“Solidarizziamo con il popolo e con i nostri fratelli vescovi, sacerdoti, diaconi, consacrati e fedeli laici che danno testimonianza coraggiosa della loro fede”, condannando “ogni forma di violenza e frattura sociale” e “appoggiando tutte le iniziative di dialogo per la pace che permettano di ricostruire il tessuto sociale danneggiato”. È quanto sostiene la presidenza del Celam, il Consiglio episcopale latinoamericano, in un “messaggio al Popolo di Dio e alle Conferenze episcopali dell’America Latina e del Caribe”, scritto avanti ieri a Bogotá (Colombia), nella sede dell’organismo, dove è in corso l’incontro della Presidenza, allargato a un’apposita commissione di vescovi e di esperti, per mettere a punto il processo di rinnovamento e ristrutturazione del Celam. Il testo parte da quanto accaduto nelle ultime settimane, quando “in Paesi fratelli come Bolivia, Colombia, Cile, Ecuador, Haiti, Nicaragua e Venezuela stanno accadendo grandi manifestazioni di cittadini, che protestano per diseguaglianze e ingiustizie che sono il frutto del peccato che si è istituzionalizzato, dando le spalle ai più poveri ed emarginati. Queste manifestazioni in molti casi sono state represse duramente”. Vengono ricordate alcune parole di papa Francesco, che nei giorni scorsi ha dichiarato “inammissibile” la condotta di quelle forze dell’ordine che giustificano azioni criminose come forme del compimento del loro dovere. Per il Celam, “il discernimento evangelico su queste realtà, che sono veri e propri segni dei tempi, è urgente e necessario. Come credenti, non dubitiamo di proclamare che Gesù Cristo è l’unico che può redimere realmente le persone e le società e dare una dimensione radicale ai nostri sforzi per la difesa della dignità umana”.

 

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