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Con oltre 12 mila presenze i Musei Sistini del Piceno s’impongono tra i successi dell’estate

Di Nerina Galiè

DIOCESI – Dal mare alla montagna, passando per la media collina, le iniziative attivate durante la scorsa estate dai Musei Sistini del Piceno hanno traghettato 12.304 visitatori. Numeri che hanno registrato picchi notevoli, come a Grottammare con 8.600 presenze. Oppure, facendo le debite proporzioni, a Montemonaco con 448. Rotella ne ha contate 1.259 anche per via della mostra “Annunciazioni ‘crivellesche’ tra Marca a Abruzzo”. Un dato più che confortante per il presidente don Giorgio Carini e la direttrice Paola Di Girolami. «Realizzare un evento come quello di Rotella – ha spiegato la Di Girolami – vuol dire attirare l’interesse dei visitatori sull’intera rete museale e quindi dei Comuni che li ospitano. Lo dimostrano i numeri e lo confermano i dati raccolti dai questionari che chiediamo agli utenti di compilare». La mostra di Rotella (29 giungo-29 settembre), ideata dai Musei Sistini e resa possibile dallo sforzo dell’amministrazione comunale, ma anche dall’attenzione dimostrata da parte del direttore della Galleria Nazionale delle Marche Peter Aufreiter, che ha temporaneamente restituito al paese il gruppo ligneo raffigurante “l’Angelo Annunziante” e “la Vergine Annunciata”, venduto dall’allora parroco esattamente 100 anni fa, è stata certamente l’evento clou.  «La manifestazione ha richiesto un gran dispiegamento di forze – ha affermato Giovanni Borraccini, sindaco di Rotella – ma altrettanta è stata la soddisfazione di pubblico e per l’ottima organizzazione». «Il ritorno delle opere alienate un secolo fa – ha aggiunto il sindaco – ha inoltre avuto per noi un alto valore simbolico. I cittadini hanno voluto conoscerle ed ammirarle». Oltre alle due statue di Urbino, in esposizione ce n’erano anche altre, tra cui  un “Angelo annunciante e Vergine Annunciata” in marmo scolpito,  di uno scultore abruzzese e risalente al 1410-1420 circa, custodito al  Museo Nazionale del Bargello di Firenze. E quello a tema analogo in legno scolpito e dipinto, della seconda metà del quindicesimo secolo, ora alla Galleria Nazionale dell’Umbria. Ma anche opere più vicine provenienti dal museo diocesano di  Ascoli o dalle Pinacoteche civiche di Fermo e Ripatransone. «Valorizzare i piccoli centri attraverso questi grandi eventi – ha detto ancora Borraccini – vuol dire portare in evidenza anche nostre aspettative e attirare l’attenzione sulle criticità».

Tutte le sedi, nell’estate appena trascorsa, hanno avuto la giusta spinta, a cominciare dai concerti che si sono tenuti in piazza Peretti a Grottammare Alta ed alla Palazzina Azzurra di San Benedetto. Ma è un’altra la caratteristica dei Musei di Arte Sacra. E coincide con il motivo per cui è stato scelto di lasciarli nei territori per i quali sono stati creati, da maestri d’arte o da semplici artigiani. Essi rappresentano tradizioni che rischiano di perdersi nel tempo e nella memoria, testimonianze di devozione e vita quotidiana. «I Musei sistini del Piceno – ha commentato don Carini – s’impongono nel panorama museale nazionale per la loro peculiarità di andare contro ogni logica di marketing. Raggruppano opere identificative di ogni comunità, elemento che ci permette di scoprire ogni volta qualcosa di unico, tra i manufatti e dei borghi che fanno loro da custodi. Il segreto del successo dei Musei di Arte Sacra è proprio la passione per il territorio che accomuna operatori e amministratori comunali». Ad attrarre però turisti, ma pure cittadini e scolaresche, è anche la vasta tipologia di manufatti in esposizione. «Si tratta di musei completi con  sculture, dipinti, reliquiari, tele e tessuti».

I Musei Sistini del Piceno sono presenti, nella provincia di Ascoli, a Castignano (la sede è adesso al Polo museale delle Icone), Comunanza, Force, Grottammare,  Montalto delle Marche (al momento chiuso per inagibilità), Montemonaco, Monteprandone, Ripatransone, Rotella e San Benedetto del Tronto.