SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sabato 21 dicembre presso la cappella dell’Asilo Merlini il Vescovo Carlo Bresciani ha celebrato la Santa Messa della Quarta Domenica d’Avvento per i soci della Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti.

Durante l’omelia il Vescovo Carlo ha affermato: «La figura centrale del Vangelo di oggi è Giuseppe, una figura piuttosto dimenticata perché diamo, giustamente, molta importanza a Maria e a Gesù. Giuseppe, al contrario, è sempre un po’ nell’ombra, anche nel presepio. Eppure Giuseppe è un personaggio estremamente importante. Non è un caso che la Chiesa ce lo presenti in questa domenica che precede il Natale.

Se avete notato, nella seconda lettura tratta dalla “Lettera ai Romani”, c’è un termine che ritorna con frequenza: “vocazione”. La liturgia ci invita a meditare sulla vocazione di Giuseppe. Egli è mosso dalle migliori intenzioni di formare una famiglia con Maria, però si trova di fronte a una vocazione. “Uomo giusto” – dice il Vangelo – che non vuole esporre Maria al pericolo e quindi sta pensando come risolvere la questione. L’angelo dice a Giuseppe che lui si deve prendere cura di Gesù e di Maria.

In questo prendersi cura c’è la vocazione di ciascuno di noi. La vocazione è sempre una domanda: «Che cosa posso fare di bene per gli altri?». Giuseppe si trova proprio davanti a questa domanda e a doversi prendere cura della vita. Egli era un artigiano, uno che aveva un’attività finalizzata al mantenimento della sua famiglia, ma soprattutto a prendersi cura di Maria e di Gesù. È qui che troviamo il senso della vita: non prenderci cura solo di noi stessi, ma anche di chi ci sta intorno. E anche il senso del vostro lavoro: non solo la vostra creatività, l’espressione delle vostre capacità, ma anche il prendersi cura degli altri, di coloro ai quali diamo lavoro.

Dovete prendervi cura, fidandovi del Signore. Prendo spunto da Acaz, questo re di Israele che si trova a governare Gerusalemme che è assediata. Egli ha una grande paura che venga conquistata. Il profeta gli dice di non temere e di fidarsi di Dio, ma lui non lo fa. Da una parte vediamo Acaz che non si fida del Signore, mentre Giuseppe, al contrario, ripone la sua fiducia in Dio. Neanche Giuseppe sa dove questo suo fidarsi lo condurrà. Acaz non si fida e diventa prigioniero, Giuseppe si fida e diventa il padre putativo del Figlio di Dio.

Il Signore viene, bussa alle porte della nostra vita: vogliamo fidarci di lui oppure no? Vogliamo fare come Acaz o come Giuseppe? La vocazione interpella la nostra libertà. Acaz non si è fidato pensando di salvare se stesso, Giuseppe fidandosi di Dio ha fatto in modo che la Storia della Salvezza si potesse realizzare. La vita cristiana significa fidarsi di Dio, mettendo in lui tutta la nostra intelligenza, tutte le nostre capacità e tutte le nostre opere».

Al termine della celebrazione eucaristica il Vescovo Carlo ha condiviso con i membri dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti un momento di convivialità, col quale è avvenuto il tradizionale scambio di auguri.

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