MARTINSICURO – Si sono svolti ieri pomeriggio, alle ore 15:30, i funerali di don Giacomo Novelli, parroco emerito di Martinsicuro. Grazie alle condizioni meteo favorevoli, le esequie sono state celebrate all’aperto, presso la piazza adiacente alla Chiesa del Sacro Cuore, sotto un sole caldo e fulgente. Una folla numerosa ma composta, così come richiesto dalle norme anti-covid, ha accolto il feretro proveniente dall’ospedale di Giulianova e ha preso parte alla celebrazione presieduta dal Vescovo della Diocesi di San Benedetto – Ripatransone – Montalto. Presenti molti sacerdoti della Diocesi e anche il Sindaco di Martinsicuro, l’avvocato Massimo Vagnoni.

Durante l’omelia, il Vescovo Carlo Bresciani ha ricordato il lungo cammino pastorale di don Giacomo: “Ringraziamo il Signore perché ci ha dato don Giacomo che ha donato ben 47 anni della sua vita a questa comunità parrocchiale. Cosa ha spinto un uomo a spendere tutto il suo tempo dedicandolo alla Chiesa? Ce lo ha detto San Giovanni nella seconda lettura: Amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio. Questa è la cosa per certi aspetti più semplice e più difficile da comprendere: più semplice, perché l’amore è possibile a tutti, ai sapienti e agli insipienti, ai ricchi e ai poveri; più difficile, perché è la cosa che trascuriamo di più. Il senso della nostra vita sta nello scoprire che siamo stati amati prima ancora che noi ce ne rendessimo conto. L’amore ci ha preceduto, quindi tutti abbiamo un debito d’amore per Colui che ci ha preceduto e ci ha permesso la vita, per Dio. Quando scopriamo questo, capiamo il senso profondo di rispondere all’amore con l’amore. In questo senso non basta amare Dio. Dobbiamo amarci gli uni gli altri. La verità del fatto che noi amiamo Dio sta nell’amarci gli uni gli altri. È questa la strada per diventare santi. In questa giornata speciale, in cui si ricorda la solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, la Chiesa celebra anche la Giornata per la Santificazione del Clero. Come si santifica un sacerdote? Nello stesso modo nel quale ci santifichiamo tutti: imparando a volerci bene. Non c’è bisogno di fare grandi cose, grandi miracoli. Don Giacomo ha donato la sua vita con le forze che aveva, con la generosità che aveva, con la capacità che aveva e anche con i limiti che aveva. Per amore di questo popolo, per amore di questa Chiesa. La vera sapienza della vita, quella che viene dal cuore, sta nell’imparare ad usare quello che abbiamo, il tanto o il poco, per amarci gli uni gli altri. Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi.
Nella sua vita don Giacomo ha fatto proprio questo: ripensando alla sua vita, nei lunghi anni del suo ministero, ricorderete molti fatti o momenti in cui avete ricevuto tanto, una parola di conforto, di incoraggiamento, di perdono, i sacramenti che vi ha amministrato, tutto ciò che ha donato a questa comunità. Sappiamo rivedere dunque negli atti da lui compiuti l’amore di Dio che si è manifestato attraverso di lui. E la nostra gratitudine diventi anche il saper cogliere l’esempio di vita, per capire che questo è possibile dentro la nostra realtà umana, perché un sacerdote è un uomo, non è un superuomo. Dentro questa sua realtà umana, don Giacomo ha saputo spendere la sua vita per gli altri. E questa è una cosa grande, che ci fa allargare il cuore.
Ora, di fronte alla morte, da un punto di vista umano non possiamo fare più nulla. Ci resta, però, un gesto di grande amore, che è la preghiera, la preghiera di suffragio. Noi crediamo che pregare per i nostri defunti abbia un valore grande sia per i defunti sia davanti a Dio: non è, infatti, un gesto qualsiasi; è un gesto di fede. Noi sappiamo che la nostra fede termina in Dio e pregare significa mantenere quella comunione nel Signore, quella comunione nella quale abbiamo vissuto durante la vita e continua per la vita eterna. Quello che stiamo facendo adesso non è semplicemente un ricordo di gratitudine per don Giacomo, ma è un atto di grande amore: gli stiamo donando la nostra preghiera di intercessione presso Dio. Mentre diamo l’ultimo saluto a don Giacomo, lo affidiamo alla misericordia del Signore, affinché il giudizio di Dio sulla sua vita sia un giudizio di amore e di accoglienza, il giudizio del Padre Buono che accoglie il figlio che torna a casa.”

Dopo il rito religioso, tanti i saluti, commossi ed autentici, delle persone che hanno conosciuto don Giacomo. Prima di tutti ha preso la parola il segretario del Consiglio Pastorale, la signora Silvia Antonini, la quale ha ricordato come don Giacomo abbia curato le anime dei parrocchiani, non trascurando i compiti più tecnici e gestionali della parrocchia, grazie alle sue capacità organizzative: “Don Giacomo, tutta la comunità vuole dirti grazie per il tempo che hai dedicato alle famiglie, ai giovani di allora e di oggi. Grazie per la tua disponibilità, per essere stato un sacerdote capace di essere confessore, dispensatore di consigli e mediatore, dando un fattivo contributo anche nella scuola. Oggi, nella solennità del Sacro Cuore di Gesù e Giornata della Santificazione Sacerdotale, ti salutiamo e ti affidiamo al Buon Pastore, manifestandoti la nostra gratitudine per il servizio che hai offerto alla nostra comunità e alla diocesi. Arrivederci, don Giacomo. Che il Signore ti ricompensi per il bene che hai seminato tra noi!”.
È stato poi il turno di don Anselmo che ha letto le parole pronunciate da don Giacomo qualche mese fa, parole che ora, alla luce della sua morte, assumono il significato di un saluto di congedo verso la comunità che ha servito per molti anni: “Grazie ai bambini che, nella loro semplicità, sono stati i miei maestri. Grazie ai giovani, che mi hanno offerto lo sforzo e la lotta contro me stesso e a cui voglio tanto bene. Grazie agli adulti che mi hanno sostenuto con il loro affetto. Sono arrivato come parroco di questa comunità il 12 Agosto 1973 e dico sinceramente che a tutti ho voluto un immenso bene. Ringrazio voi tutti per la disponibilità, l’affetto e la stima con cui in tutti questi anni mi avete accettato. Il bene è stato reciproco. Vi assicuro il mio bene infinito nella eternità del Signore infinito.
Successivamente ha preso la parola la signora Silvia Cava, nipote di don Giacomo, che, in rappresentanza di tutti i familiari, gli ha rivolto un ultimo saluto: “Lo zio era il nostro posto del cuore, il luogo in cui trovare rifugio e ricevere attenzioni. Era ed è il ricordo dell’infanzia e dell’adolescenza, delle estati più belle delle nostre vite vissute nelle sue case parrocchiali di Valtesino e Martinsicuro. Zio non era solito avere atteggiamenti di affettuosità plateali, ma sentivamo il suo affetto sincero, senza per questo doverlo esprimere con gesti o con parole. Ti abbiamo voluto bene, zio, ma non te lo abbiamo mai detto, perché è così che funziona nella nostra famiglia. Però te lo diciamo ora e certamente tu ci sentirai, perché di là – come ci hai insegnato – tutto inizia e tu ci stai ascoltando. A te va un ultimo bacio da parte di chi ti ha voluto un immenso bene: la tua ultima sorella in vita, Caterina. E ora carissimo zio, vai, serenamente ed allegramente, dove gran parte della tua famiglia ti sta aspettando. Vai nella Grazia del Signore che hai servito amorevolmente sempre, da devoto sacerdote.”
Toccanti anche le parole del Sindaco di Martinsicuro, Massimo Vagnoni: “Essere qui per questo ultimo saluto a don Giacomo è difficile: sono infatti molti i ricordi e gli aneddoti che mi legano a lui, visti i tanti anni di servizio pastorale nella nostra comunità. Del resto sfido chiunque qui, tra la folla, a non avere almeno un ricordo legato a don Giacomo! Tuttavia, al di là dei miei ricordi personali, ricorderò sempre il modo in cui si approcciava alle persone: aveva sempre una parola per tutti, schietto, autentico, di certo non le mandava a dire, ma trovava sempre un modo per dirti le cose che pensava, sapeva essere uomo fra gli uomini. E non si limitava alle parole, bensì dimostrava con i fatti l’amore che aveva per la comunità, come dimostrano l’organo della Chiesa o la cura per la casa parrocchiale. Nelle varie fasi in cui ho ricoperto degli incarichi pubblici, ho avuto modo di parlarci tante volte e lui mi stimolava sempre a fare di più, a fare meglio, per la sua comunità. In particolare chiedeva a chi amministrava di fare di più per gli ultimi, per chi aveva più bisogno, per essere loro più vicino. Questo era don Giacomo e per questo non lo dimenticheremo mai. Ai familiari va il cordoglio dell’intera comunità, nella consapevolezza che, anche se ha lasciato la vita terrena, tutti noi porteremo sempre nei nostri cuori il ricordo di una persona speciale, sempre vicina a tutti.”

La cerimonia si è conclusa tra gli applausi e la commozione dell’intera assemblea, mentre il feretro veniva salutato da una folata di vento fresco e leggero, un ristoro ed un sollievo per tutti i presenti in piazza, una delicata carezza dello Spirito Santo a don Giacomo e alla comunità.

 

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1 commento

  • Silvana Cocchini
    20/06/2020 alle 09:52

    Un grande dolore non aver potuto partecipare al tuo funerale carissimo Don Giacomo. Tutto quello che è stato detto di te è solo una minima parte di quello che eri. Se avessero potuto parlare tutti, ognuno avrebbe aggiunto quello che sei stato per loro. Un prete in mezzo alla gente come se ne vedono pochi, un parroco che conosceva uno ad uno i suoi parrocchiani e questa è una rarità, un dispensatore della Parola di Dio che con semplicità , umiltà e con le sue uscite dialettali, faceva penetrare nel cuore di tutti. Aveva un modo suo per raccontare i suoi viaggi in Terra Santa, per cui i tanti che non avevano avuto modo di visitare quei luoghi sacri, sembravano esserci andati. Spesso parlava dell’aldila, del suo incontro con il Padre Buono che però temeva un po’. Visitava il Cimitero spesso, altra rarità per i preti di oggi. I miei ricordi personali sono innumerevoli da quando era alla Val Tesino. I dibattiti su Medjugorje....le sue preoccupazioni per i suoi malanni e x quelli degli altri. Una sera con la chiesa gremita di giovani della diocesi a cui i venivano imposte le ceneri, il Vescovo Gervasio ebbe un malore mentre Don Giacomo stava per segnarli la fronte , mi raccontava,fu presodal dubbio quale formula usare: Convertiti e credi al Vangelo o Ricordati che sei polvere ed in polvere ritornerai... : Come potevo dire al mio Vescovo convertiti? Come potevo dirgli ricordati che devi morire ? Per Don Giacomo furono minuti di preoccupazione e di dolore....Di questi episodi ce ne sarebbero tanti da raccontare, tutta la sua vita sarebbe da racchiudere in un libro da consegnare alle generazioni future. Grazie Giacomino, prete furbo e birichino, oggi è arrivato il momento di bussare a Quella Porta, ti sono venuti incontro in tanti, tutti quelli che hai portato tu in Paradiso, ne conosco parecchi anch’io. Erano quelli che si radunavano dopo la Messa davanti il sagrato della Chiesa, ne erano tanti e commentavano le tue omelie col sorriso sulle labbra, omelie non pompose, omelie semplici che toccavano però il cuore di tutti. Il resto lo sappiamo tu e ognuno di noi, perché il bene ricevuto è e rimarrà nei nostri cuori. La carità non si vanta e tu hai aiutato senza che nessuno ne fosse a conoscenza, ma sapendo che tutto quello che facevi lo avevi fatto a LUI. Grazieeeeeeee, anche se te lo diciamo in ritardo e ricordati ora che sei finalmente nella gloria, di assisterci sempre.

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