MARCHE – Il Presidente della regione Marche Luca Ceriscioli ha risposto alle domande dei direttori dei giornali diocesani (aderenti alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici), chiarendo così alcuni punti cruciali della “ripartenza” in questa tanto attesa fase 2 dell’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 che ha colpito l’Italia e il mondo intero.

Il Coronavirus sta impedendo l’esercizio di tanti diritti e della libertà: dal diritto alla cura alla libertà di movimento. Per l’emergenza tante persone hanno dovuto sospendere alcune cure come le chemioterapie, gli appuntamenti senza urgenza e priorità sono stati annullati, ad alcuni non è stato possibile la terapia del dolore o le cure palliative… Come pensa che si possa riprendere gli standard di prima, magari a volte criticati, ma ora sicuramente rimpianti dalla maggior parte delle persone?
A breve, su tutto il territorio regionale, gli ospedali potranno tornare a occuparsi dei pazienti ‘normali’. Ovviamente nulla sarà come prima perché ogni utente che accederà agli ambulatori, sarà considerato un ‘potenziale positivo’ quindi dovranno essere adottati tutti gli accorgimenti e le procedure dei protocolli Covid, con tanto di sanificazione per garantire che un eventuale paziente positivo non contagi tutti quelli che usufruiscono del servizio. I tempi delle visite si allungheranno inevitabilmente: ad esempio i tempi per una diagnostica ambulatoriale saliranno da venti a trenta minuti, per una diagnostica per immagini si potrà arrivare anche a quarantacinque minuti. Per ogni consulto medico sarà adottata un’attività preliminare e successiva di gestione degli spazi per garantire la sicurezza.Il nostro sistema sanitario regionale ha risposto molto bene all’ondata di contagi da Coronavirus. Abbiamo curato tutti, senza nessuna esclusione e fatto un ottimo lavoro gestendo fino a 170 posti letto di terapia intensiva. Uno sforzo inimmaginabile. Noi abbiamo avuto una curva epidemiologica particolarissima, che cresceva come la Lombardia all’inizio e alla fine diminuiva come quella Veneta. Questo significa che abbiamo avuto la capacità di mantenere una prospettiva efficace nella gestione delle urgenze ma che siamo stati capaci di contenere e bloccare la curva dei contagi e invertire la linea dei dati. Merito ovviamente delle misure di lockdown ma soprattutto del comportamento dei cittadini che hanno capito l’importanza del rispetto delle indicazioni che venivano date dalla comunità scientifica.

Oltre 500 tra medici e infermieri sono rimasti contagiati nelle strutture ospedaliere delle Marche. E sempre nella filiera sanitaria sono avvenuti numerosi altri contagi di pazienti in cura per altre patologie. Alcuni dializzati sono stati addirittura rimandati a casa con tampone positivo finendo per estendere virus (e mortalità) a tante altre persone. Cosa non ha funzionato nel sistema di emergenza della prima fase?
Certo, ogni esperienza ci insegna a fare sempre meglio, ma nelle Marche siamo riusciti a gestire e contenere la curva epidemiologica e non abbiamo avuto livelli come quelli verificatisi in Lombardia. Questo grazie a tutta la struttura sanitaria regionale. Il non avere avuto subito a disposizione uno spazio grande e flessibile da essere facilmente adattabile per l’emergenza è stata una carenza. Noi abbiamo ambienti ospedalieri piccoli e contingentati e questa pandemia ci insegna ad avere per qualche anno una struttura ospedaliera grande. La Germania ha un sistema sanitario con grandi spazi liberi per le emergenze che possono essere attrezzati in un giorno. Servono poi delle regole nazionali che ci indichino come possono essere spese le risorse nel tempo dell’emergenza: ad esempio come si considera l’isolamento del paziente nei Lea? Ci sono questioni essenziali da risolvere a breve come anche la capacità produttiva nazionale per i dispositivi di protezione individuale. Abbiamo avuto l’esperienza di non poter avere la sufficiente fornitura di questi dispositivi e ora è emerso il problema di rilasciare le certificazioni a chi ha la capacità di farle: dobbiamo trovare una soluzione per essere autonomi nella produzione delle quantità necessarie. In Italia è emerso il problema delle Rsa ma nelle Marche queste strutture sanitarie assistenziali non hanno avuto delle criticità in questa emergenza come invece sono emerse nelle case di riposo. Chi gestisce le case di riposo e le residenze protette ha avuto grandi difficoltà e abbiamo assistito a un tentativo maldestro di scaricare le responsabilità nella regione ma dopo la pandemia faremo una revisione sui gestori di queste strutture per le quali la Regione paga 33 euro al giorno a persona per la cura sanitaria.

Come nasce la struttura di Civitanova? E come sarà gestita?
In questa emergenza la Regione si è distinta per la capacità gestionale ma non c’era nessuna struttura ospedaliera nelle Marche che avesse uno spazio adeguato per una risposta efficace in tempi rapidi alla pandemia (non per sei posti letto di terapia intensiva). Quando la necessità è di centinaia di posti letto di terapia intensiva, dobbiamo essere in grado di dare delle risposte rapide secondo le indicazioni. Nel nostro paese servono due anni solo per fare la gara d’appalto per una struttura (ad Amandola con soldi e progetto donati, ancora oggi dobbiamo concludere la procedura per la gara durata due anni con ora un ricorso al Tar). Ecco perché abbiamo scelto la struttura di Civitanova, già disponibile e concessa dal Comune, e nel mese di maggio avremo pronti 84 posti letto di terapia intensiva. Questi pazienti, tutti insieme, necessitano di minore personale rispetto ad averli dislocati in più strutture. L’ospedale di Civitanova sarà gestito dall’Asur, dopo che il privato lo realizza con fondi donati da cittadini e imprenditori. L’ultimo ospedale costruito nelle Marche, quello di Jesi, non ha uno spazio libero per l’emergenza ed è stato realizzato in venti anni. La vera prevenzione è avere quello che serve, sperando di non usarlo ma per averlo a disposizione al momento giusto. La struttura di Civitanova potrebbe servire entro l’anno e, passata la pandemia, si penserà a una nuova costruzione per l’emergenza.

E’ vero che ogni posto costerà circa 140.000€? E’ vero (come riporta “Cronache Maceratesi”) che la fondazione Carima con 100.000€ ha acquistato 42 posti letto (2.380€ cadauno) e dal progetto di Civitanova i posti letto costeranno 30.000€ cadauno? Se fosse vero, non si poteva fare una migliore ricerca di mercato?
Da domenica avremo un arma in più con il Covid Hospital di Civitanova. In questo progetto sono previsti 20 metri quadri a posto letto, questa dimensione deriva dalla necessità di maggiori attrezzature per i pazienti Covid e per consentire maggiore agilità di movimento ai sanitari per le operazioni di assistenza sui 4 lati . Per la realizzazione stiamo spendendo 1.270 euro al metro quadro, importo considerato medio-basso. Nel dettaglio: la superficie lorda oggetto dell’intervento edilizio, comprensivo della camera calda per le ambulanze e del piano terra della porzione di piano da adibire a spogliatoi, è di circa 5.500 mq; questo comporta un importo dell’intervento di circa 1270 €/mq, che per una terapia intensiva, vista la necessità di una dotazione impiantistica molto complessa da realizzare ex novo e considerato che le forniture energetiche in gioco notevoli (potenza elettrica pari all’incirca a 2 MW), è un importo medio basso. La nostra ricerca di mercato è corretta ed è avvenuta utilizzando sia i prezziari regionali sia le gare esperite nell’ultimo anno dal servizio sanitario regionale. Per quanto riguarda l’articolo di Cronache Maceratesi va premesso che gli esempi portati a paragone confondono le dotazioni tecnologiche e le aree di terapia intensiva e sub-intensiva che dal punto di vista economico richiedono costi ben diversi. Un posto completo di Terapia Intensiva costa 67 mila euro Iva inclusa, e non 80mila. Il solo letto di Terapia Intensiva è stimato in 18mila Iva inclusa, non 30 mila come viene riportato. Il solo letto da terapia sub-intensiva,  è stato stimato intorno a 3mila euro. Quindi la nostra ricerca di mercato è corretta ed è avvenuta utilizzando sia i prezziari regionali sia le gare esperite nell’ultimo anno dal servizio sanitario regionale.  Nel caso specifico la donazione effettuata dalla Fondazione CARIMA, alla quale è rivolto un sentito ringraziamento, ha riguardato 42 letti di quest’ultima tipologia.

Da dove verrà spostato il personale? Oppure si sta prevedendo di assumere nuovi operatori sanitari?
I rianimatori verranno reclutati dalle varie aziende del Servizio regionale con le risorse Covid 19, poiché Civitanova è un ospedale a disposizione di tutta la regione. Verrà dunque costituito un pool dedicato e, se necessario, integrato con eventuali prestazioni aggiuntive per le quali l’Asur ha provveduto ad emanare, per trasparenza, uno specifico bando . Per quanto riguarda infermieri, Oss ed internisti saranno impegnati professionisti in parte già dipendenti e in parte frutto di nuove acquisizioni. La possibilità di concentrare in uno spazio delimitato un numero di posti letto, ottimizzando le risorse umane e tecnologiche, permette di recuperare il 20/25% di personale che equivale a 13 medici e 55 infermieri. Un altro aspetto importante è la possibilità di ottimizzare l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, concentrando competenze di diversa professionalità con un focus particolare sulla gestione non possibile nei vari reparti di 6/10 posti letto di Terapia  intensiva in 10 presidi diversi.

Come mai è stata scelta “Promedia” per questa iniziativa?
Per quanto riguarda l’opera nel suo insieme, come è noto, essa, in virtù della Convenzione con la Regione Marche approvata con Delibera di Giunta n. 415 del 3/04/2020 è affidata a CISOM, la quale, in piena autonomia ha affidato la Progettazione allo Studio di Progettazione Promedia Srl di Teramo, diretto dalla Dott.ssa Arnosti; ha individuato altresì il General Contractor nell’impresa Rekeep spa di Zola Pedrosa (Bo) ed istituito l’ufficio di Direzione Lavori con un Direttore dei Lavori, ing. Carrara Gianfranco e il Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione dei Lavori nell’ing. Carrara Federico.

Come mai il Piemonte ha scelto di finalizzare l’ospedale da campo per i pazienti dismessi dalla terapia intensiva, criticando indirettamente le regioni che hanno fatto una scelta diversa?
La scelta di una struttura dedicata o l’ampliamento delle strutture esistenti dipende dalle caratteristiche degli ospedali esistenti e dalla loro flessibilità rispetto a possibili ampliamenti, considerando la particolare e complessa impiantistica delle terapie intensive. Non sempre è possibile adeguare gli spazi e soprattutto farlo in tempi brevi.

Qualora la scelta fosse corretta non sarebbe necessario investire molto di più sulla prevenzione per evitare che si arrivi alla terapia intensiva?
Sicuramente la prevenzione è molto importante, ma quando, nonostante la prevenzione si hanno casi di infezione grave, servono posti letto di terapia intensiva: non si può non dare la giusta assistenza. Purtroppo l’andamento clinico di questo virus risulta a volte imprevedibile e di deve essere pronti a tutto. Il Paese è entrato nella così detta fase2. Per essere il più possibile in sicurezza sono anche necessari:

– Distanziamenti sociali e misure igieniche
– Prevenzione sul territorio
– Tamponi istantanei a tutti i sintomatici sospetti
– Tamponi sempre disponibili per categoria più a rischio come gli operatori sanitari, medici, farmacisti, etc.
– Isolamento per i positivi e i loro contatti
– Cure immediate per chi presenta sintomi, seguendoli e curandoli da casa, così da intervenire tempestivamente se necessario e così da poter evitare il più possibile le terapie intensive
– Formazione e linee guida per i medici di base
– Mini Task Force locali che possano muoversi tempestivamente sul territorio
C’è un piano dettagliato? Come si è preparata la regione?
Abbiamo messo in campo tutte le misure necessarie. Sul territorio, in collaborazione con i direttori di distretto abbiamo dimensionato ed organizzato il servizio delle Unita speciali di continuità assistenziale che sono 19 e risultano essere correttamente dimensionate per le esigenze del territorio. Per il quotidiano funzionamento delle USCA  collaboriamo con i medici di assistenza primaria coordinatori, che svolgono un fondamentale ruolo di facilitatori per la  rete dell’assistenza covid sul territorio. Da una parte interagiscono con i loro colleghi di assistenza primaria  che chiedono l’intervento USCA  e che comunque devono mantenere la presa in carico del loro paziente e  dall’altra sostengono e collaborano con i medici USCA, bravi, giovani ed entusiasti, che visitano i pazienti. Il ruolo di facilitatore svolto dal coordinatore aiuta anche la diffusione delle buone pratiche tra tutti i colleghi generando ottimi risultati anche  in relazione al miglioramento delle cure. Il coordinatore cura inoltre anche il raccordo tra l’USCA e il dipartimento di prevenzione. Per la trasmissione informatizzata delle schede di presa in carico e del relativo flusso di dati si è rivelata preziosa la collaborazione  della ditta BIMIND che si è messa a disposizione del sistema gratuitamente. Per i Medici di medicina generale sono valide le disposizioni generali Usca. I Covid Hotel per isolare i positivi sono due, uno a Pesaro e un altro a Senigallia. Siamo arrivati a 1.400 tamponi al giorno, soprattutto al Sud delle Marche. Le forze armate non fanno tamponi ma test sierologici ed eseguiranno i tamponi se il test è positivo. Anche a Pesaro si sta spingendo molto sui test sierologici che permettono uno screening molto diffuso. È una risposta che stiamo praticando da oltre due settimane, ben prima che lo decidesse il governo nazionale. La parte più delicata e importante però la fa il cittadino. I marchigiani si sono dimostrati forti e responsabili e adesso con l’avvio della Fase 2 sono chiamati ad avere un ruolo ancora più importante. Si tratta di un momento delicatissimo che se non gestito bene da ognuno di noi può diventare pericoloso per l’altro. É necessario quindi tenere alta la guardia, usando mascherine e guanti, rispettando norme igieniche e le distanze per garantire la salute di tutti e non vanificare gli sforzi compiuti. Non dobbiamo avere fretta perché la superficialità e l’urgenza di ripartire potrebbero far risalire i contagi e questo non possiamo permettercelo sia dal punto di vista sanitario che economico. La vera libertà è nel rispetto delle regole poiché questo virus è insidiosissimo (si resta positivi e quindi contagiosi anche per due mesi, anche gli asintomatici), la potenzialità del contagio è molto forte. E per il vaccino probabilmente bisognerà aspettare del tempo. Oggi ciascuno di noi nella fase di riapertura deve essere responsabile nei confronti di noi stessi, degli altri e della società. O percepiamo questo o rischiamo di affrontare un rischio enorme. Nella riapertura ognuno di noi avrà una grande responsabilità.

È evidente che a Pesaro il focolaio (tra i più estesi d’Italia) non è solo frutto del caso. Lei che è proprio di Pesaro che idea si è fatto?
Probabilmente Pesaro ha pagato la vicinanza con la Romagna ed i frequenti spostamenti tra i residenti dell’una e dell’altra parte, oltre ad eventi pubblici, tra i quali il Carnevale, che si sono tenuti all’inizio del mese di febbraio.

Di recente Cisl e Cgil di Pesaro-Urbino hanno chiesto alla Direzione di Area Vasta 1 di ritirare la comunicazione inviata ai dipendenti in merito al codice di comportamento. In pratica i sindacati denunciano un “bavaglio mediatico” al personale sanitario soprattutto nel nord delle Marche. Anche noi come media cattolici lo abbiamo potuto verificare in alcuni sporadici ma importanti casi e anche ad alto livello gerarchico. Cosa ne pensa?
La nota inviata è un richiamo al comportamento che deve essere adottato dal pubblico dipendente relativamente alla comunicazione per il Covid. La Regione Marche ha fornito ai cittadini una comunicazione chiara e trasparente, supportata dal GORES (Gruppo regionale per emergenza sanitarie) per evitare inutili allarmismi o la sottovalutazione del problema. Una informazione in tempo reale, anti fake news. Teniamo quotidianamente rapporti con la stampa locale e nazionale con una media di 6 comunicati al giorno, inviato mail e whatsapp, di cui 3 fissi con i dati in tempo reale su tamponi, situazione generale e decessi, a orari fissi nella giornata. Siamo su tutti i canali regionali e nazionali. I nostri canali social raggiungono complessivamente 80 mila persone a post. Il nostro canale Telegram è stato aperto all’inizio di marzo ed è diventato un’eccellenza nazionale, ha quasi 30 mila iscritti. Abbiamo scelto così per informare tutti i cittadini senza filtri e per combattere le fake news.

Cosa stiamo imparando da questa circostanza dolorosa? Prima del Covid 19 si parlava di forti tagli alla sanità ma ora non può essere controproducente alla luce di quanto sta accadendo? Concentrazione delle cure nei grandi ospedali, chiusura di quelli piccoli, smantellamento dei presidi di zona per esigenze di razionalizzazione e riduzione di costi: è quello che serve in un territorio che avverte sempre più lontananza e solitudine? Non c’è l’esigenza di una sanità che non sia un apparato freddo ma una comunità nella quale si possano sperimentare vicinanza e rassicurazione?
Abbiamo imparato che la rete ospedaliera da sola non basta serve anche una rete di domiciliarità e prevenzione. Gli ospedali devono erogare prestazioni in strutture di prossimità per quanto riguarda la cronicità e la fragilità mentre le patologie acute e quelle che richiedono tecnologie sofisticate vanno trattate in centri specialistici adeguati.

Come affermano la CGIL e diversi medici, ritiene che forse sarebbe stato meglio potenziare le strutture già esistenti o dismesse? Perché non potenziare gli ospedali visto che comunque ci dovrà essere sempre un collegamento con essi?
Dalla riorganizzazione legata all’emergenza coronavirus discende un riassetto generale  della sanità marchigiana. Bisogna immaginare un sistema sanitario che abbia un margine per renderlo operativo in situazioni straordinarie. Tolte tutte le regole e i limiti alle assunzioni, comunque non siamo riusciti ad assumere abbastanza. Da quando è cominciata l’ emergenza, la Regione Marche ha assunto oltre 200 persone, utilizzando deroghe per specializzandi e pensionati, per reclutare tutto ciò che era possibile per rafforzare il sistema sanitario. Questo vuole dire che il Paese non crea abbastanza professionisti. Bisogna mettere mano a quel meccanismo. Allo stesso tempo, però, bisogna lavorare sul territorio: nel momento di massimo sforzo anche gli ospedali grandi avevano spazi vuoti, ma senza personale per poterlo utilizzare. Non abbiamo un problema di ospedali, ma di territorio, che ha bisogno di più energie. Il progetto delle aree interne non è una cosa da bloccare ma un modello di organizzazione territoriale da implementare: bisogna dare grande attenzione all’assistenza domiciliare, alla telemedicina che sarebbe stata preziosissima se utilizzata in maniera costante durante l’emergenza. L’ infermiere di comunità stava per partire, ed è partito solo ad Arquata.

Alcune case di riposo hanno criticato fortemente la Regione che non ha risposto in tempo alle loro richieste, di fine febbraio, di effettuare i tamponi e dotare le strutture dei dispositivi di protezione individuale. Come si potranno arginare i contagi nelle tante case di riposo grandi e piccole della Regione?
All’inizio è stato difficile per tutti capire cosa stava succedendo. Anche io ho vissuto i tentennamenti del governo sulla scelta di chiudere subito le scuole. Non fu facile per nessuno, posso capire nelle case di riposo. Noi stiamo lavorando sui tamponi e sulle verifiche del contagio. Ma appena terminata l’emergenza dobbiamo ragionare su tutto il sistema. Andremo a fondo. D’altra parte sono 400 le strutture per anziani in tutta la regione con 9347 posti letto complessivi. Ci sono dento le case di riposo classiche, spesso comunali e affidate a cooperative di gestione, oppure residenze protette convenzionate con la Regione oppure ancora residenze sanitarie assistite, pubbliche e private, che coniugano la parte sanitaria con quella non ospedaliera. Dietro la sigla Rsa, introdotta a metà degli anni novanta, ci sono strutture a forte impronta sanitaria, che ospitano soggetti anziani per un periodo variabile da poche settimane al tempo indeterminato. I numeri a livello provinciale sono questi: 3.525 posti letto in provincia di Ancona, 1932 nel maceratese, 2183 in provincia di Pesaro e Urbino. Mentre ad Ascoli Piceno sono disponibili 991 posti letto e nel fermano 796. Un esercito di anziani.

Anche in questa situazione il volontariato sta svolgendo un servizio importante di assistenza accanto ai comuni e alle istituzioni: si moltiplicano infatti le iniziative di raccolta fondi per gli ospedali, per le famiglie in difficoltà, i progetti di vicinanza agli anziani per la consegna di spesa e farmaci. Sono in programma delle nuove modalità di sostegno alle associazioni che, non potendo organizzare feste o manifestazioni estive per il sostentamento, faranno fatica a mantenersi?
Gli enti del terzo settore, stanno svolgendo un lavoro eccezionale, complementare a quello dello Stato, della Regione e degli Enti Locali per affrontare l’emergenza in atto. La Giunta Regionale è da sempre impegnata a sostenere finanziariamente questi enti senza scopo di lucro, riconoscendo loro – in aderenza al principio costituzionale della sussidiarietà orizzontale – il grande impegno organizzativo e il dono che i loro volontari fanno del proprio tempo, garantendo vicinanza concreta alle persone, soprattutto a quelle più deboli, attraverso attività che permettono di superare le difficoltà quotidiane, soprattutto ora con l’emergenza sanitaria in atto. In particolare, con la DGR n. 465 del 14/04/202019 abbiamo già voluto attivare un percorso di co-progettazione con il Forum del Terzo settore (di cui il CSV Marche è parte) per la realizzazione di un progetto regionale denominato ‘Terzo settore in rete per l’emergenza COVID19′ finalizzato a realizzare in tempi brevi: Azioni di contrasto alla povertà estrema, interventi domiciliari e attività di supporto a distanza. Tale progetto, sarà realizzato da un’ampia compagine associativa composta da OdV (Organizzazioni di Volontariato) e APS (Associazioni di Promozione Sociale) che dispieghi la sua azione in tutto il territorio regionale.  Inoltre, per l’annualità 2020 il Ministero del Lavoro ha stanziato sul proprio Bilancio i fondi che per la Regione Marche ammonteranno a circa un milione di Euro. La programmazione di tali risorse va ancora deliberata, è potrà essere orientata per far fronte alle richieste più urgenti a beneficio delle organizzazioni e delle associazioni. A seguito della Risoluzione approvata dal Consiglio Regionale il 30 aprile la Giunta è già impegnata per reperire ulteriori risorse a cui possano accedere anche gli altri enti del terzo settore, diversi da quelli già previsti dalla Delibera regionale  465 del 2020.

Tra le priorità sono stati presi in considerazione i lavori edilizi nelle zone colpite dal sisma o misure di sostegno alle popolazioni che ancora vivono nelle “casette”?
Sono varie le misure adottate per il rilancio delle zone del cratere sismico. Si è già attivato un bando per investimenti di 3 milioni di euro per il settore del commercio e dell’artigianato con i fondi Por e  si sta valutando come incrementarlo. Sono stati ottenuti, dal Governo, ulteriori 3 milioni di euro per compensare la riduzione di fatturato delle imprese (exart.20 bis dl 189/2016) ed è stato richiesto di eliminare l’indicazione del codice ATECO in modo da consentire a tutte le imprese l’ottenimento del contributo finanziamento al 100%. Per gli investimenti previsti all’articolo 20 del DL 189/2016 ( Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma)  è stato chiesto da parte delle 4 regioni colpite dal terremoto un incremento di almeno 35 milioni di euro. Infine si è proposto che i 10 milioni di euro che giacciono presso il ministero e che dovevano essere gestiti da INVITALIA vengano trasferiti alle 4 regioni e questi fondi dovrebbero andare a finanziare la liquidità per le imprese delle zone del sisma. E’ stata approvata anche una delibera per un bando per concedere gli anticipi delle spese di progettazione per i professionisti impegnati nelle aree del sisma per progetti di ricostruzione civile e industriale. Per quanto riguarda i lavoratori vi sono risorse riservate alle aree del sisma sia per la cassa integrazione in deroga (disponibili circa 45 milioni di Euro), sia per l’indennità ai lavoratori autonomi (disponibili circa 23 milioni di Euro). Per queste risorse, sicuramente molto rilevanti è stata richiesta al Ministero l’autorizzazione all’utilizzo, sempre per le stesse aree, anche per l’emergenza Covid-19.

Non è un errore prevedere le elezioni regionali a ottobre?
Personalmente mi sono espresso per luglio, perché per la Legge di Murphy è sempre meglio prevedere il peggio così da essere pronti. A ottobre probabilmente si dovrà rinviare nuovamente. Vedendo la curva invece avremmo potuto votare a luglio così da gestire con un nuovo governo la possibile nuova emergenza che si prospetterà.

Questi sarebbero stati mesi dedicati alle manifestazioni collegate al giubileo lauretano e ai 500 anni dalla morte di Raffaello: come pensa che si potrà ridare vigore al turismo culturale e religioso che tra le altre cose è una quota importante del PIL regionale? Come pensa che verranno organizzati i festeggiamenti in onore di Papa Sisto V?
Sono convinto che quando finirà l’emergenza coronavirus ci sarà molta voglia di uscire di casa e di viaggiare. Era già accaduto qualcosa di simile all’epoca della Sars. Per questo, nelle Marche, sarà importante farci trovare preparati e organizzare al meglio tutte le nostre risorse per quel momento. Dobbiamo scommettere sulla voglia che hanno i cittadini di tutto il mondo di rimettersi in moto e dobbiamo tornare ad indentificare il territorio marchigiano. Prima della crisi coronavirus avevamo delle performance turistiche molto buone in tutta la regione con punte di un aumento del 20% in alcune aree dell’entroterra colpite dal terremoto. Avevamo lanciato la nostra immagine abbinandola al mondo della bike anche al Festival di Sanremo. Dobbiamo intercettare e utilizzare i fondi dedicati al turismo non solo per l’area del Cratere ma per tutta la regione. Questo, inoltre, è un anno reso ancora più speciale per la nostra Regione, grazie al riconoscimento da parte di Lonely Planet quale Best in Travel 2020, unica destinazione italiana nella classifica. Al momento alcune iniziative previste sono state sospese in attesa di indicazioni da parte del Governo riguardanti l’apertura di musei e luoghi della cultura nonchè il possibile spostamento in regioni diverse per motivi di turismo. Per quanto riguarda le iniziative legate ai 500 anni di Raffaello ad Urbino, se le disposizioni normative lo consentiranno,  è prevista l’apertura nel mese di Luglio della mostra dedicata a Baldassarre Castiglione mentre gli spettacoli e le conferenze in programma subiranno inevitabilmente una riprogrammazione. Il percorso legato a Raffaello Bambino che si snoda per la città invece potrà essere riattivato quanto prima. Dal 18 maggio con la riapertura dei musei saranno visitabili nuovamente la Galleria Nazionale delle Marche che ospita il dipinto “La Muta”  di Raffaello e la casa natale del celebre pittore. Le altre iniziative legate a Raffaello all’interno della Regione quali le mostre previste a Loreto e a Jesi saranno posticipate a dopo l’estate e proseguiranno anche per i primi mesi del 2021 in modo da poter recuperare i mesi perduti. Dalla fine di Maggio a Loreto è prevista la riapertura (attualmente sospesa dopo l’apertura di fine Febbraio) della mostra al Bastione Sangallo del bellissimo arazzo raffaellesco raffigurante un episodio dagli Atti degli Apostoli, la “Morte di Ananias”. Venendo alle Celebrazioni del Giubileo, queste saranno inevitabilmente legate alle disposizioni che verranno prese di concerto con la CEI per la fruizione e le ripresa delle attività liturgiche presso il Santuario di Loreto; attualmente il Santuario è fruibile per la preghiera personale. Il turismo religioso potrà essere sicuramente ripensato nella sua fruizione privilegiando piccoli gruppi o famiglie rispetto a gruppi numerosi di pellegrini che fino allo scoppio dell’emergenza hanno raggiunto Loreto e il suo Santuario.  Nuove modalità telematiche e digitali consentiranno ai pellegrini di essere informati e partecipare agli eventi e manifestazioni legate al giubileo attraverso il sito istituito dalla Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto https://www.jubilaeumlauretanum.it/. Ma indipendentemente dalle celebrazioni legate al Giubileo il turismo religioso potrà comunque essere vissuto dai tanti turisti che speriamo quest’anno sceglieranno le Marche come meta delle proprie vacanze, una rete diffusa sull’intero territorio regionale di abbazie, monasteri e santuari potranno essere visitate in maniera slow, intima e sostenibile, così come l’offerta dei cammini a piedi: con la via Lauretana da Assisi a Loreto e il Cammino Francescano della Marca da Assisi ad Ascoli Piceno. Venendo infine alle celebrazioni legate a Papa Sisto V, che raggiungeranno il loro culmine nel 2021 a 500 anni dalla nascita, il Comune di Montalto delle Marche sta già elaborando una serie di iniziative che dovrebbero svolgersi già a partire dai prossimi mesi nel rispetto della normativa vigente quali un concorso di idee per la progettazione del logo, un concorso di street art per le celebrazioni sistine, e una mostra prevista alla fine 2020 che servirà da lancio per le numerose iniziative che saranno programmate il prossimo anno e che saranno definite nei prossimi mesi da un comitato ad hoc che sarà istituito. Quindi accanto all’offerta più propriamente rivolta al turismo religioso, con la riapertura dei musei e degli altri luoghi della cultura, si andrà ad arricchire l’offerta per gli amanti della cultura che oltre a visitare musei, aree archeologiche, castelli e borghi potranno godere dell’ospitalità genuina e discreta diffusa sul territorio arricchita da eccellenze enogastronomiche e tipicità senza trascurare le creazioni originali delle tante botteghe artigiane.

Le Marche da sempre fuori dai circuiti turistici di massa, e con un offerta completa sotto tutti i punti di vista  mare, collina, montagna, borghi, città d’arte, parchi naturali saranno in grado di regalare anche quest’anno una  vacanza indimenticabile.

 

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