“All’inizio l’Europa è stata completamente assente. I Paesi pensavano solo a se stessi e chiudevano i propri confini. L’immagine dell’Europa ne ha sofferto molto. Ho letto un commento sulla stampa che mi ha fatto male: nei Paesi del Nord abbiamo visto gli italiani morire senza dire nulla.

Avremmo invece avuto bisogno, fin dall’inizio, dell’empatia europea perché non sono gli italiani, gli spagnoli o i francesi a soffrire, ma i nostri fratelli e le nostre sorelle”.

Usa parole durissime il card. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo di Lussemburgo e presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) che in un’intervista a La Croix, realizzata in partenariato con “Nederlands Dagblad”, quotidiano olandese di ispirazione cristiana, fa il punto sulla “reazione” dell’Ue ai Paesi più colpiti dalla pandemia. Il presidente dei vescovi Ue saluta positivamente il “Recovery fund” così come proposto da Francia e Germania. “Questo strumento di solidarietà – dice – va nella giusta direzione. Ora temiamo la reazione dei Paesi Bassi”. E aggiunge: “Tutti i Paesi devono capire che, anche se agiscono per egoismo nazionale, essere uniti è nel loro stesso interesse. Senza cooperazione, sarà prima l’Unione monetaria e poi l’intera Unione europea a essere distrutta!”. “Questa crisi ha dimostrato che occorre compiere progressi nell’integrazione, altrimenti l’Europa andrà in rovina”. Non si tratta di “comunitarizzare” tutto – osserva il cardinale – ma di mettere in campo “una risposta adeguata”, “in caso di crisi”. Il cardinale poi avverte: “Questo disastro non sarà l’ultimo. Soprattutto perché questa crisi non è nulla in confronto alle difficoltà che i Paesi dovranno affrontare a causa dei cambiamenti climatici”. E sui migranti argomenta: “Quando una società sperimenta un profondo cambiamento, sorgono paure irreali e cerchiamo i colpevoli: migranti, persone di un’altra religione, ecc. Per i leader politici o ecclesiali, cadere in questa trappola è da irresponsabili”.

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