“Nessun visitatore del Giappone può non ammirare la bellezza naturale di questo Paese, espressa attraverso i secoli dai suoi poeti e artisti, e simboleggiata soprattutto dall’immagine dei fiori di ciliegio.
Tuttavia, la delicatezza del fiore di ciliegio ci ricorda la fragilità della nostra casa comune, soggetta non solo ai disastri naturali ma anche all’avidità, allo sfruttamento e alla devastazione per mano dell’uomo”.
Così il Papa ha declinato il tema dell’ambiente, nel discorso alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico del Giappone.
“Quando la comunità internazionale ha difficoltà a rispettare i propri impegni per proteggere il creato, sono i giovani che, sempre più, parlano ed esigono decisioni coraggiose”, ha fatto notare Francesco: “Ci sfidano a considerare il mondo non come un possesso da sfruttare, ma come una preziosa eredità da trasmettere. Da parte nostra, a loro dobbiamo risposte vere, non parole vuote; fatti, non illusioni”. “Un approccio integrale per la protezione della nostra casa comune deve considerare anche l’ecologia umana”, la tesi del Papa, secondo il quale “un impegno per la protezione significa affrontare il crescente divario tra ricchi e poveri, in un sistema economico globale che consente a pochi privilegiati di vivere nell’opulenza mentre la maggioranza della popolazione mondiale vive nella povertà”. “Conosco la preoccupazione per la promozione di vari programmi che il governo giapponese attua a questo proposito e vi incoraggio a continuare nella formazione di una crescente consapevolezza di corresponsabilità tra le nazioni”, l’invito: “La dignità umana dev’essere al centro di ogni attività sociale, economica e politica; occorre promuovere la solidarietà intergenerazionale e, a tutti i livelli della vita comunitaria, bisogna dimostrare preoccupazione per coloro che sono dimenticati ed esclusi”. L’esempio citato è ancora una volta quello dei giovani, “che spesso si sentono oppressi di fronte alle difficoltà della crescita, e anche alle persone anziane e sole che soffrono di isolamento”: “La civiltà di una nazione o di un popolo non si misura dal suo potere economico ma dall’attenzione che dedica ai bisognosi, come pure dalla capacità di diventare fecondi e promotori di vita”, il monito del Papa.

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