DIOCESI – Si è svolta Domenica pomeriggio alle ore 17:45, presso la Basilica Cattedrale Santa Maria della Marina di San Benedetto del Tronto, la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani, in onore di due ricorrenze speciali: la 42° Giornata Mondiale per la Vita e la 24° Giornata Mondiale per la Vita Consacrata.

La celebrazione, la cui preparazione è frutto della collaborazione del Centro Famiglia, dell’Ufficio di Pastorale Familiare e del C.A.V. (Centro Accoglienza Vita), è stata molto partecipata e ricca di momenti significativi. Il tema di fondo, che ha fatto anche da efficace slogan per la giornata, è stato un’unica famiglia per la Vita”, proprio a rimarcare lo stretto legame fra le due ricorrenze.

Durante l’omelia, il Vescovo Carlo Bresciani ha spiegato come la Parola di Dio di ieri sia stata particolarmente significativa per le ricorrenze della giornata: “Maria e Giuseppe sono un grande esempio per tutti noi. Essi hanno accolto una vita inaspettata, non programmata. E non si sono limitati ad accoglierla, a tutelarla e a conservarla, bensì, con la presentazione di Gesù al tempio, l’hanno indirizzata a Colui che è la causa e lo scopo di ogni nostra azione: Dio. Maria e Giuseppe hanno riconosciuto di non essere il tutto della vita di Gesù, anzi hanno compreso che la pienezza della vita deve essere ricercata in Dio. Questo dunque ci hanno insegnato: non basta accogliere la vita e custodirla, occorre che essa trovi il vero motivo per essere vissuta, perchè è solo in un preciso momento che la nostra vita trova il suo compimento, nell’incontro con Dio. Finchè non apriamo le porte a Dio, non apriamo le porte alla vita. Più oscuriamo Dio, più rinunciamo alla vita. Tante cose possono contribuire a vivere bene (il benessere fisico, il denaro), ma da soli non sono sufficienti a dare un senso alla nostra vita e a quella dei nostri figli: è solo l’Amore di Dio che spinge il mondo, che regge la vita. Questo vale per ciascun essere umano ed in particolare per chi ha consacrato la propria vita a Dio. Se non capiamo questo, non capiamo il senso della vita e ancor meno capiamo il senso della vita consacrata.”

Dopo la celebrazione, sono seguite alcune testimonianze di vita di laici e consacrati della nostra Diocesi che hanno condiviso con i fedeli presenti la loro esperienza.

Prima di tutto sono intervenuti i coniugi Paola e Davide Pellegrini, una coppia che cinque anni fa ha adottato tre fratelli provenienti dalla Lituania. Hanno raccontato dell’impegno profuso inizialmente, della rabbia, della stanchezza e delle molte tensioni che per un pò sono stati pessimi compagni di viaggio, ma anche della gioia di ritrovarsi a casa e dell’affetto profondo di chi vive insieme ogni esperienza: “Le famiglie che imparano ad affrontare e a crescere bene passando attraverso delle difficoltà importanti, sono esempi di resilienza. Anche se all’apparenza nulla ci distingue dalle altre famiglie, le nostre storie hanno radici diverse: nel dolore dell’abbandono vissuto dai nostri figli, in quello dell’attesa di genitori che non hanno generato biologicamente. Ma oggi possiamo dire che questo dolore è la più grande benedizione che poteva capitarci. Per descrivere la nostra nuova vita insieme, ci piace ripetere le parole di nostro figlio che una volta, a chi si è mostrato perplesso per averci conosciuto come coppia senza figli ed averci ritrovato in cinque, per chiarire la questione ha detto: Noi siamo nati da poco.

Poi è stato il turno di Suor Perly Gajo di Santa Teresa Benedetta della Croce, nata a Mindanao, nell’isola più grnde delle Filippine, da una famiglia numerosa, con undici fratelli. La consacrata ha raccontato di come la sua vocazione sia avvenuta in età molto precoce, ma, all’età di 16 anni, dopo la morte del padre, nel suo cuore quel desiderio è stato competamente cancellato: era arrabiata con Dio per aver preso suo padre così presto, non frequetava più la parrocchia e sentiva un grande vuoto dentro di sè. È stato allora che ha davvero incontrato Gesù: “Un pò alla volta ho iniziato ad aprire il mio cuore ferito a Gesù. In un primo momento mi sentivo in colpa per quello che avevo fatto e per le parole che avevo detto a Gesù. Poi, grazie al mio parroco, mi sono confessata ed ho ricevuto la Comunione. Ogni settimana, dopo la scuola, mi ritrovavo sempre in parrocchia per la formazione dei più giovani e non avevo più tempo per stare in casa, perchè arrivavo e partivo. Ho capito che non potevo più aspettare: il mio cuore ardeva dal desiderio di entrare in convento e staccarmi dal luogo in cui mi trovavo. Oggi posso dire di essere felice: ogni giorno ho sempre la gioia nel cuore di svegliarmi, sorridere e servire.”

Infine ha raccontato la sua esperienza Padre Michele Massaccio del Convento di Santa Maria dei Monti di Grottammare, che dal 2005 presta servizio di assistenza dei frati anziani e malati. Queste le sue parole: “Non vi nascondo che nella quotidianità a volte manca l’entusiasmo, perchè le mie giornate mi mettono spesso di fronte ai limiti umani, alle nostre malattie, alla morte.  Tuttavia proprio per questo motivo questa esperienza mi ha cambiato il cuore, perchè mi ricorda giornalmente che il Dio della Vita è uno solo. E, come dice San Francesco in uno dei suoi fioretti, coloro che ti sono di ostacolo o di impedimento vanno ritenuti una grazia; non esigere altro se non ciò che il Signore darà a te. E in questo amali e non pretendere che diventino cristiani migliori.

Molti i fedeli della Diocesi, laici e consacrati, accorsi in Cattedrale per prendere parte alla celebrazione. Presenti, oltre ai Responsabili degli Uffici Diocesani che hanno organizzato l’evento, anche Suor Maria Alfonsa, Delegata Diocesana per la vita consacrata, e la Consigliera Comunale Mariadele Girolami, in rappresentanza del Sindaco Piunti e dell’Assessore alle Politiche Sociali Carboni del Comune di San Benedetto del Tronto.

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