COLONNELLA – Il mondo della sanità italiana sta vivendo in questi giorni un’esperienza unica, mai vissuta prima, per numero di pazienti, per nuove prassi da seguire, per rischio di ammalarsi. Per conoscere da vicino cosa accade davvero nelle grandi città abbiamo chiesto a tre giovani medici colonnellesi fuorisede, che svolgono la loro attività in grandi città italiane, di raccontarci la loro esperienza: dopo aver ascoltato l’esperienza del Dott. Piergiorgio Traini e del Dott. Enrico Di Sabatino, oggi è il turno della Dott.ssa Sara Cucco.

Trentenne e da pochi mesi specializzanda in Medicina Generale, la Dott.ssa SARA CUCCO lavora come Medico di Primo Soccorso nel Presidio della Banca d’Italia, come Medico di Guardia presso una struttura privata e come Medico di Medicina Generale in due ambulatori della Capitale. Negli anni ha prestato servizio anche come volontaria presso il pronto Soccorso dell’Ospedale San Giovanni.

Com’è la situazione a Roma?
“Ogni mattina raggiungo il mio posto di lavoro in una situazione spettrale: Roma è vuota, ma non vuota non come in Agosto, in cui il caldo spaventa e solo qualche turista più coraggioso, con un bel cono gelato, passeggia per le vie della città eterna; è vuota e di un silenzio innaturale, lontano dal frastuono del traffico dei clacson che ogni giorno riempiono la vita di un romano.

Per quanto riguarda il bollettino dei contagi, tra i pazienti che seguo personalmente non ho sospetti Covid-19, ma li hanno i miei colleghi, con cui quotidianamente mi confronto. Fortunatamente sono pazienti stabili, in sorveglianza domiciliare e con pochi sintomi ma che hanno bisogno di tutto il nostro impegno, di tutta la nostra passione verso questo lavoro perché sono spaventati, per loro e per i propri cari anziani. Purtroppo in una struttura in cui lavoro, un collega è risultato positivo, intubato presso l’Ospedale Spallanzani, proprio ieri è uscito dalla terapia intensiva. A lui e a tutti i colleghi che stanno affrontando l’emergenza, purtroppo da medici o ahimè anche da pazienti, va tutto il mio supporto, la mia promessa di rendermi utile e fare la mia parte sempre. Così mi hanno insegnato i miei genitori che a Colonnella, da oltre 40 anni, svolgono da medici il loro ruolo di assistenza e sostegno ai pazienti in modo instancabile; così inoltre ho promesso solennemente di fare tre anni fa alla mia laurea e manterrò fede per sempre a questo giuramento.”

Come è cambiata la sua vita professionale da quando è iniziata l’emergenza coronavirus?
“La mia esperienza non è quella di chi si trova a salvare vite in modo diretto, ma di un medico che cerca di salvaguardare la salute della comunità nella sua versione più intima e quotidiana, perché il mio ruolo è quello di prendermi cura delle paure delle persone, continuare a monitorare le loro patologie croniche, prescrivere farmaci salvavita. Ora purtroppo non c’è più il contatto umano, ma il telefono è diventato un fondamentale strumento di cura ed assistenza: le persone hanno bisogno di essere rassicurate ed ascoltate e, anche alla centesima telefonata, cerco sempre di mantenere un tono allegro.”

Come sta vivendo la lontananza da casa e dai suoi cari?
“Il paesello mi manca, la mia famiglia mi manca, anche la mia gatta mi manca, ma ora è il momento della responsabilità, dell’attenzione alle regole e soprattutto dell’aiuto a chi ne ha necessità. Perciò, nonostante la mia voglia di tornare a casa sia grande, per ora devo attendere. Nel frattempo, per superare la nostalgia, sento regolarmente i miei familiari e gli amici.”

Che messaggio si sente di dare ai nostri lettori?
“Voglio dire ai Colonnellesi e a tutti i lettori che le paure si affrontano parlandone, chiamate i vostri Medici, saranno pronti ad assicurarvi tutta l’attenzione di cui avete bisogno. So in particolare che il Comune di Colonnella ha creato il servizio di Consegna Farmaci e Spesa e per questo faccio i miei personali complimenti e ringraziamenti. Noi che continuiamo a lavorare stiamo veramente facendo di tutto per voi. Io, ad esempio, dovevo tornare a Colonnella proprio in questi giorni, ma – ordinanza a parte – ho deciso di non farlo. Il mio ruolo di medico mi espone ad un maggior rischio, rischio che non voglio assolutamente trasmettere ai miei concittadini. Ho giurato di perseguire la difesa della vita e la tutela della salute. Ho giurato di curare ogni paziente con scrupolo ed impegno. Ho giurato di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità. Ho giurato di attenermi ai principi morali di umanità e solidarietà. Mai come in questi giorni mi sento di rispettare questo giuramento. Io sto facendo la mia parte. Voi?”

 

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