ROMA – “Mi pare che aldilà dei commenti a caldo, il tema davvero più significativo delle motivazioni di una sentenza già anticipata nei mesi scorsi, è il fatto che un’eventuale scelta di fine vita del paziente debba essere preceduta dalla possibilità concreta di esercitare il percorso delle cure palliative e della terapia del dolore”.

Lo dichiara in una nota Alberto Gambino, presidente di Scienza e Vita e prorettore dell’Università Europea di Roma, in merito alla pronuncia con cui la Consulta ha escluso in determinati casi la punibilità dell’aiuto al suicidio che non crea “alcun obbligo di procedere a tale aiuto in capo ai medici”; pertanto “resta affidato alla coscienza del singolo medico scegliere se prestarsi o no ad esaudire la richiesta del malato”.

Per Gambino, “il diritto alle cure palliative e alle terapie del dolore diventa con questa sentenza inderogabile principio costituzionale, retrocedendo a “non scelta” qualsiasi tipo di assistenza al fine vita che non sia preceduta da un’effettiva, concreta e immediatamente accessibile proposta di lenimento del dolore e palliazione”. “Ne consegue – aggiunge il giurista – che sarà sempre pienamente punibile chi assiste in atti estremi i pazienti che soffrono per l’incapacità di presa in carico da parte del servizio sanitario italiano”. “Questa condizione – conclude il presidente di Scienza & Vita – impegna inesorabilmente il Governo a dare piena attuazione alla legge 38 sulla rete delle cure palliative ancora lontana dall’essere adeguatamente finanziata e attuata con interventi strutturali, economici e di assistenza domiciliare, a cominciare dall’attuale legge finanziaria che è di rango inferiore ad una sentenza costituzionale”.

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