Gabriella Ceraso – Città del Vaticano www.vaticannews.va

Vi do il benvenuto: grazie per essere qui. Auguro che il Signore ci benedica tutti: che Dio ci benedica tutto in questa riunione di amici, in questo pranzo, e le famiglie vostre. Che il Signore benedica tutti. Grazie e buon pranzo.

Sono le parole con cui Papa Francesco, facendo il suo ingresso in Aula Paolo VI intorno alle 12.20, ha dato il via anche quest’anno, al pranzo in occasione della Giornata Mondiale dei Poveri. 50 i volontari delle parrocchie romane che servono a 150 tavoli allestiti, i circa 1.500 bisognosi che provengono da Roma, dalle diocesi del Lazio, oltre che da diverse diocesi d’Italia e sono accompagnati dal personale delle associazioni di volontariato. Nel menù una lasagnetta, bocconcini di pollo alla crema di funghi e patate, dolce, frutta e caffè.

Contrastare la cultura dello scarto

“Un clima di famiglia in un’Aula Paolo VI trasformata in un grande ristorante”. E’ così che Carlo Santoro della Comunità di Sant’Egidio, descrive il pranzo del Papa tra rifugiati, senza fissa dimora, famiglie rom, malati e disabili. “Qui si sentono a casa, protetti e amati e il nostro impegno è quello di non farli sentire mai scartati”, dice Santoro ai nostri microfoni, sottolineando anche quanto le parole di Francesco durante la Messa lo facciano sentire “amico e vicino”:

Ascolta l’intervista a Carlo Santoro

R. – Il Papa è entrato, ha dato la sua benedizione iniziale e poi abbiamo cominciato a mangiare. Stiamo bene: il clima è di famiglia; lui sappiamo che si sente a casa, i poveri sono a casa, sono accolti, si sentono voluti bene, ecco: anche questo. Nessuno qua dentro – come ha detto il Papa – è scartato. Noi vogliamo esattamente questo: contrastare la cultura dello scarto. Siamo contenti anche perché ogni anno, in realtà, questo abbraccio raggiunge molte più persone.

Che cosa dicono questi nostri fratelli, che hanno partecipato anche alla Messa?

R. – Chiaramente ognuno di loro – ma anche noi – sono molto commossi dalle parole che il Papa ci ha rivolto; uno a uno sanno che il Papa vuole bene ai poveri, che è un amico loro, un grande amico, e si sentono protetti, difesi da lui. Qui si sentono a casa. Io conosco l’Aula Nervi, ma a guardarla appare come un ristorante enorme, al centro è seduto il Papa ma in realtà al centro ci sono anche i poveri.

Quanti sono, e soprattutto quali sono le loro storie, le loro provenienze?

R. – Sono sicuramente più di mille e delle più diverse provenienze. Ci sono diversi rifugiati dei corridoi umanitari, dalla Siria e dall’Eritrea; sono persone che vivono in strada, qua a Roma; alcune famiglie Rom. Ci sono persone malate assistite in case alloggio perché altrimenti non sarebbero state neanche assistite se non fossero state accolte in queste case; c’è qualche anziano, ci sono alcuni disabili provenienti da alcuni istituti romani …

Il Papa quindi ha dato la sua benedizione e si è seduto come fosse a casa, praticamente … Ha avuto modo anche di parlare con qualcuno?

R. – No: in realtà, si è seduto praticamente subito, appena dopo l’Angelus; si è seduto e ha incominciato poi a parlare con le persone che stanno al suo tavolo. Poi noi immaginiamo che … in genere il Papa non gira per i tavoli ma comunque fa un saluto rivolto a tutti, anche perché sarebbe complesso per lui girare tra tutte queste persone, tra tutti questi tavoli …

Al termine del pranzo il Papa ha impartito a tutti la sua benedizione e ha sottolineato nuovamente che è importante ricordare che al nostro fianco “c’è sempre uno più bisognoso” di noi.  A tutti i partecipanti, sono stati offerti dei doni, tra cui pasta e olio. Contemporaneamente al pranzo in Vaticano, ogni parrocchia e realtà di volontariato che avrà aderito all’iniziativa, a Roma e in Italia così come nel resto del mondo, offrirà, compatibilmente alle possibilità, lo stesso gesto di inclusione rappresentato da questo Pranzo.

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