Nel 2019 sono state registrate in Europa 142 gravi minacce alla libertà dei media, tra cui 33 attacchi fisici ai giornalisti, 17 nuovi casi di detenzione e carcere, 43 casi di molestie e intimidazioni e due nuovi casi di impunità per omicidio. È la Piattaforma del Consiglio d’Europa per il rafforzamento della protezione e la sicurezza dei giornalisti che riporta questi dati, in un rapporto sulla libertà di stampa pubblicato ieri. E parla di “tendenza crescente a usare l’intimidazione per mettere a tacere i giornalisti” e della necessità di “un’azione urgente da parte degli Stati membri per proteggere il ruolo fondamentale di una stampa libera nelle società democratiche”.

A cadere sul campo nel 2019 sono stati Lyra McKee nell’Irlanda del Nord e Vadym Komarov in Ucraina, mentre per l’omicidio di Daphne Caruana Galizia (Malta, 2017) e di Ján Kuciak e della fidanzata Martina Kušnírová (Slovacchia, 2018) non ci sono ancora i colpevoli. Drammatico resta il numero di giornalisti in prigione (soprattutto in Turchia, Azerbaijan, Federazione russa e Crimea).

E una segnale d’allarme: “Il controllo politico delle informazioni è sempre più stretto, esercitato mediante appropriazione statale o oligarchica dei media, sorveglianza intrusiva e attacchi informatici mirati, chiusura dei media e portali online critici o pressioni giudiziarie e amministrative su giornalisti e altri attori dei media”.

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