“Di fronte alle conseguenze della nostra ostilità verso gli altri, del mancato rispetto della casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali – viste come strumenti utili unicamente per il profitto di oggi, senza rispetto per le comunità locali, per il bene comune e per la natura – abbiamo bisogno di una conversione ecologica”.

Nella parte finale del messaggio per la Giornata mondiale per la pace, il Papa rilancia il messaggio centrale della Laudato sì e il recente Sinodo sull’Amazzonia, che “ci spinge a rivolgere, in modo rinnovato, l’appello per una relazione pacifica tra le comunità e la terra, tra il presente e la memoria, tra le esperienze e le speranze”. “Questo cammino di riconciliazione è anche ascolto e contemplazione del mondo che ci è stato donato da Dio affinché ne facessimo la nostra casa comune”, spiega Francesco, osservando che “le risorse naturali, le numerose forme di vita e la Terra stessa ci sono affidate per essere coltivate e custodite anche per le generazioni future, con la partecipazione responsabile e operosa di ognuno”. “Abbiamo bisogno di un cambiamento nelle convinzioni e nello sguardo, che ci apra maggiormente all’incontro con l’altro e all’accoglienza del dono del creato, che riflette la bellezza e la sapienza del suo Artefice”, l’invito del Papa, che auspica “un nuovo modo di abitare la casa comune, di essere presenti gli uni agli altri con le proprie diversità, di celebrare e rispettare la vita ricevuta e condivisa, di preoccuparci di condizioni e modelli di società che favoriscano la fioritura e la permanenza della vita nel futuro, di sviluppare il bene comune dell’intera famiglia umana”. “La conversione ecologica alla quale facciamo appello ci conduce quindi a un nuovo sguardo sulla vita, considerando la generosità del Creatore che ci ha donato la Terra e che ci richiama alla gioiosa sobrietà della condivisione”, l’esortazione finale sulla “conversione integrale”, intesa “come una trasformazione delle relazioni che intratteniamo con le nostre sorelle e i nostri fratelli, con gli altri esseri viventi, con il creato nella sua ricchissima varietà, con il Creatore che è origine di ogni vita”. “Non si ottiene la pace se non la si spera”, conclude il Santo Padre, esortando a “credere nella possibilità della pace, credere che l’altro ha il nostro stesso bisogno di pace”. Il sacramento della riconciliazione può essere un aiuto per “deporre ogni violenza nei pensieri, nelle parole e nelle opere, sia verso il prossimo sia verso il creato”.

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