Andrea Casavecchia

Quasi 8 milioni di studenti a marzo hanno iniziato a frequentare la scuola digitale dalle loro case. Il passaggio immediato e radicale è straordinario per un sistema ampio e complicato come quello scolastico. Ma il pericolo che non tutti possano essere raggiunti da questa nuova modalità è reale quanto il rischio che non tutti abbiano le competenze per seguire le lezioni.
Dai dati comunicati dal ministero dell’Istruzione apprendiamo che – almeno nel primo mese – circa un quarto degli istituti scolastici non hanno attivato iniziative di didattica a distanza, un problema. Un altro riguarda gli studenti che non hanno i device e quindi non sono in grado di connettersi. Verranno forniti degli strumenti adeguati, ma sapranno utilizzarli?
Ci accorgiamo che servono strumenti idonei, che garantiscano l’accesso alle reti: pc smartphone, tablet in grado di ospitare le diverse app richieste. Poi c’è bisogno di una rete strutturata ed estesa sul territorio che permetta il flusso di informazioni e di dati senza sovraccarichi. Infine c’è la capacità delle persone a utilizzare i mezzi messi a disposizione e i contenuti che vengono proposti.
La didattica a distanza che garantisce il diritto allo studio rischia, così, di alimentare nuove disuguaglianze, perché ci sono bambini e ragazzi attrezzati per affrontare il nuovo metodo, ci sono famiglie attente e pronte a seguire i loro figli e ce ne sono altre che non hanno i mezzi.
Poi ci sono i singoli alunni, perché un conto è chiedere a una ragazza sedicenne di seguire le lezioni online, in una classe virtuale, e di farsi interrogare in video, un conto è chiederlo a un suo coetaneo maschio. Ci sono fattori emotivi e psicologici che entrano in campo. Ancora diversa è la qualità di partecipazione che si ottiene da studenti delle scuole superiori rispetto a quella possibile alle medie o alle elementari. Minore è l’età, più impellenti sono i bisogni di un’assistenza tecnica (scaricare l’app, creare e inserire password, accedere al sistema…) o la necessita di sostenere il percorso (mantenere l’attenzione, comprendere le spiegazioni…).
In tutte queste situazioni il ruolo educativo della famiglia – e in particolare dei genitori – diventa centrale per i ragazzi. Per evitare l’incremento delle disuguaglianze nella scuola digitale, che durerà per un po’ di tempo nell’immediato e nel futuro con le proposte di integrazione tra didattica frontale e didattica a distanza, sarà necessario immaginare strumenti di supporto per i genitori e, dove non sarà possibile, trovare dei “tutor” che facilitino il percorso dei bambini e dei ragazzi in difficoltà.

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