Alessandro De Carolis – Città del Vaticano

“Nel suo strato più profondo, ogni vocazione sacerdotale è un mistero, è il mistero dell’elezione divina”. Nel 1996, guardandosi dentro e indietro, Giovanni Paolo II scriveva queste parole nell’affidare alle pagine del libro “Dono e mistero” la storia dei suoi 50 anni di sacerdozio. Una frase che ha ispirato anche il cardinale Angelo Sodano per il messaggio inviato a Papa Francesco nel giorno del medesimo anniversario.

La memoria del fuoco
Se c’è un rischio da cui deve guardarsi un prete è quello della disattenzione rispetto alla fiamma che un giorno misteriosamente gli ha bruciato il cuore. Il Papa ne ha fatto un punto di vigilanza costante e di richiamo per il clero di ogni latitudine. Tutto può accadere ma non di dimenticare il primo amore. Se anche la fatica schiaccia e la disillusione mangia la speranza, un sacerdote – ha detto una volta e ripete Francesco – deve sempre ritornare “a quel punto incandescente” in cui lo ha toccato la grazia di Dio “all’inizio del cammino”. Perché “è da quella scintilla che posso accendere il fuoco per l’oggi”.

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