“Di fronte alla paura e alla crisi prodotti dal Covid-19 non possiamo mettere da parte i nostri principi etici e morali”. I vescovi americani lanciano un appello allarmato a tutti i servizi sanitari e alla commissione per i diritti umani perché le politiche di razionamento dell’assistenza non colpiscano i più fragili e gli esclusi. “Questa pandemia che ha come epicentro gli ospedali e i sistemi sanitari ha messo in evidenza che disponiamo di risorse limitate e che pertanto ci si potrebbe trovare di fronte ad alcune decisioni difficili”, spiegano monsignor Kevin C. Rhoades, presidente del Comitato per la dottrina della Conferenza episcopale Usa, assieme a monsignor Joseph F. Naumann, presidente del Comitato prolife e a monsignor Paul S. Coakley, presidente della commissione per la giustizia e lo sviluppo umano. Elogiando lo straordinario coraggio, la compassione e la professionalità del personale sanitario che si trova in prima linea nell’emergenza, i tre presuli mettono in guardia sul rischio di discriminare le persone “sulla base della disabilità o dell’età negando loro l’assistenza medica”. Perché una gestione delle risorse sia “buona e giusta”, non si può ignorare chi vive alle periferie della società, anzi “servire il bene è occuparsi di tutti, senza escludere categoricamente le persone in base a capacità intellettive, alle risorse finanziarie, all’età, alla razzo o allo stato migratorio”.
I vescovi suggeriscono ai medici di leggere e tener presente tutti i protocolli stilati dalle organizzazioni dei medici cattolici in rispetto alla vita e alla dottrina sociale della Chiesa, proprio per tutelare la dignità di ogni persona e l’obbligo di prendersi cura di malati e moribondi. I tre portavoce della Conferenza episcopale americana sono consapevoli delle risorse sanitarie limitate con cui in questi giorni il Paese si sta confrontando anche per i notevoli ritardi dei piani di azione e per questo invitano famiglie, pazienti e medici a lavorare insieme per “valutare i benefici e gli oneri di cura, i bisogni e la sicurezza di tutti e distribuire le risorse in modo prudente, giusto e imparziale”. La scorsa settimana il presidente dell’associazione nazionale per la salute aveva messo in guardia dall’utilizzare in maniera indiscriminata la policy di non risuscitare con la rianimazione cardio-polmonare (Dnr) i pazienti affetti da Covid-19. “Non è moralmente appropriato proporre un Dnr universale e unilaterale – aveva ribadito l’organizzazione di ispirazione cattolica – perché ciò elimina il processo decisionale clinico ed erode la relazione paziente-medico senza tener conto del quadro clinico di ciascuna persona che rimane un individuo unico”. Qualora la decisione fosse applicata, l’organizzazione invita a informare familiari e pazienti e accompagnarli con un supporto spirituale e con cure palliative.

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