria dell’AC: in Azione Cattolica il cristiano si forma e tramite i Movimenti si presenta all’esterno; anche se formazione e missione vanno sempre insieme, sono un processo continuo. Siamo attualmente una trentina e nelle attività che proponiamo cerchiamo di fare riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa con l’organizzazione di convegni, seminari di approfondimento, uscite . Altro momento che viviamo insieme è la festa di San Giuseppe a marzo che tocca sempre aspetti diversi legati al lavoro che vengono proposti dal centro nazionale e adattati alla nostra realtà. Collaboriamo con l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro facendo parte dell’equipe e siamo sempre aperti a collaborare con le realtà disponibili del territorio su questi temi.

Quali sono le attività che lo contraddistinguono?
Ogni anno in occasione del Primo Maggio facciamo una veglia di pregare incentrata sul mondo del lavoro e di solito la svolgiamo proprio in un luogo dove le persone lavorano: siamo stati ad esempio al centro per le revisioni Piemme Group di Porto d’Ascoli, al centro agroalimentare di Porto d’Ascoli, al porto e presso l’Azienda ortofrutticola Damiani Orsini di Centobuchi, mentre quest’anno, a causa del coronavirus, ci siamo incontrati via web tramite una piattaforma. In questa veglia erano previste tre testimonianze: quella di un lavoratore precario, quella di un volontario della Caritas e la mia che opero all’interno di una RSA. Tutti e tre i racconti possono essere letti sul nostro sito. Da lì è nata l’idea di raccogliere varie testimonianze e dunque ci siamo messi in ascolto di chi lavora nella scuola, nel settore del turismo, ecc.

Quali sono invece le iniziative più recenti?
Il tema di quest’anno associativo è la città e dunque abbiamo intrapreso una serie di iniziative inerenti. Ad esempio avevamo in cantiere l’idea di realizzare un convegno con l’Urbanista Elena Granata che ci avrebbe illustrato come si programma lo sviluppo di una città. Quest’occasione ci avrebbe permesso di capire un po’ di più ciò che sta accadendo a San Benedetto con le varianti, ma purtroppo Elena si è fatta male e abbiamo dovuto rimandare.

Qual è la situazione del mondo del lavoro nel nostro territorio?
Nel nostro territorio il mondo del lavoro risente di tutte le problematiche esistenti a livello nazionale: precariato, instabilità economica, lavoro nero. In questi anni abbiamo anche rilevato che non c’è più una formazione alla laboriosità fin da bambini (che invece andrebbe riscoperta) e che spesso ci si propone al mondo del lavoro tenendo conto sempre più dei diritti e trascurando i “doveri”. Insomma occorre formare, educare e pensare al bene comune anche quando si parla di lavoro.

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