“Focalizzare l’attenzione sulla formazione dei cappellani militari al diritto internazionale umanitario risponde alla necessità di assicurare gli strumenti cognitivi necessari affinché essi possano dare il loro fattivo apporto negli scenari di guerra in cui sono chiamati a prestare il loro servizio pastorale e permettere loro di esercitare, nelle modalità consentite dalle circostanze di cose e persone, quel ministerium pacis inter armas cui sono chiamati per speciale vocazione”.
Lo ha detto il card. Ferdinando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, nel suo saluto al 5° corso di formazione per cappellani militari cattolici al diritto internazionale umanitario, promosso dal Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale e dalle Congregazioni per i vescovi e per l’evangelizzazione dei popoli dal 29 al 31 ottobre a Roma. Di qui l’auspicio del porporato che “si possa riuscire nell’intento di qualificare sempre più il delicato ministero dei cappellani militari come servitori della giustizia e del bene materiale e spirituale di coloro che sono destinatari del loro ufficio pastorale, specie in tempo di guerra”. La “missione di accompagnamento spirituale” propria dei cappellani, ha concluso il card. Filoni richiamando le parole del Papa nel discorso al IV corso di formazione del cappellani militari al diritto internazionale umanitario del 2015), potrà “fattivamente contribuire a ‘prevenire le violazioni del diritto umanitario, allo scopo di ridurre il dolore e le sofferenze che la guerra sempre provoca, in chi la subisce, ma anche in chi la combatte’”.

 

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